Le curtes longobarde in Bassa Atesina

Uno dei periodi storici meno documentati e misteriosi della nostra regione è sicuramente quello longobardo. Sembra quasi che quell’esperienza pur così rilevante sia stata volutamente trascurata o cancellata dalla nostra memoria. Non fosse stato per lo storico Paolo Diacono, egli stesso di origine longobarda e vissuto nell’VIII secolo – giusto in tempo per assistere al crollo del regno longobardo nel 774 -, ben poco sarebbe rimasto di quel popolo che ha rappresentò una presenza fondamentale nella nostra terra.

I Longobardi entrarono in Italia nel 568 dall’attuale Ungheria ma erano chiaramente di origine scandinava. Si trattava di un popolo seminomade, costantemente alla ricerca di territori adatti alle loro esigenze. Perciò erano anche un popolo di guerrieri, spesso in conflitto con chi occupava i territorio più ambiti ossia quelli destinati all’attività agricolo-pastorale. Ovviamente erano entrati in contatto con il potente impero romano ma avevano vissuto quasi sempre ai suoi margini. Il loro regno terminò quando l’ultimo re longobardo fu sottomesso da Carlo Magno, potentissimo re dei Franchi.
Per quanto riguarda la Bassa Atesina, la loro capitale era Trento, sede di un potente ducato. Da questa città controllavano tutto il territorio trentino e la Bassa Atesina fino alle porte di Bolzano. Periodicamente occuparono anche il Burgraviato e altre zone come la Venosta. Non bisogna immaginare i Longobardi come un popolo incivile e privo di organizzazione sociale. Essi introdussero una sorta di ente locale circoscrizionale denominato curtis. Curtis era denominato anche il centro amministrativo stesso, composto da una torre o casa fortificata, abitazioni, magazzini per le derrate alimentari e alloggi per artigiani e guardie. Le curtes erano sottoposte alla sorveglianza del re e dei suoi gastaldi, che avevano il compito di amministrare il territorio e curare i rapporti con gli arimanni (uomini liberi in armi) e le guide militari. Successivamente queste curtes vennero arricchite anche dalle chiese che divennero di fatto le prime chiese parrocchiali dell’epoca successiva. A questo fatto, secondo lo storico Otto Stolz, dobbiamo la corrispondenza territoriale tra comuni e parrocchie, denominati rispettivamente “in plebis” e curtis. I territori amministrati dalle curtis erano molto vasti, anche se in epoche successive (per quanto ci riguarda di occupazione baiuvara) quasi ogni maso venne chiamato “Hof” o “corte”.
È noto che in quel primo periodo postromano la Bassa Atesina era di fatto una zona militarizzata e scarsamente abitata. È perciò assai probabile che le curtes della Bassa Atesina fossero molto estese. La corte di S. Pietro presso Ora comprendeva anche i comuni di Bronzolo, Ora, Montagna, Egna, Villa, Aldino e Redagno. Successivamente anche la parrocchia di S. Pietro occupò più o meno lo stesso territorio. Il centro amministrativo di questa estesa corte si trovava a Villa presso Egna. Un’ulteriore curtis si trovava tra Salorno, Laghetti, Cortina, Magrè, Cauria e Favogna, corrispondente alla parrocchia di S. Floriano. Si presume che il centro di questa curtis fosse Salorno, citata proprio da Paolo Diacono come sede di una battaglia tra Longobardi e Franchi nel 577. Non è escluso che un ruolo importante in questo senso abbia svolto anche la località di Cortina all’Adige, il cui nome è di chiara derivazione longobarda. I comuni di Cortaccia e Termeno con tutte le frazioni formavano un’altra curtis con sede a Cortaccia. Anche Termeno in seguito sarebbe diventato un importante centro longobardo e gastaldi qui governarono il paese secondo leggi longobarde ancora per molti secoli. Per quanto riguarda Caldaro, che nei secoli successivi assunse un grande rilievo a livello comunale e soprattutto parrocchiale, inglobando anche buona parte del territorio della Bassa Atesina, in origine faceva parte dell’arimannia longobarda di Romeno in Val di Non. Importante anche l’arimannia di Appiano, che si estendeva fino in Val d’Ultimo. In quanto alle figure più significative dell’ordinamento giuridico-amministrativo longobardo, accanto al gastaldo, rappresentante del re, conosciamo altre figure quali il dux militare e il Schuldhaizo, una sorta di sindaco, mentre il successivo conte, che sostituì i dignitari longobardi, è una figura introdotta dai Franchi.

Autore: Reinhard Christanell

Foto principale: foto: David Kruk

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