Molti di noi avranno sentito nominare i radioamatori, ma quanti sanno chi sono e cosa fanno? Per rispondere a queste domande abbiamo incontrato Marco Tienghi, presidente della sezione bolzanina dell’associazione che riunisce tutti i radioamatori italiani.
150 anni fa nasceva Guglielmo Marconi, il padre della radiotrasmissione, il primo a riuscire a dimostrare la fattibilità dell’invio di un segnale attraverso le onde radio. Da allora il mondo è cambiato, ma la tecnologia da lui inventata continua ad essere centrale, soprattutto quando la reti tradizionali di comunicazione collassano.
Vi siete mai chiesti chi siano i radioamatori? Stando alla enciclopedia libera Wikipedia, il radioamatore è uno sperimentatore del mezzo radio e delle radiocomunicazioni intese nella più ampia accezione del termine. L’attività radioamatoriale viene classificata a livello internazionale come un servizio e prevede quindi diritti e doveri ben precisi.
Abbiamo deciso quindi di contattare la sezione di Bolzano della Associazione Radioamatori italiani (www.aribz.it), nella persona del suo presidente Marco Tienghi. Fondata nel 1946, con 50 iscritti è la sezione è la più grande in provincia (ci sono anche Merano e Brunico).
L’INTERVISTA
Chi sono i radioamatori?
I radioamatori sono degli appassionati della tecnica delle comunicazioni via radio che si dedicano allo studio dei vari fenomeni connessi con le onde radio. Poi è chiaro che una volta che uno studia e impara ad utilizzare al meglio le proprie apparecchiature, acquistate, ma in molti casi anche costruite autonomamente, poi si dedica anche ad utilizzarle. Qui i collegamenti possono essere locali o finanche con l’altra parte del mondo, persino oltre la curvatura terrestre, sfruttando la ionosfera, la riflessione sulla luna, o qualche satellite… Le possibilità sono molteplici.
Spesso nella vita di tutti i giorni si tende a confondere CB e radioamatori.
Diciamo che ci sono diversi tipi di appassionati. Per esempio ci sono anche quelli che si dedicano solamente all’ascolto, i cosiddetti SWL, acronimo per Short Wave Listeners (ascoltatori su onde corte, ndr). Oppure i CB, le cui apparecchiature si trovano in negozio e sono limitate a certe frequenze che non possono essere cambiate.
Quando si parla di radioamatori solitamente si parla di persone con competenza tecnica cui piace trasmettere, e vedere quanto distante riesce ad arrivare il proprio segnale. Insomma: dove e come si riesce a farsi sentire. Ma anche qui ci sono tanti modi per farlo: parlando, quindi in fonia, oppure in telegrafia, che può sembrare un modo forse arcaico, sicuramente antico, ma in realtà ancora oggi molto molto efficace. Pensi che quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi. L’invenzione della telegrafia senza fili attraverso le onde radio gli valse il Premio Nobel per la fisica nel 1909 e sono diverse le istituzioni che si stanno dando da fare per far riconoscere la telegrafia come patrimonio immateriale UNESCO. Quello che distingue il radioamatore dalle altre categorie sono le competenze tecniche certificate che gli permettono di arrivare a costruirsi gli apparati. Gli viene inoltre data libertà nel loro utilizzo su più frequenze, con più bande e più potenza. Ognuna di queste bande ha caratteristiche particolari di comportamento, caratteristiche fisiche che le rendono per esempio adatte a collegamenti a lunga distanza oppure a collegamenti locali. Per cui lo studio, la curiosità, è proprio per anche andare a capire e a imparare come si comportano, ad esempio le onde a diverse frequenze, a diverse ore del giorno o della notte, e in diverse condizioni della ionosfera. Tutto ciò non toglie che ci possa essere la fase in cui il radioamatore abbia voglia di mettersi comodo a fare le sue quattro chiacchiere con radioamatori vicini. Questo per dire che non è che siamo sempre a studiare dalla mattina alla sera!
