Il lavoro in ufficio per un quarto di secolo. Poi la scelta di cambiare totalmente vita e diventare quello che tecnicamente viene chiamato “ambulante”. Silvano Pierotello, residente a Salorno, siede da trentatré anni dietro alla sua bancarella di giocattoli girando fra Alto Adige, Trentino e Bellunese; una passione che porta avanti nonostante sia già in pensione.
Due passi tra le bancarelle di un mercato settimanale, o fra le vie di una fiera patronale sono sempre un modo divertente per passare una mezza giornata all’aperto. Ma fra tutti quegli avventori che si possono definire spettatori, dietro le bancarelle colorate dalla merce accuratamente in mostra per invogliare all’interesse, ci sono pure i cosiddetti protagonisti.
Uno di questi è Silvano Pierotello con la propria bancarella di giocattoli, messa in piedi nel lontano 1990. “Ho lavorato per 25 anni in ufficio – racconta -. Avevo anche un lavoro di responsabilità. Ad un certo punto mi sono stufato di correre per gli altri ed ho pensato di correre per me stesso. Da qui è nata quest’idea di fare il mercato”. Un’attività avviata in piccolo “e sono rimasto in piccolo – evidenzia – ma l’ambiente e anche il lavoro mi piacciono: sono da anni in pensione, ma finché sto bene continuo”.
Su tanti articoli, come mai la scelta è caduta proprio su una bancarella di giocattoli?
Ho fatto un po’ di giri ai mercati per vedere come funzionava. C’era un mio collega, quando lavoravo in ufficio, che aveva la ragazza che faceva questo lavoro, vendeva giocattoli. Poi lei aveva bisogno di aiuto e allora si è licenziato ed è andato ad aiutarla. Forse l’input è venuto da lì. C’è da dire che era anche un articolo poco trattato, quindi ho pensato che ci fosse più spazio.
Da dov’è partito con la sua attività?
La legge di allora, e penso sia anche quella di adesso, prevedeva che con la licenza rilasciata da un Comune era possibile girare nella provincia di residenza e anche in quelle confinanti. Nel mio caso potevano essere Trento, Belluno e Sondrio. All’inizio avevo iniziato a fare anche mercati settimanali, ma con i giocattoli andavano meglio le fiere.
A quante fiere e mercati ha partecipato?
Penso ad una settantina di fiere. Dei mercati settimanali non so dare una stima; oggi giro solo nei posti di villeggiatura come Caldonazzo, Levico o Borgo, e lavoro soprattutto in Alto Adige. Sono andato per quasi vent’anni a Prato Stelvio, per il mercato settimanale del martedì. Poi sono stato anche a Brunico, Stegona, Villa Bassa; e in Trentino a Pinzolo: sono tutti posti molto lontani.
Come erano mercati e fiere all’inizio?
Era tutto molto più semplice. Fino a dieci anni fa ero molto autonomo, oggi è tutto elettronico e la cosa mi disturba molto, perché il computer non lo so usare.
I più piccoli sono i suoi clienti; come sono cambiati nell’arco di tutti questi anni?
Sono cambiati parecchio: un tempo i bambini si avvicinavano timidamente al banco; oggi sono molto più svegli.
Ai suoi tempi al mercato lavoravano moltissimi giovani, ma di recente sembrano essere sempre meno. Cosa ne pensa?
Secondo me per un giovane che abbia voglia di correre c’è ancora molto spazio, anche se la concorrenza con l’e-commerce e i centri commerciali è alta. Il mercato è diventato un posto di ritrovo per la gente e qualche giovane che fa questo lavoro c’è ancora.
Qual è il lato più bello di questo lavoro?
Stare con la gente. Però deve piacere davvero.
Daniele Bebber