In autunno, il 10 ottobre, i cittadini meranesi saranno chiamati alle urne per l’elezione del Consiglio comunale, e con quella data cesserà ufficialmente il suo incarico. Vi propniamo una chiacchierata con il Commissario straordinario per la gestione provvisoria del Comune di Merano, Anna Aida Bruzzese, che dal 9 novembre scorso esercita le competenze e i poteri del sindaco, della Giunta e del Consiglio comunale.
Dottoressa Bruzzese, il commissariamento certifica in qualche modo un fallimento (a termine) della politica rappresentativa. Con quale spirito viene assunto il ruolo di colmare questa “sede vacante”?
L’impianto di attribuzioni conferite alla figura commissariale e a quella sub-commissariale discende direttamente dalla normativa sugli Enti locali: l’obiettivo posto è quello di evitare che la frattura creatasi nella maggioranza si riverberi sulla continuità e sugli standard dei servizi al cittadino, sulla programmazione già avviata, ovvero possa mettere a repentaglio progetti supportati da finanziamenti pubblici. Soprattutto però, vanno evitate ricadute sulla “tenuta” della coesione sociale e sulla salvaguardia del territorio. Tale è, in buona sostanza, il livello di responsabilità attribuito con il Decreto di nomina dal Capo dello Stato.
La città di Merano ha caratteristiche peculiari. Quali sono i temi più importanti di cui si è dovuta occupare in questi mesi?
Questa città ha il suo punto di forza nella splendida e strategica posizione geografica, con la corona delle Alpi a protezione dai venti del Nord, e nella secolare tradizione quale “ stazione di cura” prediletta dall’aristocrazia mitteleuropea, crocevia di culture e tuttora punto di riferimento per il turismo di fascia alta. Tuttavia anche Merano ha subito un durissimo contraccolpo nei gangli nodali della sua economia per effetto della pandemia: si è fermata quasi completamente nell’ultimo inverno e anche nella scorsa primavera, presa nella morsa dei contagi e delle limitazioni agli spostamenti, tanto che si stentava a riconoscerne i tratti caratteristici. Le categorie produttive più colpite sono state proprio quelle che risultano economicamente più performanti in tempi normali, cioè quelle legate al turismo e al benessere dei visitatori.
L’attività propria dell’apparato comunale ha dovuto essere rimodulata in progress per proteggere l’utenza e gli stessi operatori con formule organizzative ad hoc. Ai servizi tradizionali di competenza dell’Ente si sono aggiunte, direi prepotentemente, altre mission quasi sempre aventi carattere di urgenza, perché legate al supporto richiesto dalle autorità sanitarie per consentire l’efficacia delle campagne di testing e vaccinazioni di massa. Merano, essendo il secondo comune della provincia per ampiezza demografica ha difatti una valenza strategica per la riuscita dei piani di prevenzione sanitaria in Sud-Tirolo.
Il nostro impegno è sempre stato garantito nella misura massima possibile. Prova ne sia l’approntamento in tempo reale (circa un mese e mezzo di lavori per la rifunzionalizzazione della struttura prescelta all’interno della caserma Battisti) di un centro vaccinale dedicato, destinato a funzionare fino a cessate esigenze con valenza comprensoriale.
Il commissariamento è subentrato proprio nella fase delicata dell’emergenza pandemica. Come sta reagendo la città? Lei sta ravvisando le necessarie responsabilità e fiducia da parte dei cittadini?
Sin dallo scorso inverno i contatti diretti con le persone fisiche per ovvii motivi, anche di tutela dei dipendenti comunali, sono stati drasticamente ridimensionati. Anche gli incontri con gli altri operatori pubblici sono avvenuti – sempre proficuamente – in modalità virtuale. Tuttavia le istanze in qualunque forma pervenute dai cittadini, in specie da portatori di interessi diffusi, hanno ricevuto la dovuta attenzione e sono state ponderate dal Commissario di concerto con la dirigenza comunale per avviare le possibili soluzioni ai problemi prospettati. Va detto che la macchina comunale ha funzionato regolarmente e non c’è stata alcuna interruzione nella erogazione dei servizi se non direttamente imposta dalla normativa anticovid: conseguentemente si è ridotta l’effettiva necessità di un interfaccia con gli amministrati. Inoltre la preoccupazione per il diffondersi del virus insieme con il rapido susseguirsi di misure anche assai fortemente limitative della circolazione delle persone messe in campo dalla sanità pubblica in questi mesi hanno finito col prevalere nel sentiment della popolazione, tanto che lo slittamento della competizione elettorale potrebbe essersi rivelato opportuno, oltre che sul piano della prevenzione, anche su quello del reale coinvolgimento dell’elettorato.
