Hanno visto la luce la scorsa estate, per i tipi di Curcu&Genovese, due interessanti volumi illustrati dedicati rispettivamente alle leggende delle Dolomiti e alla storia della nostra provincia: “Dolomiti: il paesaggio nella leggenda” e “La terra fra i monti”.
Il principale motivo d’interesse risiede nel fatto che tutte le illustrazioni di entrambi i libri (curati per quanto riguarda la parte scritta da Carlo Romeo e Osvaldo Pallozzi) sono state realizzate da Giorgio Trevisan, illustratore e pittore noto soprattutto in ambito fumettistico. Trevisan, nato tra l’altro a Merano, ha cominciato a collaborare fin dagli anni sessanta con quella che è oggi la casa editrice Bonelli e con le edizioni britanniche Fleetway (specializzate in storie di guerra), ma le sue illustrazioni hanno affascinato generazioni di lettori del “Corriere dei piccoli”, “Il Giornalino”, “Il Messaggero dei ragazzi”, fino ad approdare su testi di giganti come Gino D’Antonio e Giancarlo Berardi e gli albi de “La storia del West”, “Ken Parker”, “Julia”. Su soggetto di Berardi, è autore di una riuscita riduzione a fumetti delle avventure di Sherlock Holmes.
La genesi dei due volumi risale a un trimestrale intitolato “Pagine di ecologia”, pubblicato per conto dell’ufficio cultura provinciale: dal 1982 fino al 1991, con cadenza irregolare. Sulla rivista furono pubblicate le undici leggende dolomitiche che Trevisan ha illustrato basandosi sui testi di Karl Felix Wolff. A seguito dell’interesse e del successo riscosso dall’iniziativa, la rivista propose a Trevisan di dedicarsi, dopo la mitologia, alla storia della provincia.
Fino al 1995 – quando la Provincia, decidendo di chiudere i rubinetti ad alcune testate ritenute superflue, sancì anche la fine di “Pagine di ecologia” – vi trovarono spazio le tavole di Trevisan dedicate alla “nostra” storia, partendo dall’uomo del Similaun, passando per Druso, l’imperatore Massimiliano d’Austria, Michael Gaismair, Andreas Hofer, fino ai giorni nostri. Il risultato, a livello testuale, risulta un po’ meno riuscito del precedente volume: le didascalie fitte stritolano un po’ troppo le illustrazioni che necessiterebbero di un respiro più ampio: nella prima parte, inoltre, che cerca di incastonare la poca storia locale nella più ampia storia generale, il discorso si perde, a discapito di una successiva compattazione del periodo più recente (ma abbiamo il sospetto che l’imminente chiusura del giornale abbia costretto gli autori a diversi tagli): in particolare le opzioni, l’occupazione nazista, l’irredentismo, argomenti peraltro recenti e scottanti.
Il volume resta comunque di interesse e stimolo per chi volesse approfondire altrimenti la storia di questa terra.
Autore: Paolo Crazy Carnevale