Mad Puppet: con Between un ritorno in grande stile

Se ne parlava da più di un anno del settimo disco dei Mad Puppet, una delle formazioni più longeve e creative della scena musicale rock altoatesina: Between, questo il titolo dell’opera, uscita esclusivamente in vinile – per quanto riguarda il formato solido – e in download digitale, si colloca perfettamente a cavallo tra le sonorità prog degli esordi e quelle più ricercate di Cube, come a voler sottolineare il fatto che i Mad Puppet non rinnegano nulla e al tempo stesso hanno sempre voglia di sperimentare.

Lo si può evincere anche dal titolo del primo brano del disco “New Start”, una nuova partenza, ma anche una ripartenza, visto che nel frattempo è tornato in seno alla formazione il cantante originale Manfred Schweigkofler, che ha portato a tre il numero dei componenti originali del quintetto attuale.
“Il disco – ci racconta Manni Kaufmann, il tastierista – si è sviluppato dalle session in sala prove, dove cerchiamo di trovarci almeno una volta alla settimana, o ogni due, perché anche se le occasioni per fare concerti non sono molte, non abbiamo mai smesso di suonare e produrre. Registriamo quasi tutto quello che esce dalle prove e ci divertiamo sempre un sacco. Altri gruppi con una decina di idee farebbero dieci brani, noi ne facciamo uno. E in questo Fred deve destreggiarsi a ritagliare degli spazi in cui inserire i testi che canta.”


“Secondo qualcuno – aggiunge il cantante – fare le voci sui brani dei Mad Puppet è molto difficile, ma invece è semplicissimo, nella struttura dei brani c’è un buco libero e lì devo inserirmi…”
Oltre a Kaufmann e Schweigkofler, i Mad Puppet del 2020 comprendono il chitarrista storico Christoph “Sane” Senoner, il bassista e clarinettista Thomas A. Pichler, in formazione da quasi trent’anni e il batterista Michael “Much” Mock, ma per i concerti, quando si potrà tornare a farne, sarà della partita anche Michael “Gadget” Gadner, che era la voce sul disco precedente.
“Il batterista – è Senoner ora a raccontare – si occupa di registrare tutto quando siamo nella sala prove che si trova a San Giorgio, sotto San Genesio, e poi riascoltando vengono fuori tracce che magari vengono riprese pari pari nel disco, con pochi overdubs. Se vogliamo un po’ come faceva Frank Zappa. Prendi ad esempio Foggy Day, la parte finale è un’improvvisazione presa direttamente dalla sala prove.”
Ognuno dei componenti dei Mad Puppet ha la sua importanza, il gruppo è un collettivo vero e proprio in cui ognuno ha le proprie peculiarità. Se Kaufmann e Senoner sono quelli che con i loro strumenti caratterizzano il suono, Mock è l’uomo in cabina di regia e Pichler è un po’ il direttore d’orchestra. Schweigkofler è poi l’artefice dei testi, che in questo disco sono attraversati da un sottile filo rosso che conduce dal menzionato desiderio di una nuova partenza (sviluppato su una base sonora in odor di hard rock contemporaneo) alla conclusione della fantastica “Tomorrow”, con un cameo della sezione fiati degli Shanti Powa, in cui l’agognata ripartenza è posticipata a domani o a dopodomani.
“Quando mi arrivano le tracce sonore – ci spiega Schweigkofler – comincio a pensare a che storia mi raccontino questi suoni, così comincio a lavorare sulle parole. In certi casi scopro che le cose che vorrei dire sono già state espresse, e questo è il motivo per cui nel disco ci sono alcune canzoni in cui le liriche sono ispirate da altri, dai Creedence a Brian Eno, passando per Ayodeji, un ragazzo sconosciuto che pubblica i suoi video in rete. Se il disco si compone di otto brani, bisogna fare in modo che tutto sia collegato, senza essere per forza un concept album, perché il nostro non lo è. Il fil rouge è nel titolo, Between, in mezzo: tutte le canzoni trattano di qualcosa che è in mezzo, tra una cosa e l’altra. Anche con ironia, nei confronti delle ripartenze, e per estensione anche delle start up, che in realtà la maggior parte delle volte a poco servono, se non sono del tutto fallimentari.”
Purtroppo, a causa del Covid-19, i concerti di presentazione sono rinviati a data da destinarsi; per ora gustiamoci il disco, che ha i suoi punti forti in composizioni come la menzionata “Tomorrow”, “Black Swan”, la teatrale “Fail Again” (in cui spiccano i trascorsi attoriali del cantante) e la lunga “Won’t Lose My Way”, una sorta di prog-blues che grazie agli spunti del clarinetto suonato da Pichler, nel finale sfocia in atmosfere jazz. Il disco è stato mixato da Fabian Pichler, figlio del bassista, e masterizzato da Jürgen Winkler degli Eseleptitun.

Autore: Paolo Crazy Carnevale – musicofilo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *