QuiIntervista a Alfonso Risco, che è conosciuto in città per essere da dieci anni il custode-manutentore della Sala Civica. Motociclista da alcuni anni, appassionato di elettronica da sempre, non disdegna il modellismo, i manga e tantissime altre cose. Fa parte del Piccolo Teatro di Merano “Mario Tartarotti” dal 1996, prima come tecnico di palcoscenico e poi come attore. Al momento sta allestendo un piccolo lasershow e costruisce sistemi audio con materiali di recupero.
La cosa che mi piace di me.
Cercare di riuscire a ragionare, senza pormi limiti.
Il mio principale difetto.
Sono molto dispersivo e distratto.
La volta che sono stato più felice.
Quando ho incontrato la mia compagna.
La persona che ammiro.
Mio padre. Era carismatico.
Un libro da portare sull’isola deserta.
“Campi, forze e particelle” (l’unico libro che io abbia mai letto per intero in tutta la mia vita…).
La mia occupazione preferita.
Provare ad aggiustare l’irrecuperabile.
Il paese dove vorrei vivere.
In Giappone (anche se un periodo di prova sarebbe necessario).
Il piatto preferito.
Pasta al pomodoro (senza aglio e senza cipolla).
Non sopporto…
I prepotenti.
Per un giorno vorrei essere…
Una bella donna.
La mia paura maggiore.
Quella di non aver paura.
Nel mio frigo non manca…
Il latte.
Se fossi un animale sarei…
Un bradipo.
Mi sento sempre orgoglioso quando…
Rendo felici le persone.
Il mio motto.
Tutto è relativo.
Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Pilotare un aeroplano.
Il giocattolo che ho amato di più.
Goldrake in metallo, con gli arti semi-snodati.
I miei artisti preferiti.
Nella mia infanzia ascoltavo Sandra e leggevo il Topolino. Ora non ho artisti particolari.
Il dono di natura che vorrei avere.
Il dono per eccellenza è la salute. Il resto è volontà.
La qualità che preferisco in una donna…
La simpatia.
…e in un uomo?
La capacità di ispirare tranquillità e sicurezza.
Dico bugie solo…
In casi veramente eccezionali per non ferire le persone.
Dove mi vedo fra dieci anni.
Non riesco a pensare ad un futuro così lontano.
L’ultima volta che ho perso la calma.
Anni fa a Bolzano. Ero così arrabbiato da non essere più me stesso, in quel momento.
Da bambino sognavo…
Di costruire un robot gigante e di pilotarlo.
Un sogno nel cassetto ancora da realizzare.
Gareggiare in pista, in moto (ma va bene anche in macchina, se regge…).