Accanto a fattori economici più o meno duraturi nel tempo, come il commercio di legname o l’estrazione del porfido, la fonte primaria di reddito degli abitanti di Laives rimase sempre l’agricoltura. Si trattava perlopiù di coltivazioni destinate a soddisfare i propri bisogni e solo raramente al commercio.
I campi erano raccolti attorno ai masi, i terreni paludosi oltre il conoide erano riservati al pascolo. Molto rari erano anche gli insediamenti in aperta campagna, resi difficoltosi dalle frequenti esondazioni dell’Adige. Complessivamente, si trattava di un centinaio di masi cresciuti in epoca medievale, numero rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli. Invece cambiavano spesso le famiglie che li lavoravano, costrette all’abbandono da crisi economiche o condizioni d’affitto proibitive.
La proprietà era concentrata in poche mani. Il catasto teresiano del XVIII secolo ci offre una panoramica dei signori del comune rurale di Laives. In epoca medievale, costoro facevano lavorare la terra a propri dipendenti salariati e solo in periodi più recenti si passò a forme più o meno “liberali” di mezzadria o affitto.
Il maggior feudatario è sempre stato il Vescovo di Trento, che nel 1027 ebbe in concessione il comitato di Trento – all’epoca guidato da Udalrico – dall’imperatore Corrado II. Il Vescovo affidò i suoi beni di Laives ai suoi ministeriali, i conti di Liechtenstein. A S. Martino, i contadini versavano il censo in denaro e parte del raccolto. Inoltre, erano tenuti a prestare certi servizi come la falciatura dei pascoli o il trasporto di fieno, legname o altre derrate.
I Liechtenstein possedevano masi come il Burger, il Leichmann, il Gassmann, il Flascher, l’Egarter, il Krug, il Sottomonte e le Caneve insieme a mulini, depositi di legname e edifici pubblici. Anche i due masi storici di Pineta (allora Sissa), il Renner e lo Steinmann, appartenevano al Vescovo di Trento. Dopo molti secoli, quasi tutti i beni dei Liechtenstein furono ceduti all’abbazia dei ss. Ulrico e Afra di Augsburg.
Non poteva mancare tra i signori di Laives il Conte del Tirolo. Già all’epoca di Mainardo II, molti masi e boschi erano di sua proprietà. Anche l’ordine teutonico, che aveva sede a Bolzano in via Weggenstein, deteneva varie proprietà, come pure il Duomo e il Comune. Tra i proprietari storici figurano anche i nobili Niederthor e i Gerstl.
Rilevanti fino al secolo scorso le proprietà dell’Ospedale del S. Spirito, proprietario del grande Aspmayr e del Hilber.
Nel 1525, anche diversi contadini di Laives – tra cui il Fritscher di Seit – parteciparono alle note ribellioni contro le imposizioni proibitive dei signori feudali.
In foto principale: Lavoratrici di mele
Copyright: Gianni Beordo
Autore: Reinhard Christanell