Rocky

È stata una domenica difficile; il nostro canarino Rocky, non c’è più; lui che – insieme a Darko – allietava tanti momenti ed alleviava giornate pesanti non c’è più. L’anellino FOI in alluminio, che gli allevatori e gli ornicoltori appostano alla zampa come riconoscimento, si era purtroppo saldato alla parte ossea e gli creava parecchi disturbi circolatori, sia di movimento, sia di riposo notturno, sia di rigetto dell’arto, che continuava a beccarsi, strappandosi perfino le unghie. La settimana scorsa avevamo fatto rimuovere l’anellino dal veterinario, ma purtroppo sapevamo che le speranze di sopravvivenza erano scarsissime. La necrosi alla zampetta destra e piccole emorragie esterne sono proseguite fino all’epilogo di domenica mattina. Forse, come un brutto anatroccolo, nella vita e non solo nella fantasia, c’è sempre colui che deve lottare più degli altri, che ha la strada più in salita, che è più sensibile e avverte con maggior empatia ingiustizie e situazioni delicate. So che tanti di voi non sono propensi a pensare di tenere piccoli volatili in gabbia; che per noi tutti, figli o gigli, unici o fratelli, vittime o carnefici, uomini e donne di ragione e istinti (alti e bassi), alla fine, una vita in gabbia ce la consumiamo ugualmente; ma rispetto a degli animaletti di poco più di 20/30 grammi (il peso dell’anima dicono sia di 21 grammi) che hanno una vita impostata, dal mangime al beveraggio, dal bagnetto all’osso di seppia, dagli stecchi di miglio all’altalena, dai posatoi alle vitamine noi abbiamo la fortuna sempre di scegliere, di creare e di compiere cose e azioni miracolose e meravigliose; Rocky e Darko sono arrivati circa tre anni fa, dopo uno scambio di animali domestici in famiglia, tra gatti e canarini; io e la mia compagna ce ne siamo presi cura volentieri e, sebbene qualche piccolo timore iniziale, s’è subito creata grande sintonia; sono animali molto intelligenti e sensibili, che si affezionano enormemente. Se c’è qualcosa che gli manca è davvero la parola. Il canto, che può cambiare ed arricchirsi da una stagione all’altra è davvero qualcosa di tangibile, che resta nella memoria, che spalanca lo spazio temporale, ti fa varcare la soglia della Natura e ti fa proiettare e piroettare in un bosco anche restando sul divano. Peraltro il momento quando si avverte maggiormente la loro mancanza è durante il cambio delle piume, in cui non cantano per 2/4 mesi, perché l’energia è loro indispensabile alla nuova livrea. A Darko abbiamo preso una gabbia enorme, mentre Rocky aveva avuto qualche problema neurologico e si muoveva poco, ma si era anche ripreso sorprendentemente. Al posto dei posatoi in plastica avevo ricavato dei sostegni naturali con dei rametti di melo trovati in campagna; tra febbraio ed aprile li teniamo sempre vicini ai semenzai, che crescendo, li accorpano attorniati da una piccola foresta verde.

Autore: Donatello Vallotta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *