Recentemente ho fatto una serie di riflessioni, leggendo sui giornali della fatica che fa la sanità altoatesina a venire incontro alle esigenze dei suoi pazienti. Mi è venuto in mente un viaggio che feci in Brasile, una quindicina di anni fa. Lì, tra gli altri, ebbi occasione di visitare un missionario altoatesino allora attivo nella città di San Paolo, una megalopoli di decine di milioni di abitanti. Si occupava di una parrocchia di quartiere ed era molto brillante e amato dai suoi fedeli, ma viveva “asserragliato”, una condizione molto normale in una città nella quale ai semafori non ci si ferma col rosso per paura di essere rapinati. Quando gli chiesi cosa sarebbe successo se fosse stato male e avessero dovuto soccorrerlo con l’ambulanza, lui mi disse che questa cosa lì… non esisteva. Ebbene: questo avviene nella maggior parte del terzo mondo; lì il suono delle ambulanze tace… in partenza. Insomma: nel nostro primo mondo facciamo bene a lamentarci se i servizi non funzionano come promesso a fronte di tanti investimenti pubblici, ma è anche utile pensare che siamo comunque dei privilegiati, rispetto alla maggior parte degli altri abitanti sul pianeta terra.
Un’altra mia riflessione, in questi giorni, ha riguardato il significato più esteso della parola “cura”.
Tale termine nella nostra lingua va ben oltre al trattamento delle malattie. Ce lo ha insegnato ad esempio don Lorenzo Milani che, negli anni ’60 scrisse il suo motto “I care” sui muri della scuola di Barbiana, da lui fondata per strappare dall’analfabetismo i bambini del paese dove era stato esiliato dai vertici della sua diocesi fiorentina. In quel caso la parola stava a significare mi importa, mi interessa, ho a cuore, e tale messaggio successivamente è stato adottato da quella larga parte del mondo ecclesiale che si interessa alla promozione della persona umana e alla giustizia sociale.
“La cura” è anche il titolo di una bellissima canzone in cui Franco Battiato nel 1996 prosegue nel solco di un altro brano da lui scritto otto anni prima e intitolato “E ti vengo a cercare”. Entrambe le canzoni parlano d’amore, ma è proprio in “La cura” che Battiato, grazie anche ad una bellissima melodia, ci spiega con grande poesia quanto prendersi cura di se stessi e coltivare la propria anima possa diventare (anche) un instancabile accudimento dell’altro che ci sta a fianco. La canzone inizia dicendo “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie” e si conclude con un impegno: “Io sì, avrò cura di te”. è una canzone che cura.
Redattore: Luca Sticcotti