In un curioso baedeker per ciclisti uscito in Tirolo nel 1895 compare anche il tour Innsbruck – Brennero – Bolzano – Ala – Verona. In sostanza, la vecchia via del Brennero romana. Superate le Alpi e la Val d’Isarco, il ciclista di fine ‘800 arrivava a Rencio attraverso il famoso Kuntersweg che da Colma conduceva a Prato Isarco.
Questa mulattiera di fondovalle, che permetteva di aggirare la salita del Renon e quindi il vecchio percorso romano Auna di Sotto – Longomoso – Longostagno, era stata realizzata nel XIV secolo da Heinrich Kunter, che in cambio dell’enorme spesa ottenne dai conti del Tirolo il diritto di riscuotere un pedaggio e di edificare due taverne. 100 anni dopo il percorso fu ampliato e reso carrabile. Bolzano ottenne così la sua agognata porta verso i ricchi mercati tedeschi. Anche Egna e gli altri paesi della Bassa Atesina approfittarono enormemente della nuova via commerciale.
L’importanza della via del Brennero era già nota ai Romani, che un millennio e mezzo prima avevano inaugurato le rotte militari e commerciali verso le Alpi e la Germania con tre percorsi verso Augsburg / Augusta Vindelicorum, fondata da Augusto nel 15 a.C. : il Resia, il Brennero e il Passo di Monte Croce Carnico. Nei secoli successivi, proprio il sistema stradale di 80000 km determinò la diffusione capillare del latino come lingua veicolare e, soprattutto, del cristianesimo in Europa.
Le tre strade e la rete di percorsi laterali costituivano un insieme organico incentrato proprio sul passo del Brennero (posto a “soli” 1370 s.l.d.m.) e il collegamento tra Verona e Augsburg. La famosa via Claudia Augusta, che attraversava anche la Bassa Atesina, fu costruita due secoli prima della via del Brennero ma successivamente divenne una arteria secondaria di quest’ultima.
Se in epoca repubblicana ci si accontentò di rendere percorribili le vecchie mulattiere montane e di riadattare le ampie piste spontanee in pianura, in età imperiale la “via publica” delimitata e sottratta alla proprietà privata divenne la regola. Ancora oggi antichi tracciati romani inutilizzati risultano di proprietà demaniale secondo il principio romano “viam publicam populus non utendo amittere non potest” che ne esclude l’usucapione. La delimitazione della via publica (via deriva da vehere, trasportare) prevedeva un actus centrale e carrabile (da agere, guidare le bestie) e due iter (da ire, camminare) pedonali laterali. La larghezza complessiva variava tra 10 e 120 piedi. Oggigiorno è difficile individuare antiche vie romane perché spesso si trovano sotto quelle moderne. L’unica ausilio è rappresentato dai famosi miliari o altri monumenti (spesso funebri) eretti ai bordi delle strade stesse.
Per tornare al nostro percorso, la sottomissione della Rezia e della Vindelicia convinse Druso a realizzare la strada verso Augusta attraverso il passo Resia. La via Claudia fu poi ultimata da suo figlio Claudio. Alla confluenza tra Adige e Isarco e nei pressi del grande ponte di Druso (forse a Gries?) fu fondata la stazione di Pons Drusi e più a nord Veldidena, l’odierna Innsbruck. Qualche anno prima, nel 24, era stata costruita la strada da Verona a Tridentum che poi permise l’attraversamento completo della valle dell’Adige e della Bassa Atesina. Settimio Severo e Caracalla completarono la via del Brennero verso il 200 d.C. Nell’itinerarium Antonini e nella Tabula Peutingeriana, due carte stradali romane, la via del Brennero conta 13 stazioni tra Verona e Augusta. Fino a Pons Drusi la misurazione in miglia (1480 m) risulta perfetta, successivamente si trova qualche inesattezza. La lunghezza complessiva varia quindi tra 402,5 e 427,5 km. L’itinerario Antonini segna da Tridentum le stazioni di Endidae (sotto Castelfeder) e Sublavione, la Tabula parla di Tredente, Ponte Drusi e Sublavione.
Concludendo, i nostri ciclisti moderni nel 1895 dopo Bolzano, dove al Cafè Kusseth nelle ore serali era possibile incontrare i velocipedisti locali, erano indirizzati a Laives attraverso il ponte sull’Isarco (Loreto), Bronzolo e Ora. Dalla palude di Termeno si raggiungeva Egna e Salorno (dove in antichità sboccava una mulattiera proveniente da Faedo) e poi, finalmente, il confine di stato di Ala, dove gli esosi finanzieri italiani pretendevano lo sdoganamento della bicicletta con pagamento del relativo pedaggio.
Redattore: Reinhard Christanell