L’aria della contestazione del Sessantotto non era ancora arrivata a Merano o perlomeno era un debole venticello. A quell’epoca all’Istituto Leonardo Pisano, per tutti la “ragioneria”, c’erano cinque classi soltanto. Tra esse quella che nell’anno scolastico 68/69 era la quinta, era nata quattro anni prima con un numero impressionante di iscritti: quasi quaranta.
Il primo giorno che ci presentammo a scuola, ancora nell’edificio di via Mainardo, non ci stavamo nella classe. Eravamo un mix davvero eterogeneo: maschi e femmine quasi in eguale numero, meranesi, pendolari dalla Val Venosta, alcuni che venivano da Cles; una di noi, Margherita, veniva addirittura dall’Emilia al seguito di sua sorella che era la “profe” di matematica.
Quelli in pari con gli anni scolastici che venivano dalla terza media erano pochi. C’erano ragazzi che già alle medie avevano perso qualche colpo (non era mica come oggi che si promuovono tutti!), altri ancora avevano alle spalle già due anni di una scuola professionale e arrivavano alla ragioneria perché volevano un diploma un po’ più di peso.
Insomma, si andava dai 14 ai quasi 18 anni di alcuni. L’anno successivo, in seconda e poi ancor di più in terza, il numero si assottigliò.
Qualcuno lo “segarono”, altri proseguirono gli studi in altre città, altri ancora pensarono che la scuola non facesse per loro e cambiarono strada.
“Nell’allora teatro e cinema Corso inscenammo una seduta spiritica in cui si evocava lo spirito di Andreas Hofer, che ballando il can can con due signorine in Dirnld dichiarò: ‘Mettete dei fiori nei vostri cannoni, perché non faccio la guerra, faccio l’amore’ “
Le sfide ai tornei studenteschi
In tutto questo mix e ovviamente con il contributo delle altre classi, era facile pescare atleti e giocatori validi e così la Ragioneria eccelleva nello sport: basket e calcio soprattutto ma anche atletica leggera. Epiche furono le sfide con Magistrali e Liceo Classico nei tornei studenteschi dove, ci perdoneranno gli altri questa punta di campanilismo, il Pisano per diversi anni maramaldeggiò.
Nucleo centrale era quella classe lì che forniva attaccanti, terzini, portieri, e ancora pivot e cestisti, e che diede la stura alla prima formazione di calcio femminile per un mitico incontro di calcio, ovviamente vittorioso, contro la pari formazione delle Magistrali. Ma da quella classe partì anche un’ esperienza artistica in occasione di un Festival studentesco provinciale.
Mettete dei fiori nei vostri cannoni
In tempi in cui l’eco degli attentati dinamitardi non si era ancora spento, a parlare di Andreas Hofer ci voleva un gran bel coraggio, soprattutto davanti ad un platea, nell’allora teatro e cinema Corso a Bolzano, all’angolo fra Corso Libertà e Via Virgilio. Ebbene con l’aiuto della professoressa Livia Del Treppo inscenammo una seduta spiritica in cui un medium siciliano, uno Schütze, un giornalista trentino e una donna di facili costumi (chissà come ci venne l’idea!) dovevano evocare lo spirito del patriota sudtirolese perché lo Schütze voleva sapere da lui che fare nella situazione contingente.
Il medium non riusciva a concentrarsi, distratto come era dall’avvenenza della ragazza che lo provocava, e così invece di Hofer si presentò Nerone che cantava accompagnandosi con una lira.
Ritrovata la concentrazione, il medium la seconda volta fece apparire Andreas Hofer accompagnato, a sorpresa, da due damigelle in dirndl, che con lui ballrono il can-can. “Anderle dacci nuove istruzioni”, chiese lo Schütze; e Hofer gli risponse “Mettete dei fiori nei vostri cannoni, perché non faccio la guerra, faccio l’amore”. Si trattava di un messaggio chiaro e forte che arrivava dagli studenti e che non mancò di suscitare approvazione in sala e commenti il giorno dopo sui quotidiani locali.
Quando la musica riesce ad unire
Ma non è tutto. In quell’edizione del Festival Studentesco la band che rappresentava il Pisano vinse il primo premio nella sua sezione: erano Gli Erranti che presentarono “Guitar Bugie” un brano solo suonato degli Shadows, “Winchester Cathedral” della New Vudeville Band e, fresca fresca da Sanremo, “Pietre” di Antoine. Quell’esperienza creò un clima nuovo, diverso e di amicizia in quella classe. Un’amicizia che proseguì ed esplose in quinta al momento della classica gita di fine corso a Firenze, quando, più maturi e consapevoli, diventammo davvero amici.
L’amicizia prosegue anche da adulti
E amici lo siamo ancora oggi visto che per oltre cinquant’anni ci siamo ritrovati a cene annuali e nonostante le vicende della vita abbiano fatto sì che alcuni siano andati avanti e altri siano lontani, appena possiamo ci ritroviamo ancora, tanti o pochi non importa, ma amici sempre.
Non esistevano “stinchi di santo”
In questi giorni circola in rete un monologo da Zelig in cui si parla del registro elettronico di classe. “Noi non ce l’avevamo – dice Antonio Ornano – e potevamo tranquillamente marinare la scuola e trascorrere una spensierata mattinata”. Molti di noi sono stati protagonisti di questa epopea e sono mancati in classe per giorni e giorni interi, mentre altri (soprattutto altre!) erano disciplinatamente in classe, ma alla fine la gran parte di noi nella vita ha conseguito una laurea, è diventato stimato professionista, professore, imprenditore, amministratore pubblico, ha sviluppato una carriera aziendale di alto profilo o più semplicemente, ma non con meno dignità, si è dedicato alla famiglia. Eravamo fortissimi! Siamo fortissimi!
Autore: Enzo Coco