C’è una differenza sostanziale che caratterizza Merano dalle altre città dell’Alto Adige: la grande quantità di verde, anche all’interno dei propri spazi urbani. Per rendersene conto, oltre che godere dei propri viali alberati, parchi e giardini pubblici o privati, basta osservare anche solo distrattamente una immagine della città dall’alto. Ma tutto ciò non è frutto del caso: durante la progettazione dell’evoluzione di Merano come meta turistica, venne chiamato dall’allora sindaco l’urbanista Theodor Fischer, che venne incaricato di elaborare un progetto – impervio compito – e di collegare l’antico centro storico con la nuova stazione ferroviaria. Fischer guardò all’Inghilterra e alle “città giardino”, sull’impronta degli architetti utopisti, che stavano sorgendo in quel periodo. L’idea di base era quella di creare quartieri isolati circondati da “cinture verdi”, entro i quali porre gli edifici. Nel caso di Merano si trattava dei grandi alberghi, le ville, le residenze e gli edifici di servizio.
Così facendo, i grandi complessi alberghieri come il Bellevue, Europa, Excelsior, Metropol ed altri, potevano godere di ampi e vasti giardini. Fischer tracciò l’asse viario dell’Hasburgerstrasse (oggi Corso Libertà), e su questo dipanò una trama, una griglia, con viali alberati ,entro i quali porre le costruzioni. Mentre lungo le sponde del Passirio vennero collocati gli edifici di servizio ai turisti e alla cittadinanza. Il teatro civico, il Kursaal, le passeggiate del Lungopassirio, quelle d’Estate, d’Inverno, Gilf, Tappeiner, i ponti della Posta e del Teatro. Fu proprio grazie a questa intuizione urbanistica che Merano assurse a metà del turismo internazionale. Parlavamo dei viali alberati,i quali ancora sono presenti a Merano: la pianta scelta fu il platano. Albero sacro ai Greci, rappresentava la Dea Madre ed era sempre vicino ai loro templi. Socrate faceva lezione all’ombra dei platani. Diffusa nel Rinascimento e cara a Napoleone (che la diffuse in tutta Europa) e anche alla Casa d’Asburgo che ne fece simbolo imperiale.
Merano quindi “Città Giardino” frutto di un sogno, realizzato, di un illuminato sindaco e un creativo urbanista, Theodor Fischer.
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Autore: Flavio Schimenti