Bisogna comunque dare atto ai meranesi del senso civico e della coesione sociale con cui hanno saputo affrontare la situazione inedita, incredibilmente complessa, provocata dalla diffusione del virus.
In realtà la politica non è scomparsa ma solo “sospesa”. Quale tipo di relazioni lei ha instaurato in questo periodo con i partiti politici e gli ex amministratori?
Va dato atto che la politica territoriale e gli ex amministratori hanno tenuto in linea di massima un atteggiamento assolutamente rispettoso dei ruoli, smorzando i toni del confronto dialettico e nel contempo cogliendo ogni utile occasione per focalizzare sulla stampa specifiche problematiche rivenienti dal territorio. Un contributo di analisi che non ho mancato di tenere sempre nella debita considerazione.
La città di Merano è costituita da quartieri e rioni, anche molto diversi tra loro. Ha avuto modo di visitarli? Quali sono le principali criticità che le capitato di individuare?
Il centro di Merano ha un filo conduttore chiaro, armonioso e coerente, dato dallo stile architettonico elegante e signorile dei palazzi dei quartieri storici che si affacciano sulle rive del Passirio.
Le scelte urbanistiche hanno consentito nel tempo di preservare questo nucleo primigenio che funge da attrattore per il turismo. Vi sono poi alcuni quartieri venuti su in epoca più recente o confluiti nel perimetro comunale per effetto della fusione operata nel ventennio fascista. Le rispettive criticità sono abbastanza eterogenee. Quello che va sottolineato è che in definitiva tutto il territorio necessita della massima cura e attenzione, come ha dimostrato, ad esempio sotto il profilo idrogeologico, la frana di San Zeno avvenuta in novembre. Voglio dire che, anche su quel fronte, non c’è solo il problema della falda di Sinigo.
Come tutti gli impianti urbani risalenti al Medioevo gli oneri della manutenzione del patrimonio pubblico sono assai gravosi, richiedendo apporti progettuali mirati e interventi altamente specialistici.
Poi bisogna tener conto che -per fortuna – vi è una marcata propensione per le politiche di sviluppo in chiave “green”: questo farà la differenza nella pianificazione a medio – lungo termine, portando Merano verso ulteriori riconoscimenti in materia di tutela ambientale e sostenibilità. Per l’ Amministrazione che si insedierà in autunno si prospetta un percorso stimolante e ricco di opportunità da cogliere, anche grazie alle risorse in arrivo con il Recovery Plan.
Come ricorda la sua esperienza nel Comune di Strongoli, sciolto per infiltrazioni mafiose?
L’esperienza nel Comune di Strongoli (KR) si è conclusa nel 2005, a diciotto mesi dall’insediamento. La ritengo davvero emblematica del servizio svolto a sostegno di un territorio indelebilmente segnato dalla marginalità economica e dalla presenza immanente della malavita organizzata di stampo ndranghetista.
È sempre un altissimo onore per un funzionario dello Stato rappresentare una collettività, ma in questi casi, cioè quando la cosa pubblica risulta tanto infiltrata da interessi delinquenziali da compromettere le difese immunitarie della democrazia – con ciò che ne deriva sotto ogni profilo per i comuni cittadini – prevale lo spirito del “civil servant” e la soddisfazione di essere di aiuto concreto nel recuperare margini di legalità i più ampi possibili. Ho mantenuto con piacere i contatti con alcuni degli impiegati comunali che in quei mesi hanno supportato con convinzione la Commissione Straordinaria di cui facevo parte.
Come ha vissuto il passaggio dalla Sardegna a Merano?
Quest’ultimo incarico in Val Passiria rappresenta uno sviluppo assolutamente imprevisto del mio percorso di carriera, che ritenevo concluso già nell’estate scorsa in Sardegna. Se non è stato così non posso che esserne contenta: Merano ha un altissimo gradiente di civiltà e rappresenta una realtà avanzata sotto moltissimi punti di vista.
Autore: Luca Masiello