Quali sono le principali specie di volatili residenti e di passaggio nella conca di Bolzano? Ne abbiamo parlato con l’appassionato birdwatcher Maurizio Azzolini, che ci racconta luoghi, abitudini e anche nuovi arrivi tra gli uccelli selvatici del capoluogo.
La cosa è nota a tutti. A popolare la città non sono solo gli umani, talvolta in compagnia dei loro animali “domestici”. Il capoluogo altoatesino può contare infatti su una folta presenza di “animali selvatici”, ovvero una fauna che si muove libera, anche se comunque a vario titolo “in simbiosi” con l’uomo.
Sul nostro giornale, in un paio di puntate, cercheremo di fare una sorta di fotografia per quanto possibile attuale su questa presenza, silenziosa ma neanche tanto.
Il nostro percorso lo cominciamo con i volatili e per descrivere le specie presenti nella conca di Bolzano – sia quelle storiche che le più recenti “acquisizioni” – abbiamo contattato Maurizio Azzolini, birdwatcher, fotografo e appassionato cultore di queste specie animali, membro dell’associazione EBN Italia/Dolomiti Birdwatching.
Maurizio Azzolini: iniziamo parlando di gabbiani e cornacchie, alcuni tra i più grandi uccelli selvatici che popolano la città.
I gabbiani sono presenti da anni nel capoluogo con due specie: il gabbiano comune e il gabbiano reale. Di quest’ultimo abbiamo anche identificato i nidi e osservato i corteggiamenti che preludono agli accoppiamenti sui tetti della zona industriale. Per quanto riguarda le cornacchie sono sempre state presenti in città, ma ora lo sono in maggior numero. Si possono osservare anche in gruppo su alcuni grandi alberi del capoluogo. Si spostano in stormo nelle immediate vicinanze dell’area urbana a Bolzano Sud e in particolare l’area Ischia Frizzi, per poi rientrare nei “dormitori” della città la sera. Un certo numero di cornacchie rimane comunque sempre in città: è possibile vederle lungo le passeggiate del Talvera o in qualche giardino, anche condominiale.
Poi naturalmente abbiamo gli aironi, non molto amati dai pescatori…
La specie più diffusa è quella dell’airone cinerino, che ha beneficiato delle misure di protezione introdotte già da diversi anni. Si tratta di una specie in incremento, molto odiata dai pescatori, un po’ come i cormorani. Gli aironi in realtà fanno il loro mestiere, ovvero pescano per vivere, al contrario dei pescatori che lo fanno per diletto.
I cormorani sono però meno diffusi, degli aironi…
L’airone nidifica in alcuni luoghi anche in Alto Adige, ad esempio subito fuori città, a Bolzano. I cormorani invece si fermano lungo gli assi fluviali e sui laghi durante il periodo migratorio. D’estate si spostano nelle loro colonie riproduttive che si trovano soprattutto nel centro Europa, in Olanda, Danimarca e anche i paesi Baltici.
Nella conca di Bolzano o nei pressi ci sono anche passaggi migratori, ci diceva. Voi appassionati riuscite ad intercettarli? Quali sono le specie più significative?
Sono diversi anni che monitoriamo la situazione, in particolare nell’area dell’aeroporto di Bolzano. Quello si è rivelato un luogo davvero eccezionale: in un contesto di fondovalle caratterizzato dalla monocoltura del melo i prati a sfalcio e le aree rurali marginali sono molto ridotti, come sappiamo. Per questo l’aeroporto è particolarmente importante per diverse specie di uccelli. In 15 anni di ricerche abbiamo censito lì quasi 180 specie, tra nidificanti, svernanti e soprattutto migratori. Si tratta di un numero molto elevato per un ambito che si trova alle porte della città. Abbiamo rilevato anche alcune specie che storicamente non erano mai state segnalate. Si fermano all’aeroporto molte specie di passeriformi, ma anche rapaci e delle specie di gabbiani. Parlando di specie rare per esempio l’ultima che abbiamo rilevato lo scorso maggio è stata una pernice di mare orientale. è arrivata in un giorno di maltempo, pioveva a dirotto, si è fermata tre ore e poi è ripartita.
Quali sono i luoghi più adatti per l’osservazione degli uccelli selvatici?
Come dicevo l’aeroporto di Bolzano si è rivelato è un hotspot migratorio davvero importante. è come se fosse un’isola in mezzo al mare, per gli uccelli. Per il resto i volatili hanno un grande bisogno delle zone incolte, che noi spesso consideriamo appezzamenti improduttivi. Ma in realtà è proprio in questi ambienti che si sviluppano spontaneamente le piante e i semi di cui hanno bisogno gli uccelli, per non parlare degli insetti. In realtà nell’aeroporto non possiamo entrare. Siamo stati solo chiamati alcune volte per liberare uccelli che erano finiti in una rete, vicino al laghetto. Normalmente per il birdwatching ci piazziamo nella zona libera lungo la recinzione a sud, che però con i lavori di allungamento pista purtroppo ora è diventata un cantiere.
