Domenica 6 ottobre 2024 a Badajoz, Extremadura, Spagna, ha lasciato la vita terrena Mario Gasperi, musicista e chitarrista meranese, concludendo il suo percorso fatto di note, assoli e un forte sensibilità artistica espressa nel corso della sua carriera. Mario, nato a Merano il 27 febbraio 1959, noto a molti per la sua attività in musica oltreché il negozio di biciclette in via Wolkenstein, si era trasferito a Tenerife prima e Badajoz poi nel 2004.
Nonostante i vent’anni di lontananza, molti gli amici, musicisti e non, che hanno espresso cordoglio e lo hanno ricordato una volta appreso della sua dipartita.
Maurizio Lonardi, chitarrista meranese ne ha ricordato il suo essere molto dotato e coraggioso musicalmente, oltre ai bei momenti della gioventù, quando iniziarono a suonare assieme, lavorando anche nei campi di mele per potersi permettere chitarre ed amplificatori.
“Porta il legno che suoniamo” era solito dirgli Mario quando iniziavano le loro jam, fra ascolti e suonate: Crosby Steel Nash & Young, Santana, Emerson Lake and Palmer fino all’amore per i King Crimson, uno dei suoi gruppi preferiti da sempre e per sempre.
Proprio i King Crimson possono essere una connessione con Max Carbone, bassista e altro grande amico.
Max racconta la forte connessione musicale e personale, i pomeriggi passati ad ascoltare dischi e poi a suonare, con Robert Fripp (King Crimson) e il suo gruppo come principale fonte di ispirazione.
Ne ricorda altresì l’inquietudine e una sorta di onnivoria musicale, sempre alla ricerca di migliorarsi… Era capace di tantissima disciplina. E poi la tecnica: secondo lui in altri contesti avrebbe potuto avere opportunità maggiori.
Gli anni Settanta hanno visto Mario affrontare vari generi dalla prog alla sperimentale, il rock fino ad arrivare all’ascolto e allo studio della musica classica: Arnold Schonberg uno dei suoi riferimenti più importanti.
Mike Frajria, noto musicista meranese ne ricorda l’incontro in musica sottolineandone il forte desiderio di suono (“Una sera suonò nonostante si fosse tagliato un dito, sanguinasse, e noi stessi lo invitassimo a rinviare le prove, poiché era importante suonare”), un forte senso della dinamica e delle inflessioni “zappiane”.
Negli anni successivi ebbe modo di saggiarne la profonda conoscenza ed erudizione in campo musicale. Aveva sempre avuto la tendenza ad immergersi completamente in ciò che faceva, indifferentemente dallo stile e dal genere, e nel tempo iniziò a cercare anche di entrare negli aspetti culturali di quel che suonava.
Dopo aver tentato senza concludere le strade del Dams e del conservatorio a Bologna, proprio dalla città felsinea iniziò la collaborazione con Vittorio Zanella e Rita Pasqualini e il loro teatrino dell’Es, compagnia teatrale di burattini e marionette oggi pluripremiata eccellenza italiana ed internazionale del settore, di cui compose numerose musiche.
Lo stesso Vittorio disse “Aveva una sensibilità rara nel costruire musiche, che vestivano benissimo i nostri burattini. Gli descrivevamo il carattere del personaggio e lui entrava perfettamente nel suo dna creando le sonorità perfette.”
Negli anni Novanta si unì per un periodo ai We and Them, noto gruppo reggae locale, famoso anche per essere stato fra i cinque migliori gruppi reggae d’Italia al Rototom sunsplash del 1999 (il maggiore festival reggae d’Italia e d’Europa).
Alfio Casaro, leader dei WaT, ricorda l’ingresso di Mario col suo background rock-prog che dette quel tocco rockeggiante, ma anche la professionalità e l’esigenza nel raggiungere i migliori risultati in sala, studio e dal vivo.
Anche qui si addentrò in profondità nel genere, con Bob Marley che andò ad affiancare altri riferimenti quali Pink Floyd, Santana, Area, Frank Zappa, Brian Eno. Il reggae tornerà anche successivamente al suo trasferimento in Spagna, dove lavorò ai bar “Lambretta” e in seguito al “Codigo13” a Tenerife, locali nei quali ebbe modo di mettere in atto la sua arte organizzando jam, session ed eventi in cui mescolare musica, musicisti, arte, poesia, pittura e qualsiasi forma artistica vi si potesse inserire.
In questi locali conobbe Pilàr Sanchez, con cui avrebbe condiviso tutto l’ultimo tratto della sua vita, artistica e non, lavorando ad una sorta di fusione fra flamenco, in cui si addentrò con la consueta solerzia ponendo Andrès Segovia al vertice delle sue ispirazioni, il reggae e svariati elementi interiorizzati nelle sue esperienze. Si passava così da brani di Bob Marley a temi spagnoleggianti di Segovia, Tarrega fino a reinterpretazioni di Schubert o Bach.
Pilàr ne ricorda la forte sensibilità che veniva espressa dalla sua musica.
È sicuro che le note che ha lasciato nell’aria ne tengono e ne terranno vivo il ricordo in chi lo ha conosciuto e in chi gli ha voluto bene, poiché, come diceva Bob Marley, “There’s a natural mystic blowin’ through the air”. Hasta luego, Mario!
Autore: Nicola Gasperi (Niko Fyah)