L’attività di Luis Trenker architetto in città a Bolzano

Forse pochi sono a conoscenza che Luis Trenker, gardenese di nascita, alpinista, scalatore, romanziere , attore e regista – girò il film “Montagne in fiamme” nel 1931 – era anche architetto. A Bolzano per un breve periodo dal 1925 al 1930 mette in pratica pienamente la sua idea di architettura. Nel 1925 realizza a Oltrisarco, in località “Prato ghiacciato”, il progetto per un insediamento abitativo per la Cooperativa Case Popolari. Quattro blocchi di edifici, dalle forme semplici ed essenziali. Nel 1926 realizza Villa Pretz in via Castel Roncolo che firma insieme a Clemens Holzmeister. Si tratta di una bella residenza dalle forme razionali e innesti classicheggianti. Ma possiamo trovare le tracce più significative del suo linguaggio architettonico in quello che allora verrà chiamato “Rione Cesare Battisti” e in tedesco
“Beamtenhäuser”, realizzato fra il 1927 ed il 1930 fra via Armando Diaz e Piazza 4 Novembre, firmato anch’esso con l’architetto Holzmeister. Il rione che sorge di fronte al Palazzo degli Alti Comandi, nelle vicinanze del Monumento alla Vittoria e dietro il piacentiniano, ieratico e monumentale Corso Libertà (Corso 9 Maggio) avrà tutt’altre caratteristiche. L’idea sarà quella di creare una piccola città-giardino. Un lungo edificio che si affaccia su via Diaz, un secondo blocco in via Longon, e altre otto piccole unità abitative, poste simmetricamente all’interno del lotto. Anche qui la committenza non è pubblica, è privata la “Cooperativa impiegati statali e comunali”. Tale edilizia si ispira agli esperimenti abitativi realizzati nella cosiddetta “Vienna Rossa” degli anni ’20 e a quelli dell’edilizia socialista olandese. Nel blocco più lungo, rivolto verso sud, esso tende a incurvarsi, di fronte a esso ampi giardini, oggi coltivati a orti. Qui Trenker pone una scelta progettuale vincente, ogni blocco abitativo ha il suo balcone con l’angolo tagliato a spicchio. Il risultato è che i raggi solari possono penetrare più facilmente all’interno delle abitazioni e l’esposizione è tale che garantisce un’ideale illuminazione per tutta la giornata. Una stradina interna garantisce la comunicazione fra le unità abitative interne. Il complesso edilizio è inoltre fornito di un pozzo artesiano autonomo, tuttora utilizzato per irrigare gli orti. Tale esperimento abitativo nel ricreare una socialità di vicinato, di spazi urbani a dimensione umana, ne fanno uno dei pochi casi riusciti, oltre all’architettura puramente razionalista, dell’edilizia residenziale a Bolzano in quegli anni.

Autore: Flavio Schimenti

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