Libri, famiglia e studio

Sonja Pircher, venostana, madre di due figli, lavora in Biblioteca Civica dal 2012. Da quasi dieci anni è a capo della sezione di lingua tedesca. Appassionata di musica e letteratura, oggi affianca al lavoro e alla famiglia anche lo studio universitario.

Il tratto principale del mio carattere.

La curiosità.

La cosa che più mi piace di me.

Non mi arrendo facilmente.

Il mio principale difetto.

Faccio fatica a chiedere aiuto.

La mia gioia più grande.

Forse è una risposta scontata, ma sono i miei figli: Alexander e Katharina.

Da bambina sognavo di diventare…

Tante cose diverse: detective, archeologa, astronauta, avvocata.

Non sopporto…

Dover aspettare; la pazienza non è il mio forte.

Un libro da portare sull’isola deserta.

“In fuga” di Alice Munro.

La qualità che preferiso in un uomo.

La concretezza.

… e in una donna.

Sempre la concretezza.

Il pittore che amo.

Mark Rothko.

L’oggetto a cui sono più legata.

Sono più legata a persone e ricordi, che a oggetti.

Mi sono sentita orgogliosa…

Quando ho deciso due anni fa di iscrivermi nuovamente all’università con un lavoro a tempo pieno. Non è facile, ma mi dà tanta soddisfazione.

Il mio motto…

“Chi non sa nulla deve credere tutto” – Marie von Ebner-Eschenbach.

Dove mi vedo tra dieci anni.

Sempre in biblioteca, ma spero in una struttura più grande, adatta alle necessità e ai desideri dei nostri utenti.

Il paese dove vorrei vivere.

Un posto vicino all’acqua, non troppo freddo.

La mia occupazione preferita.

Quando ho tempo, cucinare qualcosa di particolare, meglio se in compagnia.

La massima stravaganza della mia vita.

Un viaggio a Stoccolma insieme alle amiche per sentire tre pezzi di una delle nostre cantanti preferite.

Di Merano apprezzo…

L’essere una città aperta, l’architettura, il verde e le persone.

L’errore che non rifarei.

Anche gli errori commessi hanno contribuito a fare di me la persona che sono, quindi nessuno.

La volta in cui sono stata più felice.

Durante un viaggio alle Maldive, quando abbiamo passato una giornata su un’isola deserta.

Chiara Caobelli

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