Dopo Tokyo ora Parigi. Debora Vivarelli, campionessa bolzanina di tennis da tavolo si è qualificata per la sua seconda Olimpiade; è una delle poche azzurre della disciplina a riuscire in questa impresa. è nata a Caldaro da una famiglia tutta pongista: la madre, ex giocatrice, dirige la società per cui gioca Debora, mentre la sorella maggiore è allenatrice, e il padre e la sorella minore praticano ancora lo sport. Oggi andremo a conoscere assieme questo sport non così conosciuto.
Ciao Debora, raccontaci in breve chi sei…
Ho 31 anni e sono cresciuta a Caldaro dove i miei genitori sono venuti ad abitare da Bolzano 35 anni fa. Ho iniziato a giocare a nove anni proprio grazie ai miei genitori che praticano questo sport da una vita.
È una questione di famiglia… sono orgogliosi di questo risultato?
Credo siano molto orgogliosi di questo risultato. È proprio un risultato di famiglia, ognuno di loro ha contribuito a modo suo. Purtroppo, a Tokyo non sono potuti venire per via della situazione Covid. Sono davvero contenta di essermi qualificata per una seconda olimpiade, così finalmente la mia famiglia potrà vedermi giocare.
Queste non saranno le tue prime Olimpiadi, raccontaci qual è la sensazione di esserti riconfermata a questi livelli?
La seconda qualificazione alle Olimpiadi forse è stata più complicata della prima. In questi tre anni ci sono stati numerosi alti e bassi. Ho sempre avuto il mio obiettivo chiaro in testa, ma non nego il fatto che a volte avevo dei dubbi. Sono fortunata ad avere un allenatore che ha creduto in me anche quando io stavo per buttare la spugna.
Quali sono le tue ambizioni per questa edizione?
Se a Tokyo sono andata per partecipare, a Parigi vorrei andare con la consapevolezza di potermela giocare con tutte, tolte le asiatiche ovviamente. Ho avuto una buona stagione, so che se mantengo questo livello posso fare bene.
Sei pronta per Parigi?
Al momento sto facendo una piccola pausa dagli allenamenti al tavolo. È stata una stagione lunghissima. Mi sto godendo un po’ di mare in Portogallo ma sto curando particolarmente la preparazione fisica. A breve riprenderemo la preparazione al tavolo in Italia ed in Svezia, prima di partire per Parigi.
Quali sono le caratteristiche per essere un bravo pongista?
Per diventare una buona pongista bisogna essere disposti ad allenarsi 5-8 ore al giorno, soprattutto da giovani. La parte fisica negli anni è diventata sempre più importante. Bisogna essere rapidi, esplosivi e forti. La parte più importante però rimane comunque la testa, rimanere lucidi e forti mentalmente. A me piace descrivere il mio sport così “Correre i 100 metri mentre giochi a scacchi”. Devi essere veloce e nel mentre essere in grado di anticipare le mosse dell’avversario.
Chi ti aiuta in questo percorso?
Il nostro sport richiede enormi sacrifici in quanto la quantità di allenamenti è enorme e le trasferte in tutto il mondo sono molto impegnative. Ho la fortuna di avere sempre la mia famiglia alle mie spalle ed un marito fantastico. Essendo uno sportivo anche lui, capisce la vita che faccio e tutti i sacrifici che devo fare. Ho imparato tanto anche da lui. Un aiuto fondamentale me lo da anche la mia psicologa, Monika Niederstätter. Ci terrei a ringraziare il Gruppo Sportivo dell’Esercito del quale faccio parte da parecchi anni. Senza di loro tutto questo non sarebbe possibile. Sono veramente orgogliosa di far parte della grande famiglia dell’Esercito e di poterlo rappresentare nelle mie competizioni ad ogni livello. Inoltre, un ultimo ringraziamento va alla Provincia Autonoma di Bolzano.
Autore: Niccolò Dametto