Attività motoria e pandemia

Durante i 12 mesi caratterizzati dalle varie ondate di Covid19 i bolzanini più sportivi e amanti della natura e delle camminate si sono ingegnati per riuscire a mantenersi attivi. Ma non sono pochi anche i residenti che hanno addirittura riscoperto l’importanza dell’attività motoria proprio durante le restrizioni più rigide.

Da marzo 2020 a marzo 2021. Al di là dei lutti che purtroppo hanno colpito molte famiglie e alle difficoltà di vario tipo, economiche e non solo, questo periodo resterà nella memoria di tutti noi anche per i “lockdown del movimento”. Per 12 mesi i nostri spostamenti e il nostro stesso movimento quotidiano sono stati fortemente limitati. Di questo hanno sofferto non solo gli sportivi di professione e gli amatori, ma anche tutti coloro – e sono la maggioranza dei bolzanini – che amano muoversi nel nostro bel territorio. Camminando, pedalando, scalando, giocando e svolgendo in definitiva ogni tipo di attività che implichi un movimento organizzato, individuale o di gruppo.
Ognuno ha cercato di ingegnarsi per riuscire a far sopravvivere in questo modo la propria passione, cercando di esercitare il corpo attraverso il movimento preferito o individuando dei surrogati, il più possibile vicini all’originale.
Ma sono stati anche tanti i residenti nel capoluogo, normalmente meno attivi, che proprio in quest’anno hanno riscoperto l’importanza di “mettersi in moto”, specie quando questo è stato reso praticamente impossibile.
Abbiamo quindi colto l’occasione per riflettere sull’importanza dell’attività motoria per la salute e per raccogliere una serie di testimonianze da parte di operatori del settore e/o semplici cittadini.

Copyright: Valentina Gentili (COOLtour)

LA PAROLA DEL MEDICO
Nella scorsa primavera avevamo già fatto ricorso alle considerazioni del più noto divulgatore medico altoatesino, il prof. Giorgio Dobrilla, per cercare di orientarci nell’ambito della nuova emergenza che si era venuta a creare. Siamo dunque tornati a interpellarlo per chiedergli proprio dell’importanza dell’attività motoria per la salvaguardia della salute.

Giorgio Dobrilla


Dobrilla ha scelto di partire da lontano, ricordandoci che “gli animali, uomo compreso, di per sé sono fatti per muoversi”. In ogni caso, ribadisce il prof. Dobrilla, “il movimento è utile prima di tutto perché è naturale, come il mangiare o andare di corpo”. Mentre dal punto di vista scientifico muoversi “significa anche liberare delle tossine che sono presenti nei nostri muscoli”. Va però tenuta presente una cosa fondamentale: l’attività motoria deve essere ragionevole. Il nostro interlocutore ci tiene a ricordare che “ad essere importante non è lo sforzo saltuario” e che il movimento “deve essere anche correlato con il peso del corpo”. Insomma: se uno pesa 120 chili e un altro ne pesa 35 è chiaro che il movimento per questi due individui ha significati ed effetti molto differenti. Da qui il consiglio del medico: “l’attività motoria deve essere svolta continuativamente e con intensità, ed è senz’altro meglio non insistere troppo sulla fatica”. Si deve anche tenere conto dell’età, naturalmente, ma di per sé l’attività motoria non è preclusa neppure a coloro che per un motivo o per l’altro sono costretti a restare in casa. “Ci si può muovere anche a casa, io ad esempio ho un corridoio lungo 10 metri e so che se lo percorro per 10 volte ho camminato per 100 metri”, osserva Dobrilla, invitando comunque a esercitare il buon senso. E coloro che stanno sempre seduti nello svolgimento della loro propria attività quotidiana ad alzarsi almeno ogni ora, per sgranchirsi un po’ e muoversi.
Il professore ricorda che il movimento ha anche effetti psicologici molto positivi, specie in un periodo come questo, in grado di provocare ansie e paure.
“Il movimento mette in moto tutto un complesso metabolico e ormonale che dà importanti benefici, promuovendo anche l’equilibrio psichico. Il movimento con le gambe apre vasi che normalmente sono stretti, consentendo di aumentare il flusso della circolazione sanguigna”.
Insomma: per la salute, l’attività motoria è un toccasana, anche se le modalità in cui essa si esplica vanno relazionate in maniera stretta all’età, alle condizioni e allo stato di salute dell’individuo.

