I magazzini di Laives

A un’agricoltura di sussistenza calibrata sul fabbisogno delle famiglie (tradizione tramandata da secoli anche in campo vinicolo, dove ogni maso aveva il suo vigneto per uso proprio), nel primo dopoguerra si sostituì lentamente un’attività mirata alla commercializzazione dei prodotti coltivati, soprattutto mele e pere. Ovviamente il “cambio di passo” fu graduale e difficoltoso: gli appezzamenti a Laives erano di piccole dimensioni, gli strumenti a disposizione pochi e malandati. Il carro trainato da animali era ancora il mezzo di trasporto più diffuso e solo la nuova ferrovia permise forme rudimentali di export verso Innsbruck, Vienna o San Pietroburgo.
I primi commercianti attivi sul territorio in primavera giravano per i campi e acquistavano – quasi sempre per pochi soldi – la frutta “alla fioritura”; poi si occupavano personalmente delle fasi finali della coltivazione, raccolto compreso. Si chiamavano Cadsky, Santifaller e Koessler. Il bolzanino Cadsky, una potenza nel settore, costruì per primo un vero e proprio magazzino dove stivare la merce. Le celle frigorifere non esistevano.
Ovviamente anche altri fiutarono l’affare e Laives divenne un punto d’attrazione anche per i commercianti dell’Italia settentrionale. Si stabilirono in paese “agenti” come Milani, Carlini e Gaggero. Milani aveva il suo magazzino presso l’attuale Despar di via Kennedy. A Carlini succedette Groselli in via Marconi. Il magazzino Santifaller, invece, fu successivamente rilevato dalla famiglia Clementi che operava anche in via Damiano Chiesa.
Con l’aumento esponenziale della produzione e l’arrivo di sempre nuove varietà di mele e pere (su tutte la Golden Delicious e la Kaiser Alexander), vi fu la necessità di un sempre maggior numero di magazzini. I vari Pedrotti, Slanzi, Dallago, Monsorno e Mittermair si aggiunsero o in parte sostituirono i primi commercianti di Laives. A San Giacomo rimase attivo a lungo Espen.
Accanto ai magazzini privati, che ancora oggi rappresentano una particolarità nel settore, nacquero, in era fascista, le cooperative. La prima fu la OGL nel 1933. A un certo punto se ne contarono tre che poi si unirono nella più vecchia e rinomata, la Kaiser Alexander di via Fabio Filzi.
I magazzini furono importanti non solo per il commercio ma anche perché offrivano opportunità di occupazione a molte persone, soprattutto donne che erano impiegate nella cernita della frutta. Poco prima di mezzogiorno, nelle vie del paese era tutto uno sciamare frenetico di cernitrici verso i focolari domestici per preparare in tempo il pranzo per mariti e figli.

In foto principale: Lavoratrici di mele
Copyright: Giuseppe Camelin

Autore: Reinhard Christanell

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