Anche se molto conosciuta come artista Gianna Tosello preferisce definirsi “creativa”.
Nata a Sarajevo, da padre italiano e madre slava giunge a Merano da bambina. Da giovane dopo le scuole superiori frequentate a Merano intraprende i suoi studi a Milano diplomandosi presso l’Istituto di abbigliamento Marangoni e come modellista presso l’Istituto Callegari. Ne scaturì una intensa attività lavorativa come stilista di abbigliamento a Milano, Roma e Torino ma nel 1992 decise di rientrare a Merano dove continuò la sua attività di stilista e aggiunse quella di artista. Come artista è soprattutto il mondo delle donne ad interessarla e speciale è la sua attenzione sui fatti di violenza contro le donne. Le sue opere diventano veri e propri moniti, richiami contro la violenza, richieste di aiuto per tutte quelle donne che si trovano in difficoltà. Ed è nuovamente un grido d’allarme che muove l’intervista di oggi. Dopo aver vissuto quest’inverno in prima persona il tumore al seno Gianna ha deciso di parlarne nella speranza che la sua esperienza possa essere d’aiuto ad altre donne. In Italia si ammalano circa 45 mila donne all’anno e anche in Alto Adige sono più di 400. Gianna intende infatti rivolgersi alle donne -amiche o sconosciute- ma donne, e consigliarle a prendersi cura di sé e dedicare il tempo necessario ai controlli periodici di screening. Quando la diagnosi le ha scosso la quotidianità piena di arte e di bellezza, Gianna Tosello si è rivolta con fiducia al chirurgo meranese -ma in servizio all’ospedale di Bolzano- con all’attivo 3.560 interventi di cui 1.800 al seno, Romano Polato. Il chirurgo Polato è infatti il responsabile della “Breast Unit” del San Maurizio formata da 25 specialisti che lavorano in equipe. L’Unità senologica del San Maurizio che ha iniziato il suo percorso sin dal 2010 è certificata Eusoma, ossia i criteri che garantiscono la qualità degli interventi diagnostici e terapeutici provvedendo a tutte le discipline specialistiche previste. Una donna operata in un Centro certificato Eusoma ha il 10% in più di possibilità di sopravvivere rispetto ad una paziente trattata altrove.
Perché ha deciso di parlare apertamente della sua esperienza?
Troppo spesso incontro donne, soprattutto molto giovani, che trascurano l’autopalpazione quotidiana e i controlli periodici al seno come la mammografia. Altre volte incontro donne prese dal panico alla scoperta di un nodulo.
Cosa ha provato davanti alla diagnosi che Le è stata fatta?
Razionalmente, quasi con fatalismo; a 72 anni le probabilità di trovare qualche problema di salute è alto. Una donna su quattro rischia un tumore, e io non faccio eccezione, lo stupefacente era che si trattava di recidiva di due tumori operati con successo diciotto anni prima, di cui conservavo solo una modesta cicatrice. I cinque anni canonici dopo i quali dovresti essere fuori pericolo, nel mio caso sono stati un dato relativo. Realisticamente; oggi la mortalità è molto diminuita, la scienza ha fatto passi da gigante. L’unica cosa che mi spaventava era la chemio, che fortunatamente non ho dovuto fare; il tumore era stato preso in tempo proprio grazie ai controlli fatti al reparto di senologia dell’ospedale dove ho trovato personale meraviglioso e una dottoressa ecografa estremamente accurata, responsabile ed umana.
Si è rivolta con fiducia al dottor Romano Polato, lo conosceva o ne aveva sentito parlare?
Ho cominciato ad informarmi sul dove e soprattutto da chi farmi operare. Sono arrivata al dottor Polato attraverso un paio di amiche sue ex pazienti. Fin dal primo incontro ho avuto fiducia in lui. Ulteriori controlli hanno rivelato un altro carcinoma all’altro seno, per cui a questo punto è stato necessario procedere alla mastectomia bilaterale totale, con ulteriore svuotamento di un cavo ascellare, il linfonodo Sentinella era positivo. Al di là del danno estetico, a cui si può rimediare con la ricostruzione, nel mio caso l’intervento non è stato doloroso, o particolarmente complicato, ma ho seguito con cura tutto l’iter consigliato dall’equipe e eseguito con anche gli esercizi consigliati dopo l’intervento.
Cosa si sente di consigliare alle donne?
Non farsi prendere dal panico, oggi fortunatamente non è più una sentenza di morte o l’annuncio di dolori atroci. è però molto importante informarsi e non avere timori o pudori di parlarne con chi ha già vissuto l’esperienza, ed è in grado di dare qualche consiglio e fornire qualche dritta. è importante interiorizzare che siamo tutte sulla stessa barca, parlarne è importante e può essere un grande aiuto.
Lei si sta rivolgendo alle donne di una particolare fascia di età?
Mi rivolgo a tutte le donne che abbassano la guardia, anche le ventenni che essendo molto giovani credono di non correre rischi. Anche se il periodo ritenuto più a rischio è quello della menopausa, nessuno è esente, neppure le ultraottantenni. Ciò che noi donne dobbiamo interiorizzare è che è importante arrivare in tempo e ciò è possibile solo se ci imponiamo di “essere regolari nei controlli!”.
Cosa consiglia ai compagni delle donne colpite da tumore al seno?
Personalmente sono molto fortunata, il mio compagno ha saputo starmi vicino in ogni fase sostenendomi e facendomi sentire importante. A tutti gli uomini raccomando presenza, vicinanza e ovviamente amore, panacea di tutti i mali.
Redattrice: Rosanna Pruccoli