L’intreccio tra la storia della città e il secolo del “Carducci”


Venerdì 18 ottobre il liceo “Giosuè Carducci” di Bolzano festeggia il suo centenario con un’intensa giornata di incontri, testimonianze, eventi teatrali e musicali. Viene anche inaugurata una mostra storica che ripercorre le vicende di questo liceo, strettamente intrecciate a quelle della nostra comunità cittadina. Ne parliamo con il curatore, lo storico Carlo Romeo, che ha conosciuto il “Carducci” prima come studente e poi, da oltre un trentennio, come docente.

Cent’anni sono un traguardo importante per una scuola italiana nella nostra provincia… 

Insieme all’istituto tecnico “Battisti”, il “Carducci” è la più antica scuola secondaria in lingua italiana nata a Bolzano. Sono nati insieme, nel 1919, condividendo la stessa unica aula e, per le materie comuni, gli stessi insegnanti. Infatti, anche se l’istituzione del “Regio Liceo” è del 1924, il ginnasio, le cui prime tre classi corrispondevano alle attuali scuole medie, nasce subito dopo l’annessione dell’Alto Adige al Regno d’Italia. 

Qual era il contesto in cui è nato il “Carducci” nel 1924? 

Negli anni Venti è un piccolo liceo potremmo dire “di confine”. In quel periodo il regime fascista inaugura una politica di italianizzazione e vengono chiuse le scuole tedesche. Per questo tra i suoi diplomati troviamo fino al 1943 molti alunni di lingua tedesca. I numeri crescono nella seconda metà degli anni Trenta di pari passo con il rapido incremento della popolazione di Bolzano. Dal punto di vista sociale, le famiglie degli alunni sono più varie di quello che generalmente si pensa; non solo la borghesia medio-alta, ma anche le categorie dei piccoli impiegati, commercianti, tecnici etc. Del resto, all’epoca, il diploma di maturità classica era l’unico che consentiva l’accesso a tutte le facoltà universitarie. 

Quali le principali novità nel secondo dopoguerra?

La storia di una scuola riflette tutte le metamorfosi della società e ciò vale anche per il “Carducci”. Per fare un esempio, dagli anni ‘60 cresce il numero delle alunne che supererà presto quello dei maschi e le classi sono finalmente “miste”. Gli studenti ottengono o si prendono nuovi spazi (assemblee, giornalini scolastici) e nel 1969 e 1977 ci sono due occupazioni. Ovviamente anche sul piano dell’offerta didattica si susseguono nei decenni radicali novità. Ad esempio, un momento importante è il 1994 con la nascita dell’indirizzo linguistico, che ha subito molto riscontro. Oggi il liceo è “classico e linguistico”.

La storia di una scuola è anche storia delle sue sedi, che rimangono nella memoria di chi le ha frequentate.

La sede “storica” è stata in Piazza Domenicani dal 1924 al 1972, anno in cui il liceo si trasferì nel nuovo edificio di Via Manci. Nel 2010 esso fu abbattuto per essere ricostruito ex novo, non prima però che centinaia di ex carducciani si ritrovassero per ripercorrere insieme i corridoi, le aule, i luoghi impressi nella memoria.

Ci sono figure di presidi o docenti di particolare riferimento per la storia del liceo?

Così tanti che è impossibile qui selezionarne alcuni. Per fare qualche nome tra i presidi, Carlo Busato ha retto il liceo in tempi difficili (guerra e dopoguerra), Claudio Nolet ha il record della presidenza più lunga (quasi un ventennio), Vito Mastrolia ha guidato la nascita dell’indirizzo linguistico. Tra i docenti, uno per tutti: Francesco Moggio, il cui originale stile di insegnare i classici greci e latini (dal 1938 al 1974) ha appassionato generazioni di studenti. A lui è intitolata la biblioteca del liceo.

Autore: Luca Sticcotti

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