In provincia di Bolzano la narrazione del territorio risulta quasi sempre deformata dal “modello difensivo” su cui è stata impostata la nostra convivenza. E molto spesso anche il mondo giornalistico è vittima di tali dinamiche, faticando soprattutto nella pur necessaria descrizione dei cambiamenti intervenuti negli ultimi 20 anni e che hanno radicalmente mutato il quadro di riferimento. A questi meccanismi fa eccezione una recente pubblicazione, di cui raccomandiamo vivamente la lettura.
Il libro “La montagna disincantata, l’Alto Adige / Südtirol tra mito e presente”, scritto da Massimiliano Boschi e uscito negli ultimi sussulti del 2020 per le edizioni Alphabeta, ha in realtà un certa “storia” alle spalle, essendo in sostanza costituito da una serie di reportage realizzati in prima battuta per la testata giornalistica online “Alto Adige Innovazione”, successivamente raccolti in un volume non in vendita intitolato come la rubrica di riferimento “Alto Adige Doc, viaggio oltre gli stereotipi”.
A nostro avviso, questo volume è una lettura irrinunciabile per tutti coloro – speriamo molti, che non si accontentano della narrazione consuetudinaria e quindi annoiata del nostro territorio. Potremmo dire di più: la serie di reportage realizzata da Massimiliano Boschi, freelance di origine emiliana ma bolzanino d’adozione, rappresenta un ottimo esempio del giornalismo del quale ci sarebbe bisogno e che invece, purtroppo, viene sempre meno praticato anche qui a causa di stanchezza o vittimismo, due malattie molto diffuse nella nostra professione.
Uscire dal circolo vizioso della cronaca nera o degli scandali politici o di potere risulta sempre più difficile, come evinciamo dalla lettura dei quotidiani locali, siano essi cartacei o online. Per questo risulta davvero prezioso l’intento assunto da Boschi di uscire dal vicolo cieco di una provincia che “per anni ha minimizzato l’importanza dell’individuo, massimizzando quella del gruppo”. Il giornalista sceglie quindi di concentrarsi sulle storie reali dei singoli individui, sulle opinioni personali e sui fatti, provando a uscire da tutte le logiche identitarie, non solo quelle etniche. Rifuggendo in questo modo
le lenti deformanti e ormai appannate che ormai (quasi) tutti noi riteniamo inadeguate per la lettura della nostra realtà. Boschi sceglie in questo modo di privilegiare “quel che avviene oggi e che potrà accadere domani”, mettendo da parte la solita interpretazione filtrata attraverso i fatti del passato.
Il volume edito da Alphabeta propone una carrellata di reportage realizzati in luoghi identificati secondo le direttrici (anche simboliche) nord / sud (immigrazione e confini) e est / ovest (confini e nuove generazioni). Molto preziosa è anche la prefazione in cui Francesco Palermo evoca un “Re Mida etnico”, ricordando come in Alto Adige Südtirol “tutto ciò che si tocca assume anche solo involontariamente una dimensione etnica”.
Poco prima del “post scriptum” che preannuncia la ripresa del percorso nei prossimi mesi, davvero significativa è anche la “versione di Sofia”, ovvero un breve e illuminante dialogo che vede protagonista Boschi insieme alla figlia diciassettenne, che ci fa capire quanto è importante fermarsi ad ascoltare i giovani, che non solo del futuro ma anche del presente dovrebbero essere i veri protagonisti.
Un viaggio oltre gli stereotipi
L’Alto Adige/Südtirol è una provincia “speciale” non solo nel suo statuto istituzionale, ma perché abituata a raccontarsi attraverso miti identitari e i traumi di un passato più o meno recente. Ma questo schema interpretativo funziona ancora? O piuttosto ha finito per ridurre altoatesini e sudtirolesi a migranti nel tempo invece che nello spazio? I luoghi comuni hanno ancora un fondamento di verità? L’Alto Adige/Südtirol è realmente così efficiente e ricco, tradizionalista e conservatore? È davvero una terra delle opportunità?
Queste sono solo alcune delle domande che hanno spinto l’autore a salire su bus, treni e biciclette per osservare da vicino luoghi meno noti e raccontare quasi in presa diretta un’Alto Adige ormai fin troppo “visibile”, ma che molti si ostinano a non vedere, per privilegi acquisiti o per pigra abitudine.
Il viaggio diventa così un confronto serrato e pieno di sorprese con le nuove “tensioni” che attraversano questa terra, più legate alla gestione dei flussi turistici e migratori che alle questioni etniche o alla famosa “proporzionale”.
Dai paesi dormitorio sull’asse nord-sud (da Brennero a Salorno) alle selfies zones di un turismo sempre più di massa e votato all’assoluta comodità sull’asse est-ovest (dalla Pusteria alla Venosta), emerge un modello di sviluppo sociale ed economico incerto e non sempre governabile, di cui la pandemia di Covid-19 ha messo a nudo tutte le fragilità. Un paesaggio umano che fugge dalle cartoline e chiama in causa una certa idea di futuro.
(dalla seconda di copertina del libro)
Autore: Luca Sticcotti – Direttore del giornale