Il capo dei pompieri

Andrea Castelli è attore professionista, autore e doppiatore. Si fa conoscere in regione prima con l’innovativo gruppo de “I Spiazaroi” (1975-2000) e poi per i suoi monologhi in dialetto trentino e in lingua. Nel 2000 è chiamato da Marco Bernardi al Teatro Stabile di Bolzano. Ama variare dal brillante al serio, dal classico al moderno, dal dialetto all’italiano. 

Il mio principale difetto.

Reagire con troppa veemenza all’arroganza e non capire che oggi è una battaglia persa.

Da bambino sognavo di diventare…

Capo dei pompieri che, nel tempo libero, faceva anche il campione mondiale di ciclismo.

La persona che invidio di più.

è una vita che provo a invidiare qualcuno, ma non ci riesco perché mi viene da ridere.

Un libro da portare sull’isola deserta.

“Libera nos a Malo” di Luigi Meneghello. Per leggerlo in treno sono quasi finito chissà dove…

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Una villa sontuosa con servitù a bizzeffe, uno scudiero e due cavalli di buon carattere.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Quando un cretino in bici sul marciapiede digitando al telefono ha investito mia moglie alle spalle. Le ha fatto male. Gliene ho dette tante ma tante. Al ciclista intendo… 

L’ultima volta che ho pianto.

Quando è morto mio padre. Credevo di essere un duro ma non ce l’ho fatta.

La mia occupazione preferita.

Leggere, scrivere, disegnare e cucinare. Nel tempo libero recito in teatro.

Il paese dove vorrei vivere.

Un paese sempre sui 24 gradi dove i politici che promettono di abbassare le tasse lo facessero davvero.

Il colore che preferisco.

Giallo sole, giallo luce, giallo vita. In vacanza leggo ancora qualche giallo.

Il piatto preferito.

Aglio, olio e peperoncino. Con gli ingredienti ben calibrati sento le campane.

Il mio musicista preferito

Beethoven. Quando mi accingo a scrivere, la sua “Pastorale” in sottofondo mi indica la via.

Del mio aspetto non mi piace…

Tutti questi capelli biondi a zazzera e questi occhi azzurri da “Husky”.

Non sopporto…

L’ignorante che vuole insegnare agli altri e gli altri che ci cascano. Ribollo di furia iconoclasta.

Dico bugie solo…

No, anche in compagnia…

Il giocattolo che ho amato di più.

I tappi corona (le “scudeléte”) che travestivo da ciclisti per fare Giro, Tour e Vuelta in tutti i locali della casa imitando la voce di De Zan. Un giorno mamma inavvertitamente mi schiacciò Anquetil e fu un dramma.

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…

Quando l’onorevole Bertinotti venne nel mio camerino al Piccolo di Milano per dirmi che l’avevo fatto piangere. Far piangere un politico oggi non è da tutti.

Il mio primo ricordo…

Una luce nel primo presepe che vidi in vita mia. Ero piccolissimo. Quella luce ogni tanto la vedo ancora. L’oculista dice che non è grave.

L’ultima volta che ho pregato…

Quando un carabiniere voleva farmi contravvenzione. Non l’ho pregato, l’ho supplicato. Lui ha detto “Ma lei è l’attore?”. Non mi pareva vero!

Immaginare mondi possibili

Frida Carazzato, classe 1980, vive a Bolzano da dieci anni e lavora in qualità di assistente curatoriale a Museion – Museo d’arte moderna e contemporanea. Dopo la laurea in filosofia a Padova, ha conseguito un master e successive formazioni sempre in ambito artistico. I viaggi, il cinema, il teatro, la danza così come gli incontri più inaspettati continuano a essere per lei una costante nella formazione personale e lavorativa.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Riesco ad addormentarmi ovunque!

Il mio principale difetto.
Non ne ho uno principale, ma infiniti secondari.

Da bambina sognavo di diventare…
un’eroina con super poteri, costume dotato di mantello e moto roboante.

La persona che ammiro di più.
Tutte le persone che ho scelto come compagne di viaggio.

Un libro da portare sull’isola deserta.
“Cent’anni di solitudine” per popolarla di tutti quei fantastici personaggi.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Una prima alla Scala, ma ci sto lavorando!

L’ultima volta che ho pianto. 
Ieri.

Il paese dove vorrei vivere. 
Lasciatemi ancora viaggiare e poi forse riesco a fare una classifica.

Non sopporto…
la discriminazione in tutte le sue forme.

La qualità che preferisco in un uomo… 
non faccio distinzione tra generi, per me una qualità importante in una persona è l’attenzione verso l’altro.

Dico bugie solo…
per immaginare mondi possibili.

La mia paura maggiore. 
Perdere i ricordi.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un orso di peluche.

La massima stravaganza nella mia vita.  
Ho avuto per molto tempo un’amica immaginaria ed ero una sonnambula piuttosto attiva, per cui mi risulta difficile classificare le successive.

Il mio primo ricordo.
Il cortile di casa.

Dove mi vedo tra dieci anni.
Sotto una palma da cocco, con un gin tonic.

Per un giorno vorrei essere.
Mina.

Nel mio frigorifero non manca mai… 
una bottiglia di Vermouth.

Se fossi un animale sarei…
un lemure danzante.