Saranno nientemeno che le antiche mura del Kurhaus ad accogliere la cittadinanza quando ci sarà la possibilità di vaccinarsi contro il Covid – 19. La settimana scorsa, infatti, il Commissario per la gestione provvisoria del Comune di Merano, Anna Aida Bruzzese, e la direttrice del Comprensorio sanitario di Merano, Irene Pechlaner, hanno effettuato dei sopralluoghi per verificare l’idoneità di alcuni immobili di proprietà del Comune a ospitare il centro vaccinale unico che occorrerà a breve allestire in città.
Nel corso delle verifiche, alle quali hanno preso parte anche funzionari comunali e dirigenti del Comprensorio sanitario, sono state visitate la Sala civica e la Sala esposizioni presso l’ex Istituto fisioterapico di via Huber nonché – alla presenza anche della presidente dell’Ente gestione Teatro e Kurhaus, Jutta Franziska Telser – l’ala ovest del Kurhaus.
La scelta è ricaduta proprio su quest’ultimo sito, che è stato ritenuto idoneo a garantire l’attivazione di almeno quattro linee vaccinali nonché, per il suo alto valore simbolico e identitario per l’intera comunità meranese, anche il più indicato a conferire la giusta valenza alla campagna vaccinale che prenderà il via pure nella città del Passirio.
Il Kurhaus, infatti, non è solo un centro di vita culturale, ma è stato già in passato un punto di riferimento per la popolazione locale in periodi di emergenza, ospitando ad esempio, durante la Prima Guerra mondiale, un ospedale da campo e una cucina nella quale venivano preparati pasti per i civili.
In questo senso – è l’auspicio espresso dalle tre rappresentanti delle istituzioni locali coinvolte nel progetto di allestimento del Centro vaccinale – ci si augura che il Kurhaus, ora al servizio della collettività per contrastare la pandemia in corso, possa presto tornare a ospitare manifestazioni pubbliche. L’ala ovest del Kurhaus soddisfa ovviamente anche tutti i necessari requisiti pure sotto il profilo tecnico-funzionale: oltreché priva di barriere architettoniche, è infatti dotata di ampi spazi che rendono possibile la predisposizione delle tre distinte aree prescritte dal protocollo vaccinale (accettazione, vaccinazione, osservazione). La presenza di più accessi consente inoltre di gestire l’afflusso e il deflusso del pubblico lungo percorsi separati e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Con apposita convenzione per l’uso, valevole fino al 31 ottobre prossimo venturo, gli spazi verranno messi a disposizione delle autorità sanitarie preposte.
Da quell’ala nacque il tutto
Progettato nel 1873 dall’architetto Josef Czerny, il Kurhaus venne inaugurato il 14 novembre 1874 con la luce di oltre 120 lampade a gas. La costruzione comprendeva inizialmente solo l’attuale ala ovest.
Ulteriori modifiche si verificarono nel corso degli anni: nel 1897 fu allestita l’illuminazione elettrica e vennero create nuove sale di lettura. Presto il Kurhaus si rivelò comunque inadatto ad accogliere i sempre più numerosi ospiti, tanto che si decise di sottoporlo ad un radicale rinnovamento, che prevedeva anche l’ampliamento degli spazi disponibili. Il nuovo Kurhaus, espressione di eleganza e modernità, avrebbe dovuto essere costruito in parte al posto della struttura del 1874, in parte occupando nuovi spazi tra il centro storico e il fiume Passirio. Nel 1911 la proposta dell’architetto viennese Friedrich Ohmann venne approvata dalle autorità locali, e l’anno seguente si dette inizio alla costruzione.
Ohmann, architetto Jugendstil, progettò la rotonda e la grande sala detta Kursaal, dal soffitto decorato da pitture di Rudolf Jettmar, Orazio Gaigher e Alexander Rothaug. Ohmann, in pieno spirito Jugendstil, concepiva la sua creatura come un’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), tanto che progettò personalmente anche le decorazioni interne e perfino gli accessori, come l’argenteria in dotazione alla struttura.
Lo scoppio della prima guerra mondiale impedì l’esecuzione del grandioso progetto nella sua totalità. Il rinnovato complesso di Kurhaus e Kursaal fu quindi inaugurato il 31 dicembre 1914.
All’interno del Kursaal si tenne, il 23 novembre 1969, lo storico congresso della Südtiroler Volkspartei durante il quale venne approvato, a stretta maggioranza, il cosiddetto pacchetto per l’Alto Adige, storica tappa dell’autonomia altoatesina.
Tra 1985 e 1989 l’edificio fu sottoposto ad un radicale restauro.