Creatività senza regole. O, per meglio dire: dettata dalle regole emozionali della musica nel trasmettere messaggi concreti sulla base di un lavoro improvvisato e in continuo divenire. Si tratta di un concetto forse complesso, ma in grado di rispecchiare l’essenza di Mike Fedrizzi e dei messaggi contenuti nella mostra d’arte “Gif – Generic Identity Format”, recentemente allestita a Vadena.
In questi ultimi anni Gif è stata portata in diversi comuni sudtirolesi. “L’essenza più profonda sembra non interessare poi molto, il nostro Essere sostituito dal nostro Avere, con un Formato di Identità Generica” è stata l’affermazione dell’artista, durante la presentazione a Vadena, nell’ottobre scorso con il Kuka Museum di Lukas Zanotti, con cui si pone di avvisare lo spettatore a guardare meno all’apparenza dettata dal mondo moderno e più alla sostanza.
“Una serie di tavole su carta, in cui le figure rappresentate racchiudono una sagoma umana, prigioniera di un’estetica insostenibile, che immobilizza, appiattisce e rende tutto simile”, è la definizione scelta dall’artista per quei fogli realizzati con pennarello e rapidograph durante un viaggio in Vietnam. Opere che a Vadena hanno riscosso un ottimo successo: “La prima volta ho presentato questa mostra a Laives in occasione dell’Identiti Motion Festival – rivela Fedrizzi – poi alla mediateca multilingue di Merano nel 2021, entrambe grazie all’associazione lasecondaluna di Laives”.
Mike Fedrizzi, parlava d’un viaggio in Vietnam, ma da dove sono arrivati gli stimoli per realizzare queste particolari opere?
Su questo genere lavoravo già da diversi anni: il viaggio è stato un caso, si è rotto il mio e-book e ho scelto di tenermi in esercizio cominciando a disegnare dei primi piani, ma sono lavori fatti nei ritagli di tempo del viaggio e poi conclusi a casa. Poi ho iniziato a fotografarli e a farne delle Gif, delle Grafic Interchange Format. Ho visto che potevano funzionare, così mi sono messo al computer sviluppando l’animazione, che è il cuore della mostra. Considerata la stagione, mi piaceva l’idea di appendere le opere, anche per dare un senso di precarietà, come nella poesia di Ungaretti “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
Da quanti anni si occupa di arte?
Ho la passione del disegno fin da bambino, ma d’altronde l’artista è un bambino sopravvissuto all’età. Ho frequentato l’istituto d’arte di Trento e dopo la qualifica dei tre anni ho iniziato a lavorare in uno studio grafico. Allora si usava il fotolito, le camere oscure, il rapidograph (strumento per il disegno tecnico) e via dicendo. Mi sono sempre occupato di grafica, ma l’avvento delle nuove tecnologie ha stravolto il mio lavoro, portandomi nella decorazione pubblicitaria, imparando varie tecniche con l’aerografo. Ma la musica è cambiata anche qui: il digitale consente di stampare un adesivo da progetto grafico e anch’io mi sono dovuto adattare, nonostante ami molto più lavorare a mano.
Ha fatto altri lavori?
Nel 2001 ho iniziato ad appassionarmi alla video arte e sono arrivato a formarmi digitalmente nello sviluppo di video-scenografie. Con una piccola videocamera riprendevo ciò che mi era intorno: usavo la telecamera come occhio digitale per un gioco con liquidi, cristalli, sabbie. Si tratta di un’idea che ho portato avanti per quattro o cinque anni assieme ad un gruppo musicale.
Quando, e come, ha capito che l’arte era la sua vocazione?
Da bambino sognavo di fare l’artista. L’arte è un linguaggio e io cerco di usare il mio per comunicare il mio punto di vista sulle cose.
Quanto serve, o è servito, per creare un’opera?
Un disegno equivale a mezz’ora, quaranta minuti di lavoro, al massimo un’ora. In esposizione ne porto settantadue, i più belli. In tutto sarebbero centocinquanta.
Sta lavorando a qualcosa di nuovo?
Sempre: ho abbandonato il rapidograph, molto pratico in viaggio, per l’inchiostro e quindi pennino e china, che danno possibilità diverse. Sto lavorando ad una serie di disegni che porterò in mostra. La musica è l’elemento trainante del mio lavoro, soprattutto il jazz sperimentale: mi piace combinare più discipline artistiche.
Autore: Daniele Bebber