In un libro la Merano degli anni Venti

MERANO Il 3 aprile 1920 Franz Kafka scese dal treno alla stazione di Merano. L’“impiegato di Praga” era gravemente malato, soffriva di tubercolosi. Il suo soggiorno in riva al Passirio durò quasi tre mesi e avvenne in un momento storico di “transizione”: la belle époque della località di soggiorni curativi era irrimediabilmente giunta al termine e il Tirolo a sud del Brennero, da regione dell’Impero austro – ungarico, al termine della Grande Guerra si ritrovava a essere parte integrante del Regno d’Italia.
A Merano Kafka scrisse lettere struggenti indirizzate a Milena Jesenská, la sua traduttrice ceca. Ciò che era iniziato come una corrispondenza per motivi professionali, divenne un dramma epistolare noto in tutto il mondo.
Il libro dal titolo “Kafka a Merano. Cultura e politica intorno al 1920” (Edition Raetia, 2020) punta i riflettori sulla presenza di Kafka in riva al Passirio e sulle metamorfosi politiche e culturali di una piccola città di cura. Il volume a cura di Patrick Rina e Veronika Rieder contiene interventi di Guido Massino e Reiner Stach, studiosi di Kafka e delle sue opere, e un saggio di Helena Janeczek, vincitrice del Premio Strega 2018. Inoltre il libro offre contributi di Ferruccio Delle Cave, Patrick Gasser, Hans Heiss, Ulrike Kindl, Hannes Obermair, Rosanna Pruccoli, Tiziano Rosani e Antonella Tiburzi.
Nel corso di un incontro virtuale l’Accademia di Merano presenta la nuova monografia dedicata a Kafka e alla Merano del 1920, visibile su Youtube (sulla pagina “Accademia Merano”) e su Facebook (sulla pagina “Accademia di Merano – Akademie Meran”), moderata da Veronika Rieder presso la stessa Accademia di Merano e con contributi registrati dei relatori. Guido Massino, già professore di Letteratura tedesca all’Università del Piemonte Orientale, nel suo intervento illustra il soggiorno meranese di Kafka e la “nascita” delle famose Lettere a Milena. Questo epistolario rivela la frequentazione delle Mémoire di Casanova e del Purgatorio di Dante.
Lo stato di incertezza in cui versava il Sudtirolo nel 1920 è paragonabile a un purgatorio dominato dalla preoccupazione per il futuro e il rimpianto di un passato che si dilegua, tra un pathos hoferiano e la retorica del nazionalismo tricolore. Ne parla lo storico Hannes Obermair nel suo contributo digitale.
Lo studioso della storia del turismo Patrick Gasser nella sua relazione analizza la miracolosa rinascita del settore turistico meranese dopo la fine della Prima guerra mondiale.

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