Alla fine di gennaio e di un inverno avaro di precipitazioni la qualità dell’aria che respiriamo è pessima. Un copione già visto ultimamente che si ripete a oltranza. Il risveglio è ancora lontano e poco percettibile. La luce però non si dà per vinta, allunga i contrasti, rallegra l’umore, rende la sensazione d’avere un piede in età ventura, un’altra primavera. Le api svernate si attivano e le arnie, alla presta, brulicheranno di importazioni, meteo permettendo. Le campagne di cinguettii, di fumi di comignoli, di nebbie e brine e di meli scarni, come coorti dimenticate, coi primi raggi esaltano l’occhio, la poesia, il perpetuare del suolo che lentamente si trasforma. Un suolo che per noi è vita. Un suolo che, secondo i dati ISPRA 2019, si riduce sempre di più aumentando gli effetti negativi su territorio, ambiente e paesaggio. Ergo, sulla terra che pestiamo e costruiamo, sui nostri polmoni e su cosa mettiamo in tavola. Se da un lato c’è ancora troppa indifferenza verso corrette pratiche ecologiche da parte di tutti, dall’altro c’è la diffidenza, pregna di approcci superficiali, comportamenti poco etici e visioni negazioniste legate a tornaconti economici e finanziari con ricadute mai veramente accessibili. Cosa possiamo fare per invertire queste errate vocazioni? Se consideriamo che la superficie del pianeta è coperta per il 71% da oceani e il restante 29% è rappresentato da continenti e isole, capiremo l’importanza del suolo, di cui solo i primi 30/40 cm sono abitati da un ricchissimo ecosistema. Nel nostro piccolo, come insetti di un formicaio planetario, non possiamo fare altro che aiutarci l’un gli altri, aiutando prima noi stessi. La progressiva perdita del contenuto in sostanza organica dei suoli e la conseguente riduzione della loro fertilità è l’anticamera dell’abisso. Le cause sono da ricondurre al cemento, ai pesticidi e alla diminuzione degli allevamenti zootecnici e alle odierne modalità di stabulazione degli animali, che prevedono la produzione di liquami e non di letame. Il vero letame è sempre più difficile da reperire e viene spesso sostituito con concimi organici di vario genere, stallatici e letami essiccati, certamente più comodi da distribuire, ma che non svolgono la stessa azione ammendante. Un ammendante con caratteristiche vicine a quelle del letame, e che può sostituirlo, è il compost. Il compost può essere autoprodotto o si può reperire facilmente presso impianti di trattamento di scarti solidi urbani che lo producono partendo dai rifiuti organici.
Autore: Donatello Vallotta