In qualsiasi punto di Laives ci si trovi, non si possono non notare, tutt’attorno, le pareti di una pietra che assume varie tonalità di colore tra il rosso e il marrone o tra il grigio e il viola. Ovviamente stiamo parlando delle rocce di porfido a forma di lastra o di colonna che spiccano sui rilievi tra Bolzano e Bronzolo e, sull’altro versante, anche sopra Vadena. Infatti, viviamo in un territorio di origine vulcanica e la piana di Bolzano altro non è che una gigantesca caldera. La piastra di porfido quarzifero che la circonda, spessa quasi 4000 metri, si è formata circa 300 milioni di anni fa e comprende un’area di 2000 km/quadrati.
Non deve quindi stupire se questa pietra fa parte non solo nel nostro territorio ma, in ugual misura, anche della vita e dell’economia dei suoi abitanti. Da millenni si utilizza il porfido per la costruzione di case, strade, ponti ma anche oggetti vari come macine o altari. E da una certa epoca in poi diventa anche un importante fattore economico.
La prima cava nota risale al 1513 e le pietre venivano esportate soprattutto in Tirolo. Poi dal 1850 in poi vennero aperte cave un po’ ovunque tra Pineta e Bronzolo. I primi imprenditori del settore furono Josef Gerber e Johann Lentsch. Poi arrivarono Franz Defranceschi e Franz Gamper e, a cavallo dei secoli, colui che ancora oggi rappresenta un emblema in questo settore: il noneso Ferdinand Flor.
Flor fu un imprenditore a tutto tondo, un uomo che a Laives riuscì, tra l’altro, a portare perfino la luce elettrica. La sua vita purtroppo finì in modo tragico nel 1929 proprio a causa delle difficoltà economiche che lo affiggevano.
Il lavoro in cava era massacrante, gli incidenti – anche mortali – all’ordine del giorno. La manodopera proveniva dal Trentino o anche da altre regioni dell’impero. Le figure professionali che vi operavano avevano nomi strani: slaiferi, steinrichteri, ritzeri accanto a manovali, minatori, fabbri e addetti alle americane.
Già: non era sufficiente estrarre e tagliare le “plote” e trasformarle in “birfel” o “smolleri”: si dovevano portare a valle. E perciò in varie parti del territorio erano state montate delle rudimentali teleferiche che fino agli anni settanta del secolo scorso facevano bella mostra di sé ai piedi del Montelargo (sede della cava Flor), a Pineta e a Bronzolo.
Oggi il lavoro in cava si è molto ridotto e il porfido è stato in gran parte sostituito dall’asfalto e altri materiali. Tuttavia se in giro per la provincia si notano gruppi di selciatori, quasi sempre essi provengono dalla nostra città dove questo mestiere ha, come detto, antiche tradizioni.
In foto principale: Montelargo
Copyright: David Kruk
Autore: Reinhard Christanell