A volte basta davvero un attimo perché una vita cambi, nel bene o nel male; e nel caso dell’atleta paralimpico Alessandro Colombo è chiaro che dal suo dramma personale ne è scaturita una forza di volontà non indifferente, che può essere portata ad esempio per chi ha avuto la sua stessa sventura. Al termine di 24 ore di gara l’atleta, lombardo di origine ma da anni residente a Salorno, ha concluso l’Everesting Challenge, ripetendo 14 volte la salita tra la stazione a valle e quella a monte a Mezzocorona sino a coprire un dislivello di 8.840 metri.
Era una giornata qualsiasi del lontano 1997 quando un’incidente in moto in paese – “banalissimo”, come lo ha definito lui – ha scombinato la vita di Alessandro Colombo. “L’incidente mi ha distrutto parte della gamba, avevo un ginocchio disarticolato e mi si è procurata una sindrome compartimentale: ho dovuto subire la sub amputazione della gamba sinistra che è stata riattaccata, ma è rimasta gravemente menomata, con paralisi e deficit neurosensoriali”.
Lo sport come prima terapia
Per ritornare ad avere una buona forma fisica si è dedicato al ciclismo, ed è andata bene, tanto che in breve è entrato a far parte della nazionale paralimpica collezionando successi, fra cui le due corse a tappe nel 2009 e nel 2010 a Vuelta Chiapas, in Messico: “Era un po’ un esperimento per vedere se il disabile sopravviveva – scherza – c’erano tre professionisti, due dilettanti e un’atleta amputato”.
Dopo vent’anni iniziano i problemi gravi
Per vent’anni la qualità della sua vita è stata molto buona, poi cinque anni fa sono sorti alcuni gravi problemi: “La gamba non reagiva bene alle terapie farmacologiche e il dolore non mi lasciava mai, soprattutto quando venivo toccato, urtato o se appoggiavo il piede.
Così mi sono rivolto ad un’equipe di medici di Bressanone guidata dal dottor Alexander Gardetto, che hanno messo in pratica una tecnica innovativa che si chiama Tsr Tagreted Sensory Reinnervation: “È stato l’unico chirurgo che ha capito come stavo anche intimamente, umanamente – spiega – Così mi sono affidato a lui per l’amputazione che è stata completata attraverso un innesto di nervi eliminando completamente la sofferenza”.
“Dopo l’amputazione ho deciso di affrontare questa sfida:
mi sono allenato per oltre un anno e mezzo. Sono tornato a fare sport, ad andare in bicicletta, a praticare il triathlon”
La volontà di far conoscere la cura
“Dissi ad Alex che dovevamo fare qualcosa per far sapere che questa possibilità esiste, e che potrebbe rappresentare una via d’uscita per le persone che hanno avuto il mio stesso problema”. Ed è qui che è nata l’idea di #Tagliato per vivere: “È un progetto medico/scientifico e sociale che ha lo scopo di divulgare la tecnica chirurgica, organizzare formazione e sensibilizzare la politica locale affinché la procedura venga inserita nelle prestazioni a carico del Servizio sanitario – continua – l’amputazione era un impegno di rinascita con me stesso ma anche per chi vuole trovare una soluzione a un problema simile”.
E partecipare all’Everesting Challenge è servito a dimostrare il successo dell’intervento; supportato dal Cerism di Rovereto, dal dottor Giulio Sergio Roi e dal dottor Giorgio Perruco, Colombo ha portato avanti un duro quanto faticoso allenamento: “Mi sono allenato per oltre un anno e mezzo. Sono tornato a fare sport, ad andare in bicicletta, a praticare delle gare di triathlon”.
Una lotta con se stessi e ora il riposo
Così, lo scorso 7 aprile alle 5.53 il nome di Alessandro è entrato nel Guinnes dei primati per aver ripetuto 14 volte la salita tra la stazione a Valle e quella a Monte a Mezzocorona sino a coprire un dislivello di 8.840 metri. Un’impresa frutto del lavoro di squadra, un traguardo dedicato alla propria famiglia. “Mi sono trovato a combattere con le mie emozioni. Ho avuto dei crolli, ma non potevo mollare. Adesso mi concederò un po’ di riposo. Poi riprenderò gradualmente a fare sport”.
Autore: Daniele Bebber