Il ruolo dell’arte oggi è spesso dibattuto insieme al quesito se essa debba esprimere bellezza o piuttosto irritazione e portare il fruitore a indignarsi, discutere, riflettere. Ebbene: lo scultore Gunter Demnig ha saputo trovare la propria risposta a questi quesiti amletici, facendo della Memoria la sua opera più importante e riconosciuta.
Nato a Berlino nel 1947 ha fatto suo il concetto del Talmud secondo cui una persona viene dimenticata solo quando si scorda il suo nome. Nel 1992 creò e posizionò la prima delle sue pietre d’inciampo nella sua città natale e a tutt’oggi sono più di settanta mila le pietre che ricordano in tutta Europa altrettante vittime della Shoah. Si tratta di pietre cubiche molto simili a sanpietrini sulla cui sfaccettatura superiore viene fissata una lamina di ottone di 10 x 10 cm, con incisi il nome, l’anno di nascita, la data e il luogo della deportazione, il luogo e la data della morte della vittima.
Il 28 marzo 2014 anche a Merano furono collocate le pietre d’inciampo. L’idea di questo importante progetto fu della scuola alberghiera Savoy che contattò e tenne i contatti con l’artista; il lavoro di ricerca così come la lista dei nomi e degli edifici che furono l’ultimo domicilio degli ebrei meranesi dove sarebbero state posizionare le pietre, fu effettuata dagli studenti di due classi del Gymme e del Gandhi che lavorarono insieme per due anni scolastici, prima presso l’Archivio storico e poi a scuola per realizzare le biografie inedite e il libro che ne scaturì. Il progetto ha avuto come obiettivo il non lasciar cadere nell’oblio tutte quelle donne, quegli uomini e quei bambini che vissero e operarono in città e la mattina del 16 settembre 1943 furono strappati dalle loro case, deportati e uccisi nei campi di sterminio del Reich.
Autrice: Rosanna Pruccoli