Insalata di Bosco, un ricettario condiviso

“Come si può superare l’isolamento? Cosa ci unisce come esseri umani? Come possiamo creare esperienze condivise? Non c’è modo migliore per connettere le persone quanto il cibo o, meglio ancora, un pasto condiviso”. è così che viene spiegato il nuovo progetto “Insalata di Bosco”, realizzato dagli studenti di Eco-Social Design della Libera Università di Bolzano Darlene Sullivan, Eric Whyte e Lena Daur, e portato avanti grazie alla collaborazione con le Officine Vispa e il Comune di Bolzano. “Insalata di Bosco” è un ricettario condiviso del quartiere Don Bosco che cerca di connettere le persone attraverso la raccolta di ricette e di ricordi legati ai sapori, agli odori e ai momenti legati alla preparazione dei piatti provenienti dalle tradizioni culinarie delle famiglie del quartiere. 

Gli stessi ideatori di questo progetto di condivisione si sono visti protagonisti di video in cui raccontano aneddoti legati alle loro ricette preferite. Darlene, che viene da New York, in un video racconta ad esempio di come i suoi parenti italiani le preparassero ogni anno a Natale i calamari ripieni e di come questa ricetta sia per lei diventata un sinonimo di casa. Questo è esattamente ciò che il progetto cerca, ovvero condividere e mettere in contatto le persone e gli abitanti del quartiere Don Bosco, in modo da conoscersi meglio e stringere dei legami, sempre più difficili da tenere saldi nella società odierna in generale, ma soprattutto in un periodo di distanziamento sociale come quello che stiamo vivendo. 

L’aspettativa degli ideatori di questo ricettario in divenire è chiaramente quello di riuscire a implementare il ricettario anche provando a raccogliere le ricette in maniera “analogica”, somministrando questionari, momenti e spazi di incontro nelle vie del quartiere per poter permettere a chiunque, anche a chi non vuole realizzare testi o video, di partecipare o condividere. Ogni persona ha delle storie interessanti sul cibo e ogni persona può far conoscere sé stesso e il luogo in cui vive attraverso i piatti che mangia. Il cibo è un comune denominatore nei ricordi e nel vissuto di ognuno di noi: le tradizioni culinarie del quartiere sono più che varie, legate alle radici regionali e internazionali di chi vive a Don Bosco. La visione dei ragazzi di “Insalata di Bosco” è quella di poter ritrovare questo tipo di storie ma anche di offrire una narrazione diversa a un quartiere che ha oramai una sua storia e una composizione culturale e anagrafica estremamente varia. Durante l’intervista, infatti, Eric ci ha detto: “Noi siamo molto contenti di sentire quali cibi le persone si cucinano da sole, cosa preparano con gli altri – cose che ricordino loro della loro famiglia, della loro eredità culturale (se sono cresciuti a Don Bosco, oppure fuori dall’Alto Adige o dall’Italia) e sì, siamo molto interessati nel sapere qual è il background di Don Bosco.”  

Al momento è possibile partecipare a questo progetto di condivisione semplicemente visitando la pagina Facebook o Instagram “Insalata di Bosco” e cliccando sul link presente nella descrizione delle pagine. è possibile inviare disegni o foto dei piatti, video in cui si prepara e racconta oppure anche dei testi scritti, ogni forma è accettata e apprezzata soprattutto perché per i tre ragazzi dell’università di Bolzano ciò che conta è lo scambio e il contatto tra persone che sono magari culturalmente  distanti, ma che possono senza dubbio mettere in comune la passione per il cibo e, perché no, scoprire anche di essere molto simili. 

Autore: Daniel Valentini – COOLtour

Quello di cui le mamme non parlano

La meranese Valeria Crivellari, giovane mamma, blogger, influencer  con la passione per la scrittura ha pubblicato  un libro intitolato “MammaRaccontati”, in collaborazione con la sua amica Francesca Ferragina. Si tratta di una raccolta di testimonianze al femminile per parlare senza veli di maternità, sessualità, lavoro, adozioni, mobbing e burn out in gravidanza. è lavoro cooperativo che nasce dal confronto con esperienze reali, con lo scopo di aiutare anche chi non ce la fa da sola. 

Chi è Valeria? 
In realtà nel mondo social (instagram) sono conosciuta come maman0nmama. Ho 36 anni, sono laureata in arti visive e nello specifico nel campo moda. 
Dopo la maternità mi sono specializzata in Copywriting e Social Media. Ho aperto un blog e ho iniziato a collaborare con alcuni brand, faccio consulenze per chi vuole migliorare la propria comunicazione e scrivo testi per il web. 

Ha sempre avuto la passione per la scrittura? 
Direi di sì, quando ero piccola divoravo libri su libri e ho sempre detto che da grande avrei fatto la scrittrice. A otto anni, per Natale, mi regalarono una macchina da scrivere e da allora non ho mai smesso di sognare e ovviamente di scrivere.

