“Anche i cani feroci ridono (quando nevica)” di Maxi Obexer e tradotto e curato da Cristina Vezzaro, è l’ultimo romanzo uscito per Edizioni Alphabeta Verlag di Merano nella collana Travenbooks. Un volume che esprime nel profondo lo spirito dell’editore e ne coglie la vocazione più autentica, di “territorio di frontiera”: un ponte (a volte molto complesso) e un incrocio tra lingue e culture differenti. Ispirato alle storie vere delle donne raccontate dal progetto tedesco “Women in Exile”, l’autrice descrive, in forma letteraria, le vicende di una donna nigeriana che fugge dal suo paese, alla ricerca di un futuro diverso.
Obexer prova a restituire una sorta di memoria collettiva delle tantissime ragazze che condividono la stessa sorte, e dà a tutte loro il volto di Helen, protagonista del racconto. Una narrazione teatrale per raccontare un fenomeno che sta segnando drammaticamente la nostra storia, quello delle migrazioni attraverso il Mediterraneo. L’autore lancia un appello alla coscienza individuale, che “deve andare oltre le ragioni di Stato, oltre la narrazione mediatica”, e fa luce sul reale fatto che spesso tendiamo a dimenticare: che ciascuno tra le tante migliaia di migranti morti (14.768 ufficialmente, tra il 2016 e il 2018) è un essere umano e porta con sé la sua storia.
La trama
“Anche i cani feroci ridono (quando nevica)” narra di Helen, una giovane nigeriana che decide di migrare in Europa non in fuga da conflitti o persecuzioni, ma per una legittima aspirazione a una vita migliore. Il lungo viaggio attraverso il continente africano si rivela ben presto un incubo: ostaggio di spietati trafficanti di esseri umani, si trova a sottostare a un’inenarrabile serie di violenze fisiche e psicologiche, a continue estorsioni di denaro, a terrore e umiliazioni. In questa lenta e inesorabile discesa agli inferi, in cui la stessa sopravvivenza è perennemente appesa a un filo, anche la fiducia nei compagni di destino finisce per vacillare, persino quando hanno le parvenze di angeli custodi. Sempre più prostrata e rassegnata, Helen resiste grazie a un mondo parallelo che ricrea nei contatti epistolari con la famiglia, immaginando uno sguardo esterno che le permette di prendere le distanze da ciò che è costretta a subire. Tra attese spossanti e amare disillusioni, la ragazza riesce infine ad approdare in Europa, fiduciosa di trovare accoglienza e pieno riconoscimento di una propria identità e dignità. Ma nuove e impensabili traversie la aspettano.
Così Cristina Vezzaro, traduttrice e curatrice del romanzo, riflette sul messaggio di Obexer nella sua Postfazione al volume. Obexer pone in evidenza, attraverso il suo personaggio, una società condizionata dai media alla continua ricerca di pericolosi sensazionalismi che instillano paura e restituiscono visioni spesso fuorvianti del fenomeno migratorio. La minaccia dell’“invasione”, sia in chiave economica sia culturale e religiosa, è il frutto di una scorretta comunicazione e di un dilagante bisogno di difesa che si trasforma spesso in indifferenza, quando non in cinismo. E a pagare le spese più pesanti sono, anche in questo caso, le donne. L’autrice contrappone, grazie allo spirito visionario di Helen, l’importanza della comprensione reciproca e del sentirsi profondamente esseri umani e comunità, uniti da un destino comune.
La traduzione
Nella postfazione al libro “Anche i cani feroci ridono (quando nevica)”, Cristina Vezzaro riflette sulla traduzione del romanzo, e ribadisce l’importanza dell’interpretazione del messaggio. Nell’opera di Maxi Obexer, la lingua si fa mezzo per esprimere un impegno, guidato da ideali umanitari e contrario ai particolarismi nazionalistici. La stessa Vezzaro afferma: “In questa chiave, quindi, va interpretato il lavoro di traduzione delle sue opere: nel caso dell’italiano, una trasposizione che è anche e necessariamente “ritorno”, proprio per le origini italiane da cui Obexer ha preso le mosse per inserirsi nel contesto europeo che più anima le sue corde di artista”. L’interazione tra lingua originale e traduzione richiede quindi di “andare oltre”, quasi una sola lingua non potesse bastare a contenere tutto ciò che l’autrice desidera esprimere.
L’AUTRICE E LA TRADUTTRICE
Maxi Obexer (1970) è nata a Bressanone e vive a Berlino. Drammaturga e saggista, è stata visiting professor presso la Georgetown University di Washington e il Dartmouth College (NH), quindi docente all’Università delle Arti di Berlino e al Deutsches Literaturinstitut di Lipsia. Vincitrice del Premio Robert Geisendörfer (2016) per i suoi saggi politici e del Potsdamer Theaterpreis per la piéce Gehen und Bleiben (2017), nel 2014 ha fondato il NIDS (Neues Institut für dramatisches Schreiben). Il suo precedente romanzo pubblicato in italiano, “La prima estate dell’Europa” (alpha- beta, 2020), è stato finalista al Premio Bachmann (2017).
Cristina Vezzaro (Bolzano, 1972) ha studiato Traduzione all’Università di Ginevra. Ha iniziato a occuparsi di traduzione editoriale nel 1997, collaborando con la rivista “Internazionale”. Dal 2005 si dedica alla traduzione di narrativa, poesia e saggistica.
Attualmente è dottoranda in Translation Studies all’Università di Gent in Belgio e si occupa in particolare di traduzione dell’ironia e trasposizione della multiculturalità.