E c’è bisogno di una autorizzazione specifica?
Il radioamatore per fare le sue attività deve sottoporsi a un esame del ministero preposto, che ne certifica le competenze tecniche e la conoscenza delle normative. Sostenuto questo esame, si consegue la Patente di Operatore di stazione del Radioamatore, dopo di che con quella è possibile richiedere il nominativo e l’autorizzazione generale che ti abilita all’utilizzo delle apparecchiature e ad utilizzare le frequenze che a livello internazionale sono state riservate per l’uso e la sperimentazione da parte dei radioamatori.
C’è una dotazione base per diventare radioamatori?
Può essere anche minimale. Se qualcuno ha capacità di saldare qualche componente elettronico, con pochi euro è in grado di costruire un ricetrasmettitore funzionante che ti permette di coprire anche tutto il nord Italia. Un piccolo microfono, un altoparlantino, non serve molto altro. La cosa che serve sempre, e che causa gioie e dolori, è l’antenna, che deve essere posizionata preferibilmente in alto (aggiungo che non tutti sono contenti di vederla sui tetti delle case).
C’è una età consigliata per iniziare a fare il radioamatore?
Assolutamente non ci sono limiti di età; non bisogna essere giovani, ma noi speriamo sempre che arrivino tanti giovani, cerchiamo di fare attività di informazione con le scuole o con altre associazioni per promuovere la nostra passione, cercando di incuriosire. Poi la curiosità ci può essere ad ogni età. Molti dei nostri soci sono anche molto avanti con gli anni, alcuni sono ultraottantenni. Pensi che abbiamo un socio iscritto ininterrottamente da più di 70 anni e che ha ben 92 anni di età. Si tratta di Franco Miori, la sua sigla come radioamatore IN3ZMY.
Cosa implica una sigla?
La sigla in realtà è la targa del radioamatore. Una volta conseguita la patente, il Ministero gli assegna un nominativo che lo identifica, quindi nel nostro caso si inizia con la “I” di Italia. Poi un numero che di solito identifica la zona. Per esempio nella nostra zona, il 3 indica il Triveneto. E l’ultima parte, le ultime tre lettere, sono quelle che identificano la persona… è in questo senso che dico che la sigla è un po’ come una targa per il radioamatore.
“I radioamatori sono degli appassionati della tecnica delle comunicazioni che si dedicano allo studio dei vari fenomeni connessi con le onde radio”
I radioamatori possono anche avere un ruolo nell’affrontare le calamità naturali?
A partire dal terremoto del Friuli i radioamatori sono diventati più conosciuti. Di norma vengono chiamati quando le reti di comunicazione ordinarie per qualche motivo collassano. È successo anche recentemente in occasione delle alluvioni in Emilia Romagna e dopo i terremoti a L’Aquila. Ogni mese noi stessi da Bolzano facciamo una prova radio di protezione civile. Viene chiamata la “prova di sintonia” tra prefetture, per cui dei nostri operatori si recano al Commissariato del Governo, dove è presente una stazione fissa, per collegarci alle altre prefetture di tutta Italia: Sicilia, Sardegna, Piemonte. Oppure anche con la sede del Ministero dell’Interno a Roma. Alle volte vengono coinvolte anche delle unità navali.
Ci sono ricorrenze particolari in questo periodo?
A livello locale, la sezione cugina di Trento festeggia i 90 anni della Fondazione. E noi tra un paio d’anni festeggeremo gli 80 della sezione ARI di Bolzano. Per cui questo momentaneamente prende un po’ il sopravvento il livello locale rispetto alla giornata mondiale dei radioamatori che è il 18 aprile ed è la ricorrenza della fondazione della IARU, cioè l’International Amateur Radio Union, l’Unione Internazionale dei Radioamatori, che è stata il 18 aprile del 1925. Quindi l’anno prossimo saranno i 100 anni della Fondazione e lì sarà probabile qualche iniziativa in più.
Autore: Till Antonio Mola