Come si intitola il suo ultimo lavoro editoriale? E di che cosa parla? 
Il titolo è “MammaRaccontati – Quello di cui le mamme non parlano”. Si tratta di 36 testimonianze raccolte su un social, Instagram, in cui le mamme raccontano come è cambiata la loro vita dopo la maternità, chi ha perso il lavoro o ha subito mobbing, chi ha scelto di diventare mamma da giovane e ha dovuto reinventarsi o attraversare mille ostacoli per poter diventare madre.

Come nasce l’idea di un libro dedicato alle mamme? 
Nasce dall’esigenza di restituire un’idea reale della maternità. Da quando mi sono avvicinata al mondo dei social media l’immagine di famiglie da Mulino Bianco e di mamme all’apparenza perfette mi hanno spesso provocato sensazioni di inadeguatezza.Il mio secondo post parto, inoltre, è stato difficile e il confronto con altre mamme diventa ancora più forte nei momenti di fragilità.
Ho capito che, attraverso la condivisione di storie vere, avrei potuto aiutare molte mamme che in quelle storie si sarebbero ritrovate.

Come è riuscita a raccogliere le testimonianze di cui racconta? Come è riuscita ad avvicinare le mamme?
Su Instagram ho un seguito di 14 mila followers e si tratta perlopiù di mamme e donne. È stato sufficiente chiedere nelle mie stories come fosse cambiata la vita dopo la maternità per ricevere le prime testimonianze.

È stato più facile raccontarsi come mamma o come donna? 
Le due cose non si possono separare. Una mamma è la stessa donna di prima, solo con qualcosa in più da incastrare nel suo percorso.
Raccontarsi come mamma significa parlare anche dei sogni, delle ambizioni e progetti che fanno parte di noi come donne.

Quali sono le difficoltà maggiori che incontrano le donne-mamme?
Purtroppo le difficoltà maggiori oggi riguardano il reintegro nella società. Viviamo in un mondo che va a cento all’ora e inevitabilmente diventare madre significa rallentare, fermarsi. Soprattutto nel mondo del lavoro spesso c’è una totale mancanza di empatia e le mamme diventano lavoratrici di serie B di cui doversi sbarazzare.

Il libro è legato ad un progetto. Ce ne vuole parlare? 
Le vendite del libro servono a raccogliere fondi per Elena, una bimba di Genova. È portatrice di una malattia molto rara, si tratta dell’unico caso in Italia, e servono finanziamenti per la ricerca. Insomma, non è un semplice libro, ma un forte simbolo di collaborazione tra donne: una rete di mamme che, donando le loro storie, aiutano un’altra mamma.Potete acquistare “MammaRaccontati” su Amazon in formato ebook oppure cartaceo.

Il libro si divide in 4 sezioni. Qual è la parte che l’ ha maggiormente intrigato?
Sicuramente l’ultima sulla difficoltà di diventare madre. In questo capitolo si trova la storia di Silvia sul loro percorso di adozione, mi commuovo ogni volta che la leggo. 
È un messaggio bello e forte: diventare madre significa soltanto avere amore da dare, non si diventa mamma solo di pancia ma anche di cuore.

Dalle testimonianze che ha raccolto, crede che la maternità resti un momento esclusivo delle donne? 
Credo proprio che in Italia sia ancora così. Siamo un paese con tradizioni molto radicate e, nonostante oggi ci siano padri più presenti, resta molto lavoro da fare. Mancano leggi e cambiamenti forti per disegnare una nuova idea di famiglia.

Quali sono i suoi  progetti futuri?
Insieme a Francesca Ferragina, autrice della prefazione di “MammaRaccontati”, abbiamo aperto una pagina Facebook per spiegare meglio il progetto. Mi piacerebbe continuare a raccogliere testimonianze attraverso i canali social e magari trasformarle in podcast e/o in un progetto teatrale. A breve uscirà anche il libro illustrato “Otto sotto il mare”, di cui ho scritto i testi. Attraverso la favola di un pesciolino adottato da una mamma polpo ho voluto spiegare ai bambini l’idea di famiglia: un semplice luogo d’amore senza nessuna distinzione o regola matematica che la definisca.

Da poco hai aperto un nuovo profilo Instagram vipervaleria, quali sono i temi trattati?
Qui tratto temi un po’ più forti partendo dal mio percorso di rinascita. Affronto la sfera della sessualità, problemi di coppia, psicoterapia e self confidence.
Ho sentito l’esigenza di creare questo nuovo spazio per raccogliere una community di donne che troppo spesso si vergognano di tirare fuori determinate problematiche, che a causa della pandemia sono divenuti disagi ancora più profondi.

Autore: Francesca Morrone