Siamo abituati a pensare il capoluogo come una città piena di prati e alberi, ma in realtà la percentuale di verde pubblico a Bolzano è inferiore alla media prescritta a livello nazionale ed europeo. Anche per far fronte ai cambiamenti climatici la città nel prossimo futuro dovrà operare un importante riequilibrio in questo senso. Insendo il verde pubblico come priorità nello sviluppo urbanistico, mettendo in dialogo con la città il verde agricolo, valorizzando i corsi d’acqua riportando anche alla luce le rogge e i ruscelli che nei decenni sono stati “nascosti” nel sottosuolo.
In questi ultimi tempi il tema del verde pubblico è tornato in primo piano per due motivi fondamentali.
Il primo è legato all’emergenza pandemica nel corso della quale tutti ci siamo ritrovati in coda nello svolgimento della nostra attività motoria, per forza di cose confinata in città. Ciò ha reso davvero evidente la “non abbondanza” del verde comune.
In secondo luogo il desiderio di camminare, correre e muoversi in bicicletta ha rinfocolato le tensioni esistenti da tempo con alcuni contadini del capoluogo, che hanno deciso di limitare l’accesso alle strade che insistono sui loro terreni agricoli, utilizzando sbarre e cancelli.
Per fare il punto della situazione abbiamo dunque deciso di incontrare l’assessora al verde pubblico
e alla cultura del Comune di Bolzano Chiara Rabini, una new entry del 2020 nella giunta del capoluogo.
L’INTERVISTA
Assessora Rabini, sappiamo che i cittadini manifestano una grande attenzione e sensibilità se viene tolto loro il parcheggio sotto casa. La stessa cosa avviene se invece ad essere sottratti sono gli alberi, le panchine, gli spicchi di prato, i giochi per i bambini?
Quella relativa al verde urbano penso sia una sensibilità che stia pian piano crescendo. Penso all’emergenza climatica che stiamo toccando con mano e alle recenti manifestazioni dei giovani per strada. Ma anche la fase del Covid ci ha dimostrato chiaramente l’importanza di uscire di casa e fare delle passeggiate in mezzo al verde, invece che sull’asfalto.
Cosa ci dicono i dati sul verde in città? Sappiamo che sulla superficie del Comune ci sono anche boschi e verde agricolo…
Sì. In città abbiamo 22 chilometri quadrati di superifice boschiva e 14 kmq di agroproduttivo. Poi c’è il verde privato, ma in definitiva nel territorio del capoluogo abbiamo una quantità di verde pubblico inferiore allo standard richiesto dal punto di vista normativo. In questa fase stiamo cercando di capire qual è il gap che esiste per poter poi intervenire di conseguenza.
Questa notizia è una sorpresa. Ci sentiamo residenti in una città piena di verde, ma in realtà non è così…
Esatto. Questo deve portarci ad un chiaro e coraggioso cambio di paradigma. Dovremo tenerne conto in ogni nuovo progetto urbanistico per la città ed anche in quelli già in essere, come l’areale e la zona della stazione dove è stata distrutta una buona metà del parco. In futuro si dovrà proprio partire dal verde nei progetti urbanistici, non fare viceversa com’è stato finora. Il verde pubblico come sappiamo è fondamentale per i cittadini anche come luogo d’incontro, oltre che come tutela del clima e della biodiversità. Si tratta di un importante bene comune e se davvero pensiamo di voler vivere in una città verde questa diventa anche una questione identitaria per il capoluogo e per tutti noi.
L’attuale periodo sembra avere le caratteristiche ideali per un rilancio del verde: noi tutti durante la pandemia abbiamo riscoperto l’importanza delle passeggiate e dell’attività motoria. Ed è indubbio che quando eravamo per forza relegati in città camminare in mezzo al verde era senz’altro molto più piacevole che in mezzo al cemento. Solo che poi se ci ritroviamo “in coda” sulle passeggiate allora di fatto cresce la consapevolezza del fatto che il verde non è poi così esteso, a Bolzano. Per non parlare del fatto che poi – visti gli esercizi chiusi – non sapevamo nemmeno dove andare al gabinetto, in caso di necessità.
Le restrizioni ci hanno fatto toccare con mano un problema che vivono sempre in realtà anche gli anziani che non hanno l’auto e quindi non si muovono dalla città nel fine settimana. Ma si tratta di una situazione di cui sono a conoscenza anche coloro che portano giornalmente fuori il loro cane.
Sappiamo che in corso di elaborazione un vero e proprio Piano del Verde. Di cosa si tratta?
Stiamo lavorando sul piano di sviluppo comunale, che riguarda la strategia per i prossimi dieci anni. Il piano territorio e paesaggio è costituito da tre distinti piani: verde, urbanistico e mobilità. L’idea è quella di prevedere una cintura verde intorno alla città e di concepire dei parchi agricoli con servizi alla cittadinanza, per promuovere uno scambio attivo tra chi gestisce i terreni agricoli e i residenti. Il tutto secondo un principio di reciproco vantaggio.
Quest’ultimo è un aspetto molto importante. In merito al rapporto tra la città e gli agricoltori ci sono attualmente una serie di criticità, evidenziate in maniera chiara dalle sbarre e dai cancelli che recentemente hanno ristretto l’accesso ai diverse strade private che si trovano in zone agricole nei pressi dell’ospedale e luoghi di cura, prima molto utilizzate dai residenti. Anche se in realtà ci sono anche esempi opposti, rappresentati da contadini che invece aprono realizzando dei punti vendita di prodotti proprio nei pressi dei loro terreni agricoli.
In tutta Europa l’attenzione sul verde nelle città diventa sempre più importante e quindi va trovato un nuovo equilibrio. Non si tratta di espansione urbanistica ma di ripensare i terreni agricoli in una funzione di servizio nei confronti della città. Gli spazi agricoli si trovano nella città e quindi la cosa più logica è che si integrino con essa, entrando in dialogo.
Nel mondo del contadini della conca in qualche modo si stanno sviluppando le premesse per questa nuova sensibilità? Si tratta di un passaggio fondamentale, anche per evitare contrapposizioni che sarebbero dannose per tutti.
Io lo auspico. E confido molto in una pressione in questo senso da parte delle generazioni più giovani. Personalmente mi sto muovendo molto per osservare quanto sta avvenendo in Europa nell’ambito della rete delle “città verdi” che ci indicano buone pratiche in questo senso, da tenere in considerazione soprattutto nell’ottica dello sviluppo futuro del nostro territorio urbano.
Esiste anche il problema del cambiamento climatico. Una buona parte del verde in città si trova ora in sofferenza, essendo stato concepito in epoche passate molto diverse, con più precipitazioni e temperature non così elevate.
E’ stata effettuata un’analisi delle isole di calore e recentemente è stato realizzato uno studio assieme all’Eurac. In zona industriale lavoreremo tantissimo sul rinvenimento, alberature resistenti e sul progetto dei “tetti verdi”.
I parchi del capoluogo sono anche un interessante laboratorio di convivenza tra bambini, anziani, sportivi, giovani, conduttori di cani. Ognuno con le sue specifiche esigenze.
Sì, certo. Per questo abbiamo avviato un confronto con le circoscrizioni e diversi interlocutori che rappresentano le categorie interessate. Invito tutti gli interessati a fare proposte. Entro agosto porteremo avanti questo processo partecipato, dopo di che saranno le commissioni e il consiglio ad occuparsene, in municipio. L’intenzione è quella che entro il 2021 il piano del verde possa essere definitivamente approvato, per poterlo mettere finalmente in pratica.
Autore: Luca Sticcotti