Quando dall’albergo si votò il “ribaltone”

Il comune di Laives nacque ufficialmente nel 1819 grazie al nuovo ordinamento asburgico dei comuni. Da sempre collegato al capoluogo, il piccolo paese decise di staccarsi (anche se non… troppo) da Bolzano nel corso di una riunione tenuta all’albergo Casagrande.

Nel 1823 il preposto Johann von Reich pubblicò un rapporto sullo stato della popolazione, che consisteva complessivamente in 736 persone, di cui 569 residenti e 167 non residenti (soprattutto braccianti agricoli, domestiche e apprendisti artigiani). 128 persone abitavano a Unterau / S. Giacomo, 151 a Seit, 96 a Montelargo e 361 a Laives paese. Di questi, solo 53 erano possidenti e perciò ammessi al voto. Insomma, un mondo decisamente diverso da quello attuale.

I primi sindaci vennero dalla potente famiglia Kurzel. Il capostipite Lorenzo fu capocomune dal 1836 al 1846, suo figlio Anton dal 1870 al 1875, il nipote Caesar dal 1879 al 1907. Al termine della battaglia elettorale del 1907, prevalse un nome nuovo, Josef Ebner, che rimase in carica fino al 1926, quando fu sostituito da Alfred(o) Gerber.

Nel dopoguerra, le prime elezioni democratiche si tennero nel 1952. Fu eletto nuovamente Alfred Gerber, sostituito nel 1956 dal democristiano Ennio Janeselli. Nel frattempo la popolazione di Laives era passata dai  3200 abitanti del 1921 a 8400, di cui 6500 del gruppo linguistico italiano. 

Il “ribaltone” che scosse il mondo politico sudtirolese avvenne nel 1960, quando un giovane politico rampante della Svp di nome Eduard Weis riuscì del tutto inaspettatamente a impadronirsi delle redini del comune grazie a un accordo con una lista civica e i socialisti. Fu il primo e per molti anni unico sindaco “tedesco” in un comune italiano. Il consiglio comunale era composto da 20 consiglieri, la maggioranza risicatissima poteva contare solo su 11 voti. 

Rimasero all’opposizione la DC, il PSDI, il MSI e il PCI. 

Chi erano quei 20 eletti? Per la DC, maggior partito italiano, Ennio Janeselli (sindaco uscente), Luigi Ornaghi (mitico maestro), Carlo Gioia, Orlando Pristerà (entrambi sindaci in anni successivi), Giovanni Tonazzoli, Armando Polonioli (anche lui sindaco). 

Il PCI mandò in consiglio il medico Tito Vezio Grazi, la lista civica Albino Loner e Mario Tabarelli. 

Il PSDI Armando di Anselmo, il PSI Renato Corrarati, Ottorino Muzzana e Giuseppe Corbella. Il MSI elesse Aurelio Poliandri, mentre i consiglieri SVP (che nel giro di 8 anni a causa della forte immigrazione italiana perse un terzo dei seggi) furono Adolf Hafner, Franz Warasin, Eduard Weis, Josef Clementi, Josef Pircher e Antonio (Toni) Espen. 

Dunque 14 italiani e 6 tedeschi. Il 2 luglio Eduard Weis fu eletto sindaco con 11 voti su 13 presenti. 7 consiglieri non si presentarono in aula. Loner, Corrarati, Corbella e Espen furono nominati assessori. Nel 1961 a Corrarati subentrò un altro nome notissimo a Laives, Pio Pegolotti. Nel 1962 entrò in consiglio un esponente storico del MSI, Gaetano Borin, padre di Bruno, a sua volta consigliere di lungo corso. Nel 1962, in seguito a dissidi con i socialisti, Weis si dimise per permettere un “ribaltone nel ribaltone”: uscirono dalla giunta i socialisti ed entrarono la DC con Gioia e Pristerà oltre a Di Anselmo e Primo Loner. 

Il caso Laives suscitò scalpore non solo in Alto Adige. I nazionalisti italiani allora guidati dal quotidiano Alto Adige gridarono allo scandalo a causa di quel giovane sindaco sudtirolese. Attaccò perfino il rappresentante del MSI che aveva votato a favore del bilancio scrivendo: “Quello che resta inspiegabile è invece il voto favorevole dato al bilancio ed alla Giunta dal consigliere del MSI…” 

La Giunta di Weis terminò la legislatura ma restò un fatto isolato (fino ai giorni nostri): nel 1964 i rapporti di forza rimasero più o meno gli stessi ma sindaco fu eletto l’emergente democristiano Armando Polonioli (a sua volta padre di un altro sindaco, Giovanni), allora primo cittadino più giovane d’Italia.

Autore: Reinhard Christanell

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