Il lago di Caldaro è meno interessante rispetto all’aeroporto?
Come altre zone umide il lago di Caldaro è senz’altro molto attrattivo per diverse specie di uccelli. Ma la vera scoperta per noi negli ultimi anni è stato appunto l’aeroporto, che prima da questo punto di vista era assolutamente sconosciuto.
Gli uccelli hanno la loro importanza anche in città. Possiamo dire perché?
Il principio è semplice ed è che dovrebbe esserci spazio per tutti. E con questo anche la tolleranza: non è che noi umani siamo i padroni assoluti di tutto. Purtroppo invece ci sono diversi cittadini che si infastidiscono anche solo per gli escrementi delle rondini, andando a rompere i nidi dei balestrucci. Poi c’è l’amato e odiato piccione. Ci sono anziani che li alimentano e altri invece che non li sopportano per via delle deiezioni. Per il resto negli ambiti urbani i campanili sostituiscono da tempo le vecchie falesie, divenendo sedi molto importanti per i nidi. Ma forse possiamo ribadire che se nasce la curiosità, basta guardare nel proprio giardino condominiale per vedere molte specie di uccelli che abitano regolarmente la città, riproducendosi. Questo ad esempio è il periodo in cui si sente il ticchettio dei pettirossi. Nidificano anche da noi, ma in realtà il grosso giunge in autunno. Svernano da noi provenendo dall’Europa centrale.
Resta il fatto che gli uccelli sono anche un’importante risorsa dal punto di vista estetico. La bellezza del loro canto è una panacea, per non sentirci solo sopraffatti dal cemento e dal rumore del traffico. Ci portano una nota di colore e anche di poesia, come molti di noi hanno avuto modo di appurare, ad esempio, durante la fase di stretto lockdown dello scorso anno.
Una presenza importante è anche quella delle tortore, oggi come oggi.
Si tratta di una specie in espansione che una volta non c’era, a Bolzano. Anche la tortora dal collare si avvantaggia della presenza dell’uomo, recuperando qualche pezzetto di cibo, pane, semi. A volte covano anche fuori stagione, come in autunno e in inverno, sfruttando il microclima favorevole della città.
Gli uccelli selvatici in città rappresentano un qualche pericolo sanitario per l’uomo?
No. Problemi come quelli rappresentati dall’influenza aviaria sono creati più che altro dall’uomo, attraverso gli allevamenti intensivi.
Lì si possono creare situazioni di sovraffollamento e stress, legate agli spazi innaturali. Per non parlare dell’uso degli antibiotici sui polli d’allevamento. A mio avviso sono anche eccessive le preoccupazioni relative ai piccioni in città.
Quanto sono importanti le cassette nido che sono stati apposte su tutti gli alberi “pubblici” del capoluogo?
Offrono senz’altro un aiuto per gli uccelli nell’individuazione dei siti per la nidificazione. Quelli naturali sono reperibili in misura minore rispetto a un tempo. Una volta c’erano molti più alberi secolari, anche meli, dove gli uccelli potevano individuare o scavare delle cavità. Oggi gli alberi sono molto più giovani e quindi tutto è molto più complicato. Nel nostro ambiente però si discute un po’ sul parrocchetto dal collare, specie aliena che sottrae le cavità naturali alle specie autoctone.
Fino a qualche anno fa a Bolzano c’era un centro avifauna. Com’è oggi la situazione da questo punto di vista? Se qualche cittadino trova un uccello ferito a chi si può rivolgere?
Per anni a Bolzano abbiamo avuto un Centro recupero avifauna di Bolzano, gestito da ornitologi, ma la struttura purtroppo è chiusa da anni. Quella struttura aveva proprio lo scopo di curare gli uccelli selvatici per riportarli alla vita in natura. Noi ornitologi se c’è bisogno interveniamo anche oggi, ma in modo informale perché purtroppo a livello locale manca una sensibilità in questo senso da parte dell’ente pubblico, che tende a privilegiare altre prospettive, come quella dei cacciatori. In Alto Adige non c’è una grande sensibilità nei confronti della fauna selvatica in generale. Altrove non è così. A Trento ad esempio esiste un centro di recupero della Lipu, Lega italiana protezione uccelli, gestito in convenzione con la Provincia autonoma.
Autore: Luca Sticcotti