Gli scout del Merano 1 quest’anno hanno intrapreso un percorso tematico davvero molto particolare e significativo. Al centro della loro attenzione c’è il populismo che hanno incontrato lo scorso settembre quando hanno partecipato per la prima volta alle elezioni politiche. Ne sono scaturite una serie di iniziative concrete con le quali hanno inteso accrescere la loro consapevolezza e confrontarsi con le persone che la pensano in maniera diversa da loro.
“Hai il coraggio di pensare? Scegli tu o la massa? Tu pensi con la tua testa? Sind das deine Ideen?”
Questi sono gli interrogativi che i ragazzi scout del gruppo “Merano 1” hanno scelto di porre innanzitutto a sé stessi e poi agli adulti, non solo quelli a loro “vicini”. Si tratta di interrogativi che sono scaturiti quando la maggior parte di questi ragazzi (fascia d’età 16-21) si è ritrovata, per la prima volta nello scorso mese di settembre, chiamata alle urne per scegliere i propri rappresentanti al parlamento nazionale.
Lo spaesamento rispetto al bombardamento di informazioni e la consapevolezza rispetto ai pericoli della propaganda ha fatto il resto. Suggerendo a questi ragazzi – appunto – di capire meglio non solo quello che erano chiamati a fare ma anche il contesto in cui tale scelta avveniva, Rivendicando il loro diritto ad esercitare una matura coscienza critica. Ne abbiamo parlato con uno dei loro animatori, Marco, e anche e soprattutto con i ragazzi stessi, ovvero Fabio, Chiara e Michele.
LA VOCE DEGLI ANIMATORI
Come è partita la cosa?
In realtà in maniera molto semplice. Un pomeriggio ci siamo incontrati e ci siamo chiesti: “cosa vogliamo fare quest’anno?”, “quali argomenti vogliamo trattare?”.
Sono state un paio di ore molto produttive in cui sono usciti quattro macro temi. Uno di questi era proprio il populismo. La settimana prima c’erano state le elezioni politiche nazionali e questa parola era stata molto utilizzata. I ragazzi lo hanno segnalato unitamente al fatto che la maggior parte di loro non sapeva di cosa si trattasse. Ma si erano sentiti comunque “bombardati”, a livello mediatico.
Il discorso si è poi specificato un po’ e si è focalizzato sul rapporto tra il populismo e la “massa”.
Il percorso scout, però, si caratterizza sempre per la sua ricerca di… concretezza.
Già. Durante il campo invernale il tema è stato sviscerato ma poi i ragazzi si sono chiesti: adesso cosa facciamo? Hanno quindi deciso di programmare alcune azioni concrete, che tra contenuti e tempistiche li hanno impegnati fino al mese di marzo. Come prima cosa Hanno realizzato degli striscioni con degli interrogativi rivolti alla cittadinanza. Come seconda azione poi i ragazzi si sono recati a Trento per chiedere direttamente alle persone per strada cosa ne pensassero del populismo e della massa influenzata dal cosiddetto “pensiero unico”.
La terza azione è stata quella di chiedere a personaggi più o meno di rilievo un’opinione su come al giorno d’oggi il populismo influenza le persone. I ragazzi hanno anche collegato il populismo, violento, con quanto è avvenuto negli scorsi decenni nei Balcani. Toccando temi con l’annullamento delle diversità e la violenza esercitata sull’opinione degli altri. Si sono quindi proiettanti con la terza e ultima fase del percorso che in estate porterà in Bosnia.
LA VOCE DEI RAGAZZI
Non è una cosa di tutti giorni il fatto che un gruppo scout scelga di confrontarsi con un tema politico come quello del populismo? Come ci siete arrivati?
Come gruppo scout noi trattiamo un tema ogni anno. è nato tutto in ottobre. La maggior parte di noi ha fatto 18 anni e per la prima volta è stata chiamata a votare. Si trattava di una votazione importante e ci siamo trovati un po’ spaesati. Non riuscivamo a capire dove trovare le informazioni e a chi credere, per decidere chi votare e anche se votare. Mentre ci confrontavamo tra di noi è uscito il tema dell’influenza importante che ha la propaganda, in questi casi. Abbiamo deciso allora di inserire questa cosa nel macrotema populismo, focalizzandoci sulle influenze esterne che subiscono le idee che ci facciamo. Anche le influenze inconsapevoli, quelle di cui non ci accorgiamo. Secondo noi si tratta di un problema che non viene discusso molto. Io ho 19 anni e per tutti questi anni nessuno me ne aveva ha mai parlato.
E allora vi siete organizzati da soli. E’ così?
Beh, noi siamo solo dei ragazzi. Non siamo andati in biblioteca a fare delle ricerche, però ci siamo messi lì e abbiamo cercato un po’ di venirne a capo, esprimendo anche le nostre idee.
Vi siete anche confrontati sia con degli esperti che con delle persone normali come voi.
Sì, a gennaio abbiamo fatto il nostro campo invernale, come ogni anno. Abbiamo giocato, cantato, ma ci siamo anche confrontati su questa cosa. Sono venuti allora fuori alcuni progetti. Siamo andati a Trento, perché volevamo trovare opinioni diverse dalla nostra e anche da quelle delle persone collegate a noi. Abbiamo anche scritto svariate mail a persone che noi ritenevamo importanti, tra cui il presidente della Provincia Arno Kompatscher, il direttore della Caritas Italiana Mauro Pagniello e il prof. Alessandro Barbero. Anche grazie al loro aiuto e alle loro opinioni abbiamo capito meglio i termini della questione. E siamo stati in grado di scrivere una nostra “sintesi”.
Il testo che avete prodotto è il risultato del confronto tra di voi? Qual è il suo scopo?
Volevamo aiutare le persone che sono nella nostra stessa situazione. è un tema a cui pochi fanno caso e forse molte persone possono apprezzare il risultato del lavoro che noi abbiamo svolto in questi mesi.
Insomma: volevate condividere e… restituire.
Abbiamo anche realizzato un volantino che abbiamo distribuito ad un evento di autofinanziamento per il viaggio che faremo in estate. Lì c’è anche una lista delle cose che si potrebbero fare per crearsi un’opinione oggettiva e meno influenzata dalla propaganda. Gli striscioni invece li abbiamo appesi con l’intento di provocare un po’ le persone.
E l’idea del viaggio com’è nata?
Questo tipo di viaggio si chiama route e noi lo facciamo ogni anno. Abbiamo pensato di andare in Bosnia perché essendoci stata lì la guerra loro sono toccati più di noi dall’argomento del populismo. Lì potremo raccogliere altri punti di vista. E vogliamo vivere sulla nostra pelle gli effetti che hanno queste influenze esterne sulle idee delle persone. Non solo sui singoli ma anche sull’intera società e su uno stato.
Qual è il programma del viaggio in Bosnia?
Si svolgerà nei primi dieci giorni di agosto. Visiteremo Tuzla, Srebrenica e Sarajevo. In Bosnia potremo vedere gli effetti ancora presenti non solo della guerra ma anche del comunismo che c’era precedentemente in Jugoslavia.
Autore: Luca Sticcotti