Gli spazi del quartiere, la lasagna e il teatro

Nativo calabrese, Salvatore Cutrì in realtà è cresciuto nel quartiere Don Bosco e, dopo essersi cimentato su diversi palchi italiani, oggi torna a Bolzano portando con sé l’idea di un teatro che scende direttamente in piazza in mezzo alla gente.

Cutrì nasce nel 1992 a Soveria Mannelli (Catanzaro) e all’età di 13 anni si trasferisce con la famiglia a Bolzano, in Piazza Matteotti. Attraverso l’esperienza del Festival Studentesco scopre la passione per il teatro che lo porterà a iscriversi all’Accademia di Recitazione del Teatro Bellini di Napoli. “A Napoli devo tutto, sia in ambito formativo che in ambito umano, è una città fantastica. È una sorta di lasagna, c’è tutto: cultura musicale, teatrale… è uno dei pochi posti in Italia dove c’è ancora il popolo”.

Questo interesse per il popolo, per la moltitudine, rimane per Salvatore un punto di riferimento artistico. Infatti, parallelamente alle collaborazioni con il Teatro Cristallo e la Rai, Cutrì pensa anche a un teatro libero, che si manifesti con irruenza nelle diverse dimensioni della città e dei suoi quartieri, “che vada tra gente, e che parli delle persone”. Sostiene che la sopravvivenza del teatro si giochi proprio nella rottura della quarta parete, quel muro immaginario che divide gli attori dal pubblico: “Il teatro come luogo chiuso non è più sostenibile economicamente e culturalmente, c’è bisogno di riprendersi gli spazi pubblici”. Prima del lockdown Cutrì aveva inaugurato, assieme al drammaturgo Francesco Ferrara, il progetto Reti, tratto dai racconti di attiviste e attivisti di Bozen Solidale che documentano le migrazioni dai Balcani verso l’Europa: “Questo monologo ha l’esigenza di andare in quei posti in cui il teatro non arriva: strade, piazze e centri sociali”. Lo spettacolo ha debuttato sulle strade di Mestre in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato e arriverà presto anche nelle piazze bolzanine. La difficoltà che un attore trova nel portare uno spettacolo in piazza non è tanto il pubblico o la sua sensibilità, ma piuttosto il riconoscimento della ricerca e dello studio che si nasconde nel “dietro le quinte” di una rappresentazione tradizionale. Diventa essenziale ricercare e sperimentare forme di comunicazione adatte ai nuovi scenari che i diversi luoghi pubblici propongono. “Riappropriarsi degli spazi del quartiere deve essere sostenibile anche per l’artista che dovrebbe aver la possibilità di produrre qualcosa di specifico per la piazza con le sue esigenze”. Nonostante il freno imposto dal Covid, Bolzano si sta muovendo lentamente nella direzione di un teatro più vivo e radicato nel territorio. Piazza Matteotti e il parco delle Semirurali sono alcuni esempi di luoghi che sempre di più diventano opportunità per accogliere nuove manifestazioni artistiche. Proprio seguendo questo progressivo movimento, Salvatore è tornato qui, in quella che lui stesso definisce la sua casa adottiva, per cercare di far scorrere il teatro in tutti i canali, in tutti i quartieri della città.

Autrice: Giada Noto – COOLtour

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *