Merano vissuta da primo cittadino

Il sindaco di Merano Dario Del Medico si trova ormai oltre la metà della sua prima legislatura e traccia un bilancio del ruolo che non si aspettava di poter ricoprire ma che oggi vive serenamente, pur non nascondendo le tante difficoltà. Nel suo ufficio nel cuore della città Dal Medico ci ha parlato del futuro della città del Passirio, dei suoi problemi, dei grandi progetti che stanno trovando oggi una realizzazione e di quelli che ancora sono solo tratteggiati sulla carta.

Era l’ottobre del 2021 quando l’avvocato Dario Del Medico varcò per la prima volta il municipio con la fascia tricolore, e lo fece dopo essersi candidato con una lista civica totalmente slegata dai partiti tradizionali; una scelta che – numeri alla mano – venne premiata dagli elettori. Oggi a distanza di tre anni molto è cambiato, sia per lui che per la città.

Sindaco Del Medico, lei è stato eletto in una lista che si poneva oltre le divisioni ideologiche, e pare che questa scelta  si sia rivelata vincente. Qual è la situazione oggi, le sembra che questa spinta civica sia rimasta nei cuori dei cittadini?

Secondo me sì, anche perché gestire una città di queste dimensioni richiede soprattutto uno sforzo amministrativo, per cui non c’è il reale bisogno di un collegamento con la politica nazionale. Avevo accettato di correre per le Comunali, ritenevo la proposta un onore, e avevo detto fin da subito che avrei voluto essere un candidato indipendente fra le civiche. Poi, con mia grande sorpresa, i meranesi hanno deciso di votarmi, evidentemente premiando anche questa scelta, che ritengo vincente ancora oggi: non sono legato a nessuno, mi sento davvero super partes, e sono davvero a mio agio così. 

In questo suo mandato sono stati sciolti molti nodi cruciali dell’amministrazione cittadina. Fra questi la questione dell’areale militare, che potrebbe diventare parte integrante della città… 

Non è una questione semplice, e trovare una soluzione non sarà così agevole come potrebbe sembrare: sta passando piano piano nelle mani della Provincia, e poi potrà passare nelle mani del Comune. Il problema è che il Comune non ha le potenzialità economiche per poter pensare di acquistare quell’areale, perché – lo ricordo – non verrà ceduto a titolo gratuito. In merito però ci sono moltissime idee; un paio di anni fa abbiamo fatto un convegno sul tema, ed ora vorremmo organizzarne un altro per avere una visione più concreta su quello che potrebbe essere lo sviluppo di questa zona. Siamo però consapevoli che qualsiasi idea avrà bisogno di diversi lustri per vedere la luce, per cui dobbiamo essere molto elastici nella pianificazione, rispondendo alla domanda: quali saranno le esigenze della città fra 20 anni?

Ma quale sarebbe il suo sogno in merito?

Merano come centro secondo centro altoatesino non ha ancora un suo palazzetto dello sport: tutte le società sportive che militano tra le serie A di pallamano e altre Serie B e che fanno campionati nazionali, sono sempre dipendenti dalla disponibilità delle scuole, e sono quindi sempre ospiti. È un sogno, ma in realtà assieme alla Provincia sono già in atto dei contatti con “Euregio Plus”, che potrebbe essere utile per investimenti a lungo termine.

E poi c’è la questione dell’ippodromo: siamo finalmente a un vero punto di svolta?

Siamo riusciti a firmare il contratto di permuta, si tratta di un bel passo avanti per il suo rilancio. Abbiamo a disposizione un “gruzzoletto” da investire, e sono molto felice delle persone che sono state nominate nel relativo gruppo di lavoro: la Provincia ha nominato due tecnici,  Daniel Bedin, direttore del Dipartimento opere pubbliche e valorizzazione del patrimonio e Andrea Sega, direttore dell’Ufficio edilizia est, mentre noi abbiamo scelto altri due membri, l’avvocata e vicepresidente di Merano Galoppo Clara Martone e il consulente aziendale Richard Stampfl, grande appassionato di ippica, nonché proprietario di cavalli. Sono persone che se ne intendono, che conoscono le necessità ed i problemi del settore.

Uno dei temi più stretta attualità è quello dell’overturism. Com’è la situazione a Merano?

Merano è una città a vocazione turistica da sempre e di turismo vive, ci guadagnano tutti, non solo gli albergatori, e questo è un particolare che non tutti comprendono davvero. Sono stato in città che un tempo erano dei templi del turismo, e che oggi invece sono in crisi, come Chianciano Terme, per esempio, che oggi è ridotta a città fantasma, e questo lo vorrei davvero evitare a Merano. Proprio in questo periodo stiamo lavorando con l’Azienda di soggiorno per creare un percorso che renda Merano attrattiva prima per i residenti e poi per gli ospiti, facendoli poi naturalmente convivere. 

Il turismo è strettamente legato anche con la mobilità. A Merano in questi ultimi anni sono state fatte opere importanti per gestire il traffico. A che punto siamo?

Siamo a buon punto per quanto riguarda la circonvallazione interrata, speriamo di riuscire a renderla percorribile per i primi mesi del 2026. Con essa, poi, ci sarà un estremo bisogno di riorganizzare la viabilità nella zona della stazione grazie al Centro di mobilità, un progetto che è sul tavolo delle giunte da almeno 13 anni. Nella zona dove ci oggi sono i container vorremmo creare un centro di interscambio, dove i cittadini arrivano in città in treno e si possono poi spostare senza difficoltà in autobus o con la bicicletta. Non è un progetto facile da realizzare, siamo ancora nella fase di elaborazione del Pums, ma è di estrema importanza: nel momento in cui verrà aperta la circonvallazione il problema del traffico verrà trasferito nella zona della stazione ferroviaria. E se lì non si crea uno snodo, il traffico inevitabilmente si ingolfa.

Con i suoi comitati, Merano è un esempio per quanto riguarda la partecipazione nei cittadini all’amministrazione della città nei quartieri. In questo periodo in cui la crisi del volontariato si fa sentire aspramente, sembra un segnale molto positivo…

Lo è, ne siamo tutti affascinati, soprattutto appunto per quanto riguarda i comitati: crescono spontaneamente, creano il loro statuto, si organizzano in autonomia, scelgono i loro rappresentanti e animano i rioni dove le persone dove vivono o lavorano. L’assessora Emanuela Albieri fa da sempre un ottimo lavoro per accompagnarli nei loro servizi e a dare loro voce, e la giunta intera si reca periodicamente a far loro visita per capirne le necessità. I comitati nel prossimo futuro saranno un elemento vitale anche per quanto riguarda la sicurezza: il Controllo di vicinato potrà essere gestito anche da loro.

Autore: Luca Masiello

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