Un gradito ritorno: i misteri di Scandalo e Redenzione

Da qualche settimana ha fatto a sua comparsa in rete sotto forma di download gratuito il nuovo disco di un duo particolarmente underground, nato da ben due costole dei famigerati Klakson, band bolzanina dalle molteplici potenzialità e dalla genialità mai sufficientemente decantata, nonostante negli anni novanta abbiano ricevuto apprezzamenti sulla stampa nazionale di serie A, approdando persino sulle pagine di una nota rivista musicale americana.

Due costole, si diceva, visto che Scandalo e Redenzione altro non sono che BG e PS (non necessariamente in quest’ordine). 

Postcards of The Hangin’ – che come tradizione del gruppo madre ruba il titolo al verso di una canzone di Bob Dylan – è un piccolo delizioso affresco di musica acustica composto quasi nella sua totalità di brani firmati da PS nel suo inconfondibile stile ben radicato nelle molteplici forme della musica d’oltreoceano che Scandalo e Redenzione hanno ben masticato, assaporato, deglutito e digerito, tanto che i brani di questo disco potrebbero provenire benissimo da una produzione d’oltreoceano.

“Le varie influenze del genere Americana – ci racconta PS, che abbiamo raggiunto telematicamente nel suo eremo di Notthingham, la poco ridente città britannica in cui risiede da una ventina d’anni – sono ben evidenti in Postcards Of The Hangin’, come d’altronde erano evidenti in molti dei pezzi con i Klakson: bluegrass, outlaw country, tex mex. E quindi tutta la tradizione della frontiera, che ci tiriamo dietro almeno dai tempi in cui abbiamo registrato Cinco de Mayo, a fine anni ottanta.” 

Comunque, a parte la matrice borderline, nel disco non vanno dimenticati pezzi come Day After Day, Head in the Clouds, o When I Am Done With Working, perché non si tratta solo di occasionali omaggi al genere di una volta, addirittura quasi dei primi inizi, ma anche di prospettive diverse a tutto quello che sta loro attorno. Se esistono western swing o Seldom Scene (band bluegrass particolarmente cara al PS, n.d.r.), per dire, è solo perché, in quel momento, erano tasselli di quello che qualcuno, probabilmente uno di noi, ha definito stile Klakson.”

A differenziare un disco come questo dai tanti di genere che circolano sulle due sponde dell’Oceano Atlantico è poi la particolare poetica di PS, assolutamente caratteristica e spesso illuminata da rime genialmente inarrivabili, “You’re eating enchilada, I say niente, You say nada, it’s all about tostada and guacamole, I drive the autostrada while you’re talkin’ yadda yadda, I cry inside and I’m looking for ravioli” cantano i nostri in All the Way To Yucatan, svelando così uno sense of humor degno del miglior Frank Zappa sposato con sapienza alla musica della frontiera.

“Le sortite di Scandalo e Redenzione – prosegue PS – si sono fatte più frequenti, anche se non ci siamo mai esibiti in pubblico con questo nome, da quando Matita, il chitarrista dei Klakson, si è trasferito in Val di Non. Solitamente Scandalo e Redenzione facevano cover e infatti c’è un omaggio inconscio a questa vena nelle tre bonus track poste alla fine del disco, anche se in due casi si tratta di cover dei Klakson. Comunque, dopo la trasformazione del chitarrista Matita in gnomo della Val di Non, Scandalo e Redenzione sono rimasti l’unico sbocco per la creatività sia di Scandalo che di Redenzione, anche se, è giusto dirlo nessuno sa chi, tra me e BG sia Scandalo e chi Redenzione. Io vorrei che, come nella storia di Spartacus, ciascuno dei nostri ascoltatori si alzasse in piedi dichiarando: ‘Io sono Scandalo, io sono Redenzione!’ Perché il linguaggio sarà anche la casa dell’essere, ma il linciaggio (evidente il riferimento al titolo del disco, n.d.r.) è lo sgabuzzino del malessere.”

Nonostante l’uso di qualche aiutino tecnologico, per altro mai invadente o eccessivo, Postcards Of The Hangin’ si fa apprezzare per i suoni acustici cristallini che PS può sviscerare mentre BG lo sostiene con la sua acustica ritmica che suona come una batteria: “Ci sono chitarre e anche un mandolino – spiega PS –. Ho suonato un paio di chitarre economiche, inclusa una affidabilissima Squier Telecaster da circa 100 euro. Ma la mia preferita è stata una Ibanez acustica, anche quella economicissima alla quale poi ho limato molto a caso il ponte.” Il disco è scaricabile all’indirizzo web:
stefanopredelli.wixsite.com/klakson

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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