Tre uomini, tre lama, 1075 chilometri. Sono questi i protagonisti di “A piedi a Roma con tre lama”, il libro di Thomas Mohr pubblicato quest’anno da Athesia Verlag. Un lungo pellegrinaggio che, partendo da Soprabolzano e percorrendo l’antica Via Romea Germanica, porterà i camminatori a Roma. Un’avventura estrema, che richiede un enorme impegno fisico e ancor più mentale, nella quale il protagonista viene coinvolto dagli amici Thomas Burger e Walter Mair.
Quando il cammino inizia, a Thomas Mohr è stato diagnosticato da tre anni un carcinoma per il quale ha subito due interventi chirurgici e due cicli di radioterapia. “Con l’avvicinarsi del Natale sono nel pieno della terza fase del trattamento e non mi sento né guarito, né tranquillo, bensì solo messo di fronte a un ineluttabile destino. Non godo di buona salute e verso in cattive condizioni fisiche, ad appena cinquantun anni. Ora devo e voglio dare una svolta alla mia vita”, scrive. Ecco dunque l’occasione che cercava: quasi due mesi di marcia al fianco di buoni amici, simpatici animali e compagni di viaggio incontrati lungo il percorso. E il desiderio di allontanare i pensieri, le responsabilità e i doveri per concentrarsi sul momento presente. L’impresa si rivela più difficile del previsto; il fisico accusa i chilometri e il freddo, e disincagliare la mente dalle contingenze non è certo semplice e immediato. Il ritmo dettato dallo stress e dalla frenesia della vita quotidiana rischia di inficiare quello del cammino. A proposito di uno dei suoi compagni di viaggio, Mohr scrive: “Poco prima del pellegrinaggio, Tom aveva portato a termine un ambizioso progetto aziendale in tempi di realizzazione ristretti. Per un pelo, ma ce l’ha fatta. Poi si è tirato fuori dal ritmo frenetico scandito dalle necessità lavorative ed è partito con noi. Se avesse mantenuto quel ritmo, sarebbe arrivato a Roma praticamente di corsa. (…) E probabilmente ci avrebbe messo la metà del tempo a coprire i 1000 chilometri di cammino. E il tempo guadagnato avrebbe potuto usarlo per un’altra avventura… ma, a che pro?”. E continua: “Tutti e tre abbiamo un’età in cui sappiamo cosa è inutile, in cui ci rendiamo conto, il più delle volte in breve tempo, che ci lasciamo influenzare da persone il cui comportamento e modo di pensare non corrispondono ai nostri. È importante diventare selettivi, prendere decisioni. (…) Io so che in passato molto spesso mi sono dedicato a cose completamente inutili e spesso anche a persone che prendevano solo senza darmi nulla in cambio. Va da sé che questo, a lungo andare, ti priva di tutte le energie. Proteggere sé stessi non ha nulla a che vedere con l’egoismo. Si tratta di trovare il giusto equilibrio e decidere cosa sia giusto. Mi chiedo come le persone intorno a me affronteranno il mio nuovo atteggiamento interiore”. Ma questa è solo una delle riflessioni che si trovano nelle pagine del libro. Al diario di viaggio, infatti, si alternano riflessioni sulla vita, sull’amicizia e sulla fede che si fanno più dense via via che i tre si mettono strada alle spalle, fino alla tappa conclusiva di un viaggio che non si conclude certo con l’ultimo chilometro percorso.
Autore: Alex Piovan