Halyomorpha halys è il nome scientifico della temuta cimice asiatica. Si tratta di un insetto fitofago che fa parte dell’ordine dei Rincoti, sottordine degli Eterotteri, famiglia dei Pentatomidi. È parente stretta della Nezara viridula Linnaeus, 1758, la cimice verde.
In Italia, il primo ritrovamento è avvenuto nel 2012 nel Modenese. È facile riconoscerla:
1) forma pentagonale
2) lunghezza dai 12 ai 17 mm 3) colore marmorizzato nella parte superiore
4) triangolo marrone nella parte finale del corpo
5) lunghe zampe.
Stipiti, fessurazioni, anfratti o qualsivoglia luogo riparato dal freddo e dalle intemperie invernali sono nascondigli prediletti di questa cimice, che sverna alla grande, specie nei vani della tapparelle, spalleggiata pure dal riscaldamento globale.
Non solo la sua presenza infastidisce, ma è il parassita più dannoso per ortaggi e alberi da frutto. Ha messo in ginocchio intere filiere agronomiche, specie del nord Italia. I danni alle colture sono irreversibili. Al momento di nutrirsi il suo apparato boccale, pungente e succhiatore, rilascia una saliva che provoca reazioni biochimiche, che portano alla necrosi dei tessuti vegetali colpiti, con gravi deformazioni e indurimenti dei frutti. Le deiezioni poi ne arrecano fastidiose fumaggini e un sapore più acidulo. Lo stadio di crescita comprende quattro fasi:
A) uova
B) neanidi
C) ninfe
D) adulte.
È un insetto fin troppo resistente, che si adatta alla perfezione all’ambiente circostante: la lotta chimica adottata per contenerne la diffusione non ha ottenuto gli esisti sperati, avvelenando ancor più massicciamente la natura e rafforzando la tempra delle cimici. Anche le nostre colture sui balconi sono esposte a questo problema, ma i rimedi naturali (dal sapone di Marsiglia, a quello potassico molle) sono efficaci solo se la cimice si trova allo stato neanide. Dopo otto anni l’unica soluzione valida ce l’ha fornita Madre Natura: si tratta del suo antagonista naturale, un parassitoide oofago, il Trissolcus japonicus, la famosa vespa samurai, un insetto piccolissimo, 2 mm di lunghezza, innocuo per l’uomo, che depone le sue uova proprio all’interno di quelle della cimice. La Regione Emilia-Romagna, dopo anni di studi, sarà la prima a effettuare lanci per liberare 66mila vespe samurai, entro il 2020, su 300 siti, costituiti da corridoi ecologici, siepi, vegetazioni di argini, aree verdi, adiacenti agli edifici e prossime ai frutteti. Su questi corridoi sarà vietato l’uso di pesticidi, per non rendere vana la sopravvivenza della vespa samurai.
Autore: Donatello Vallotta