Neve

Solo qualche giorno fa ho scoperto che esiste la Giornata Mondiale della neve. La cosa per me ha un significato particolare, dato che da sempre amo la neve in tutte le sue forme. Questo tipo di passione ha anche una sorta di nome, nivofilia, e tutti coloro che la condividono sono accomunati da un forte sentimento di attesa che dura tutto l’inverno, simbolicamente rappresentato dalla comune ricerca di un lampione ove poter scrutare, nelle più frequenti ore di buio che caratterizzano la stagione, sperando di veder cadere prima o poi i primi radi e piccoli fiocchi, rinnovando la magia.

Giusto domenica scorsa, personalmente ho di nuovo alimentato la mia passione, recandomi sul Colle, l’unica montagna della conca bolzanina che fa parte del territorio del capoluogo. Lì è bastato compiere qualche passo verso il bosco, partendo dalla stazione a monte della funivia, per lasciarsi alle spalle il grigiore della pioggia ed entrare invece nell’atmosfera magica e innevata.

Nonostante i cambiamenti climatici che rendono le nevicate sempre più rare, anche a partire dai fondovalle più in quota, ingegnandosi, si riesce dunque ancora a fruire del prezioso paesaggio invernale più puro. Per farci cosa? Come dicevo, è più che sufficiente gettare uno sguardo a ciò che sta intorno a noi, respirando a pieni polmoni, passeggiando e ascoltando il tipico rumore della neve sotto le scarpe, in un contesto in cui tutti i rumori sono magicamente attutiti.

Ma sulla neve e con la neve è possibile praticare anche numerosi sport invernali, com’è noto. E – anzi – questo è il motivo per cui la Giornata Mondiale della Neve è stata istituita nel 2012. Ma non solo. Tra le motivazioni e gli obiettivi di questa ricorrenza c’è di nuovo anche e semplicemente, il desiderio di “sensibilizzare alla salvaguardia degli ambienti montani imbiancati”.

A questo proposito c’è un passaggio, nel romanzo di Francesca Melandri “Eva dorme”, che descrive in maniera mirabile la magia della neve. Eccone un breve estratto.

“Dopo, arrivò la neve. Scese abbondante sulla cittadina, e poi ne cadde ancora, e non smise, continuò a fioccare, nell’aria fluttuavano merletti esagonali grandi come farfalle. […] I bambini cominciavano a pensare che non avrebbe più smesso, avrebbe nevicato per sempre, fino alla fine tempi, e il mondo sarebbe diventato una gigantesca palla di neve […].”

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