Ho pensato a lungo a come avrei voluto concludere la rubrica della “città digitale” in questo 2020 così difficile sotto tanti punti di vista. Avrei certamente potuto raccontarvi di qualche curiosità o ulteriore avanzamento della tecnologia, che sempre più sta diventando un’estensione di noi stessi – come un grande paio di occhiali sul mondo, digitale e non. Oppure avrei potuto raccontarvi di una delle tante problematiche che ancora le nostre città non hanno risolto. Ma sono tutti esempi piccoli di fronte ad un tema molto più ampio che ci tocca, e ci deve sempre più toccare, tutti: quello dell’alleanza, ancora purtroppo incompiuta, tra scienza e umanesimo.
In quest’anno di pandemia ci siamo accorti ancora una volta di quanto non sia fatta di certezze, ma di evidenze da scoprire con fatica e dedizione, di passi falsi e dibattiti, di torri che vengono costruite piano piano, buttate giù, e ricostruite. Ce ne siamo accorti quando abbiamo sentito gli scienziati in disaccordo su molti dei temi di dibattito: questa è la normalità, sopratutto se consideriamo che il Covid-19 è un fenomeno davvero molto recente. Ma ci siamo anche accorti che spesso i messaggi degli scienziati sono indecifrabili, e quando non si capisce ci si arrabbia, e arrabbiandosi si arriva persino al rigetto (e quindi alla negazione) della realtà.
Chi, se non gli umanisti (nell’accezione più ampia del termine), possono aiutare gli scienziati a farsi comprendere meglio?
Migliorare la comunicazione di concetti difficili è però solo una piccolissima parte del problema. Abbiamo visto ancora una volta quanto la scienza, l’economia, la politica, l’etica, e chi ne ha più ne metta, non possono essere considerate a compartimenti stagni: creano una matassa che possiamo districare solo creando una vera e propria alleanza virtuosa tra tutte queste discipline. Un’alleanza in cui i medici si confrontano con filosofi e sociologi prima di parlare al grande pubblico, in cui l’etica viene affiancata all’economia, in cui i dati vengono curati dagli esperti informatici e presentati da designer ed esperti di comunicazione, in cui sono i pedagogisti a indicare come trasformare la didattica e le aule.
Tornando, nel nostro piccolo, alla città digitale, mai come oggi è importante tornare a leggere il Manifesto di Vienna sull’umanesimo digitale (https://dighum.ec.tuwien.ac.at/dighum-manifesto/). Se non ora, quando?
Autore: Marco Montali