Varcando l’ingresso della palestra gestita da Antonino Massimo Rugolo, si percepisce un’energia particolare e diversa, lontanissima dal luogo comune che vorrebbe le palestre anche e soprattutto come ambienti di esposizione per fisici scolpiti. Dobbiamo questa particolare atmosfera a Max, come lo chiamano amichevolmente quasi tutti, preparatore atletico e imprenditore di successo, impegnato a lavorare sulla motivazione e su fisico dei suoi iscritti. Pochi sanno che lui è anche un appassionato scrittore e poeta. Pensate che il suo libro “Sulle ali della tenerezza”, edito da Laruffa nel 2007, contiene racconti e poesie, di cui una negli anni passati è stata erroneamente attribuita a Luigi Pirandello.
Prima di parlare del presente, può brevemente raccontarci un po’ della sua vita? Come è finito a Bolzano?
Sono calabrese, da giovane sono stato giocatore professionista di basket a Reggio Calabria; successivamente mi sono trasferito a Bologna a studiare, ma prima di arrivare a Bolzano sono stato in Francia e in Inghilterra. Ho poi vissuto in Islanda, dove ho visto posti straordinari, e negli Stati Uniti, dove ho cominciato a lavorare come Life coach, una professione che mi ha portato a vivere quasi in simbiosi con i miei clienti – due nel periodo statunitense. Il life coaching è una disciplina fondata sul miglioramento della performance, sulla motivazione e sulla capacità di generare emozioni positive.
E che sensazioni le ha lasciato quell’esperienza?
Per me è stata una cosa elettrizzante, che mi ha fatto crescere molto. Solo successivamente sono arrivato a Bolzano, di cui mi ha colpito la natura e la gentilezza delle persone. Mi ha particolarmente colpito l’atteggiamento dei ragazzi che attraversando il passaggio pedonale quasi salutano con un cenno gli automobilisti che li fanno passare.
A Bolzano ho cercato una palestra a cui associarmi ed ora eccomi qui…
Di cosa scrive?
Scrivo in special modo su ciò che è l’amore e il suo entusiasmo, su ciò che è la vita e la sua voglia di vivere. Con la mia scrittura vorrei far capire che dobbiamo fare del mondo un posto migliore.
Lei è una persona molto impegnata, con una agenda fittissima, come riesce a ritagliarsi il tempo e la calma per scrivere?
Le rispondo citandole un estratto dalla più famosa delle mie poesie, quella a suo tempo erroneamente attribuita a Pirandello, in cui scrivevo ‘E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno’, allo stesso modo le rispondo che non serve il tempo per parlare di amore.
Può spiegarci com’è successo che la poesia che ci ha citato sia stata attribuita a Pirandello?
L’ho scritta diverso tempo fa, trovando un riscontro quasi immediato sulla sua bellezza, in chi leggeva. Successivamente lo scrittore Agostino Frau mi scrisse, facendomi notare che la poesia, pubblicata nel mio libro del 2007, veniva attribuita erroneamente a Pirandello ed esortandomi a far valere le mie ragioni. Da quel momento in poi, ho cominciato a fare le mie ricerche, ma ho scoperto presto che gli utenti del web si stavano attivando per attribuire la poesia alla mia persona. Un ultimo riconoscimento mi è arrivato da Dacia Maraini, che nel suo libro, “Il diritto di morire”, in cui affronta il tema dell’eutanasia, riproduce per intero la mia poesia firmandola con il mio nome.
Autore: Till Antonio Mola