Disco, film e tour per Herbert Pixner & Italo Connection

Il progetto Italo Connection di Herbert Pixner supera i muri sullo slancio di una musica apprezzatissima su tutti i palchi che si trovano a nord di Bolzano. Dopo la “prima” del film dedicato al tour 2019, il musicista della val Passiria assieme ai suoi musicisti sta per ritornare in viaggio. Il nuovo tour dopo Collepietra e l’UFO di Brunico, sarà nei prossimi giorni a Innsbruck, Wörgl, Berlino, Monaco, Linz, Salisburgo, ecc. Ancora una volta sull’onda dell’entusiasmo.

Herbert Pixner è infaticabile, la sua voglia di fare musica è tale che nemmeno nei mesi invernali (durante i quali era solito prendere vacanza dal suo essere on the road con l’Herbert Pixner Projekt) riesce a stare con le mani in mano: si è concluso da poco un a dir poco trionfale tour in cui il Projekt (per l’occasione quintetto con l’aggiunta di Mario Punzi) era accompagnato nientemeno che dai Berliner Symphoniker (23 concerti in 27 giorni, sempre tutto esaurito!), ma Herbert è più che mai lanciato verso nuove avventure.
Lo scorso 13 dicembre, alla faccia di ogni scaramanzia era un venerdì, nella sala 1 del Filmclub bolzanino si è tenuta la prima assoluta del fantastico documentario realizzato da Christoph “Zucco” Franceschini che lo scorso febbraio ha seguito Pixner e il suo progetto laterale, l’Italo-Connection. Ora il film è richiestissimo presso le varie sale cinematografiche regionali e del Tirolo, a testimonianza di come il nome del fisarmonicista della Val Passiria sia il più spendibile in assoluto tra i molti musicisti di casa nostra.
È emozionato Herbert Pixner alla presentazione di quello che potremmo definire un road movie vero e proprio più che un semplice documentario musicale: il mettere in piedi una formazione come la Italo-Connection non deve essere stata cosa facile visto il coinvolgimento (oltre che suo) di altri sei assi della musica altoatesina: Manuel Randi, Mario Punzi, Alex Trebo, Max Castlunger, Martl Resch e Marco Stagni.
“Le aspettative sono state decisamente più che confermate – racconta Herbert – se consideri che dopo la prima serata a Vipiteno siamo partiti per altri dodici concerti arrivando fino a Berlino e poi tornando indietro facendo tappa ad Amburgo, Salisburgo, Graz… è stato un bel viaggio, il viaggio di sette amici che si sono trovati sui palchi per fare musica, ad essere lì per la musica. Per tutti e sette la musica è un punto di riferimento determinante, la musica lo stare insieme sul palco. Diventa quasi una cosa sacra: la musica diventa la nostra lingua comune, l’unica lingua”.
Già, perché questa superlativa formazione, il cui genere potrebbe essere identificato come funk/rock/fusion ma che volutamente cerca saggiamente di sfuggire alle sterili gabbie della definizione, sembra essere splendidamente riuscita laddove in Alto Adige la politica fallisce da settantacinque anni in qua: tre italofoni, due germanofoni, due ladini. O più semplicemente sette altoatesini: nelle immagini girate da Mauro Podini sotto la direzione di Franceschini tutto questo emerge con naturalezza: ognuno parla nella sua lingua, o parla quelle degli altri, tutti si capiscono, s’intendono e la forza che sprigionano sul palco è incontenibile.
“Il pubblico tutto questo l’ha capito – continua Pixner –, il fatto che noi viviamo per la musica è percepito benissimo. Il programma cambia ogni sera, c’è molta improvvisazione, ci sono i brani firmati da noi. Con questo tipo di gruppo posso ripescare brani che ho scritto per il Projekt, e quindi eseguiti solitamente in un’ottica più legata al folk, e rivestirli di abiti nuovi, perché quando scrivo un brano lo faccio pensando sempre alla possibilità di eseguirlo in un arrangiamento diverso. Il quartetto è sempre la base minima, però nella mia testa suonano già con batteria, percussioni, tastiere, o come nell’ultimo tour, con l’orchestra”.
Grande personalità, professionalità, rispetto di ciascun musicista per i propri colleghi, tutto questo emerge dalle immagini del film, sia nelle riprese live, che nel backstage, o mentre la band è in viaggio sul nightliner, il lungo bus/casa a bordo del quale tutti hanno vissuto per le due settimane di durata del tour.
“Per quanto mi riguarda – è ora il regista Christoph Franceschini a parlare – sono soddisfattissimo di questo lavoro. Poi, se sia venuto bene o NO saranno gli spettatori a stabilirlo. Sono convinto che rappresenti il Sudtirolo come dovrebbe essere, ognuno parla la propria lingua, gli altri capiscono, senza barriere, perché soprattutto la musica non ha barriere. Trovo anche che sia un film autentico perché fa vedere questi artisti come sono nella vita, non delle star come appaiono quando sono sul palco, ma dei musicisti bravissimi che anche se sono delle star si portano in giro gli strumenti da soli. E che dire della modestia di Herbert, che sul palco cerca di essere defilato quasi, nonostante il suo nome sia quello che fa registrare al gruppo il tutto esaurito quasi automaticamente”.
La Italo-Connection sarà di nuovo in tour dal 29 gennaio, con una prima data a Collepietra, poi il giorno dopo sarà all’UFO di Brunico e poi via a Innsbruck, Wörgl, Berlino, Monaco, Linz, Salisburgo… e col primo concerto dovrebbe essere disponibile il disco dal vivo tratto dal tour precedente con annesso DVD del film di Franceschini.

Autore: Paolo Crazy Carnevale – musicofilo

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