Un viaggio lungo oltre mille chilometri per celebrare un importante anniversario: è la storia di Peter e Zita Tribus, 63 anni entrambi, che sono partiti zaino in spalla per un pellegrinaggio nel nome del Signore e della fede. Con un importante particolare: tutto il viaggio è stato compiuto completamente a piedi.
Un’avventura durata 45 giorni, dal 16 marzo al 30 aprile, partita da Merano e conclusasi in piazza San Pietro a Roma. Oltre mille chilometri percorsi attraversando l’entroterra italiano in lungo e largo, visitando chiese e piccoli paeselli giungendo fino al Vaticano, per festeggiare e consolidare il loro intenso amore.
Peter e Zita sono due imprenditori in pensione che si sono conosciuti nel lontano 1977 e sposati tre anni dopo, nel 1980. Hanno tre figli – e quattro nipoti – a cui hanno affidato l’azienda di famiglia, e si possono descrivere come due persone piene di vita e con il sorriso sempre addosso. Dopo due anni di pandemia e di restrizioni hanno deciso di intraprendere un viaggio che potessero ricordare per tutta la vita. Una storia che dimostra come l’amore e la fede possano generare momenti incredibili.
Signor Tribus, come vi siete preparati al viaggio?
La preparazione è iniziata inconsapevolmente durante il primo lockdown di marzo 2020. Chiusi in casa abbiamo deciso di metterci alla prova con le challenge sportive che giravano per i social. Facevamo su e giù per le scale, correvamo in giardino e più tardi abbiamo anche percorso Merano-Innsbruck a piedi. Una volta liberi da tutte le restrizioni e raggiunta la pensione abbiamo deciso di andare a Roma, una città bellissima. Mia moglie voleva andarci in bici ma io ho pensato che dopo tutto l’allenamento fatto fossimo pronti per andarci a piedi. Dopo un minimo di programmazione ci siamo chiusi la porta di casa alle spalle e siamo partiti.
“È stato come sposarsi una seconda volta. Stiamo insieme da 45 anni, la fiamma è accesa da tanto tempo e non vogliamo farla spegnere”
Come vi siete organizzati?
La nostra guida era la carta del pellegrino, un itinerario di diverse chiese con tutte le tappe segnate, che in media erano lunghe 25 chilometri, e che siamo riusciti a rispettare alla perfezione. Per fortuna non abbiamo mai riscontrato problemi di alcun tipo, anche il tempo è stato clemente dato che ha piovuto una sola volta. Per dormire ci siamo appoggiati ai B&B che trovavamo lungo la strada, e per qualsiasi necessità utilizzavamo il telefono oppure contattavamo i numeri d’emergenza presenti nel libretto. La nostra strategia è stata quella di alzarci sempre presto al mattino verso le ore 6.30 e arrivare a mezzogiorno con gran parte della tappa già percorsa. Anche per questo ci abbiamo impiegato molto meno di quello che pensavamo. L’unica grande pausa che ci siamo concessi è stata a Greccio, in provincia di Rieti, per visitare il primo presepe della storia e il santuario fondato da San Francesco.
Fisicamente è stato difficile?
Abbiamo scoperto di essere molto più forti di quello che pensavamo. Abbiamo retto molto bene tutte le tappe, e abbiamo sempre svolto un ottimo lavoro di recupero delle forze una volta arrivati in albergo. Ma vorrei anche sottolineare come in un mese e mezzo non abbiamo mai litigato una singola volta. Alla fine del viaggio abbiamo capito di amarci ancora più di prima.
Lungo il percorso avrete sicuramente incontrato molte persone. Come hanno reagito quando avete raccontato del vostro viaggio?
Il primo commento che ci facevano sempre era “Voi siete pazzi!” (ride, ndr). Poi però quando raccontavamo i dettagli del viaggio restavano affascinati e volevano saperne di più. Con molte persone che abbiamo conosciuto siamo rimasti in contatto e ci sentiamo ancora oggi. Abbiamo stretto nuove amicizie in tutta Italia e questo ci ha resi felici. A Piacenza una signora ci ha anche offerto ospitalità, donandoci un letto e un pasto. Molti albergatori quando hanno visto che eravamo pellegrini ci hanno anche fatto un prezzo speciale. Sono piccoli gesti che però rimangono nel cuore.
La fede che ruolo gioca nelle vostre vite?
Siamo molto credenti. Dio ci ha dato la possibilità di vivere una vita bellissima e di goderci ogni giorno le cose positive di questo mondo. Durante il viaggio siamo entrati in tutte le chiese per pregare. È un gesto semplice ma di grande ringraziamento verso la vita e necessario nei confronti di tutte le persone che soffrono nel mondo come il popolo ucraino.
Una volta entrati a Roma che sensazioni avete provato?
Per rispondere potrei farle vedere una video dove mia moglie corre verso la Basilica di San Pietro con in sottofondo una musica emozionante. Quando da ponte Sant’Angelo abbiamo cominciato a intravedere la piazza abbiamo realizzato di aver compiuto un’impresa incredibile. Ci siamo sentiti come se stessimo volando. In più siamo stati accolti da alcuni nostri amici che dall’Alto Adige sono venuti a Roma per farci una sorpresa al nostro arrivo. Successivamente abbiamo visitato la Basilica e incontrato da vicino il Papa insieme ad altri pellegrini.
Questo viaggio cosa vi ha lasciato?
È stato come sposarsi una seconda volta. Stiamo insieme da 45 anni, abbiamo una bella famiglia e abbiamo potuto vivere momenti incredibili. Il nostro rapporto si è fortificato ancora di più, il nostro è un sentimento positivo, una fiamma che rimane accesa da tanto tempo e che non vogliamo far spegnere. E in futuro contiamo già di poter rimetterci gli zaini in spalla e partire per nuove avventure.
Autore: Alexander Ginestous