ALPINISMO E SCI
La pandemia ha comportato forti limitazioni anche per quanto riguarda tutte le discipline che si svolgono in montagna, dalle semplici camminiate all’alpinismo, dallo sci della domenica alla pratica agonistica sulle piste o allo sci alpinismo. Ne è testimone Ermanno Filippi, istruttore di alpinismo e appassionato scialpinista.
“A pesare oggi è quasi più l’idea della mancanza di libertà piuttosto che le effettive limitazioni”, ricorda Filippi osservando criticamente il protrarsi da oltre un anno della “cosiddetta situazione eccezionale di emergenza”. Secondo Filippi i più danneggiati dalle limitazioni al movimento sono stati e sono i giovani e i bambini. “Si parla tanto di scuola, ma anche bloccare tutte le squadrette attività in tutte le discipline sportive di bambini e ragazzi per oltre un anno ha comportato molti riflessi negativi”, osserva Filippi ricordando che “molti piccoli non hanno potuto trovarsi neppure per dare un calcio a un pallone”. In realtà però Filippi ora vede un po’ di luce in fondo al tunnel: “è stata durissima in particolare nella prima fase della pandemia quando ci hanno semplicemente chiusi tutti in casa, anche se in realtà c’erano regioni con contagi elevatissimi e altre con pochissimi casi, ma negli ultimi mesi è stato di molto aggiustato il tiro sulla base dei famosi ‘colori’, circoscrivendo in qualche modo il problema.
Filippi considera comprensibile la chiusura degli impianti da sci, perché “con l’arrivo dei turisti la cosa poteva avere senz’altro una certa incidenza con il contagio”, anche se in realtà grandi incrementi non sono stati registrati in altre realtà dove la chiusura non c’è stata o è stata molto minore come Svizzera ed Austria. La stessa cosa secondo Filippi vale in qualche modo pure per l’attività degli alpinisti, anche se lì naturalmente “i numeri sono altri e neppure lontanamente paragonabili”.

Ermanno Filippi


“Tra gli alpinisti il contagio secondo me è da escludere, il problema è legato magari al fatto che ci si rechi sul posto insieme con l’auto”, ricorda Filippi puntando il dito soprattutto sulla frequentazione delle baite che, dobbiamo ricordarlo, in Alto Adige sono rimaste aperte grazie a un’ordinanza del governatore Kompatscher.
Ermanno Filippi coglie l’occasione anche per denunciare quello che a suo avviso è il vero problema che oggi devono affrontare gli escursionisti.
“Nell’alpinismo così come in altri settori esiste un’emergenza legata alla attuale tendenza della giurisprudenza nuova esigenza emersa di dover spesso identificare responsabili esterni in caso di incidenti verificatisi durante le attività svolte. Questo produce gravi conseguenze, come chiusure e divieti, mentre i proprietari dei terreni dove si trovano i tracciati o i sindaci continueranno a sentirsi insicuri fino a quando verrà predisposto un nuovo quadro normativo che consenta agli escursionisti appassionati dell’outdoor di prendersi in toto le loro responsabilità. Filippi ricorda come questo valga non solo in alta montagna ma anche nelle palestre di roccia del fondovalle che si trovano su proprietà private, attrezzate a loro spese nel corso degli anni dagli escursionisti arrampicatori stessi. “Spesso i proprietari non sanno nemmeno dell’esistenza di percorsi chiodatiattrezzati. La stessa cosa vale per valanghe causate dagli sci alpinisti. Gli amministratori locali non possono essere ritenuti responsabili per questi eventi.”

PALESTRE
Come dicevamo, la pandemia ha fortemente ridotto anche i vari percorsi di avviamento alle varie discipline sportive, che vengono messi a disposizione dei più piccoli.
La chiusura prolungata ha anche di fatto chiuso tutte le palestre, impedendo ai bolzanini di svolgere le diverse attività che vi vengono ospitate. Tra queste vi è anche il settore del fitness, particolarmente colpito in questi mesi, come testimonia Manuel Buratti di Gravity Gym.
“Noi come Gravity abbiamo un’app attraverso la quale i nostri clienti possono usufruire di schede personalizzate per l’allenamento domestico, il consiglio comunque è di fare l’attività sportiva consentita e di mangiare sano, siamo tutti provati dalla situazione che stiamo vivendo e prendersi cura di sé è molto importante in questo momento”, osserva Buratti.

Vita da Runner

C’è una bella differenza tra chiudere all’interno del Comune i residenti di una città di 100mila abitanti e quelli di un paese di mille. A Bolzano è ovvio che alle fine tutti si riversano sul Talvera, magari additandosi vicendevolmente per l’assenza di mascherine e per gli assembramenti. Ne sanno qualcosa anche le centinaia, se non migliaia, di cittadini che con cadenza quasi giornaliera sono soliti mettersi le scarpe da ginnastica per andare a correre, con lo scopo star bene e sentirsi in forma. Come la bolzanina Martina Chiarani. “All’inizio, non essendo una che vive per la corsa, me ne sono stata a casa e mi sono fatta un po’ di aerobica seguendo dei tutorial. Poi ho cominciato a uscire da sola in orari in cui sapevo che c’era poca gente in giro, sempre con lo scaldacollo da tirare su quando incontravo qualcuno. Le restrizioni non le ho vissute come una grande ingiustizia perché tutti noi eravamo chiamati a fare dei sacrifici. Per quanto riguarda la caccia al runner come ‘untore’ che c’è stata, soprattutto nel primo periodo, io l’ho vissuta come assolutamente immotivata. Le persone erano molto nervose perché limitate nella loro libertà. Ognuno si sfoga come può: c’è chi lo fa andando a correre e chi imprecando contro quelli che corrono. Pur di uscire di casa molti hanno scoperto la corsa proprio in questo periodo. Sono molto contenta, va bene così!”

Martina Chiarani

Copyright della foto principale: Valentina Gentili (COOLtour)

Autore: Luca Sticcotti

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