In piazza Erbe, per tutto il Medioevo e fino a pochi secoli or sono, all’angolo con i Portici lato Nord esisteva la “berlina” pubblica, il luogo dove cioè venivano esposti al pubblico ludibrio tutti coloro che avevano commesso reati.
La collocazione della berlina in tale zona non era casuale. Proprio lì di fronte, sempre all’inizio dei Portici, infatti era collocato il primo carcere di Bolzano.
Allora la giustizia era molto veloce e sbrigativa: chi aveva infranto la legge per qualsiasi motivo andava subito giudicato e condannato. Ma dopo secoli i bolzanini si accorsero che quel luogo – nel quale per tutto il giorno il malfattore sottoposto alla gogna veniva insultato, deriso o peggio – non proponeva proprio una bella immagine della città. I viaggiatori e i commercianti avevano infatti iniziato a frequentare in maniera esponenziale i numerosi alberghi e le locande della zona. Per ingentilire per sempre quel luogo fu allora deciso di cancellare la memoria del posto infausto. Per questo nel 1731 venne interpellato lo scultore Georg Mayr Junior da Fiè, figlio di Georg Mayr Senior realizzatore delle sculture della Via Crucis del Calvario al Virgolo. Allo scultore venne chiesto qualcosa che potesse rappresentare in maniera aulica la città di Bolzano. Nello stesso anno l’artista presentò il suo progetto, realizzando due modelli scultorei e prevedendo la realizzazione dei medesimi in marmo. Il progetto non piacque e venne bocciato. Mayr ci aveva pensato un po’ per riuscire a capire cosa potesse rappresentare la città e le immediate adiacenze. Essa, oggi come allora, è attraversata da tre corsi d’acqua: l’Isarco, il Talvera e l’Adige. E quale “entità suprema”, nella nuova ottica settecentesca, era predisposta a proteggere le acque? La risposta è Poseidone o Nettuno per i Romani. Ecco allora che il “dio delle acque” si candidava a diventare il nuovo protettore della città. Il progetto venne prima archiviato, ma poi riproposto dieci anni dopo da Sembrock, il quale propose di mantenere inalterato il sistema monumentale originario, sostituendo solo la parte inerente alla scultura del Nettuno da realizzare in bronzo. Il numero 3, relativo ai corsi d’acqua sopra citati, è ricorrente in ogni parte del monumento. La parte basamentale in marmo che sostiene la struttura soprastante ha una articolazione polilobata, dalla quale si dipartono tre mensole a volute, che sorreggono altresì tre catini in bronzo a forma di conchiglia, sui quali si riversa l’acqua che sgorga dai tre delfini sostenuti dalla figura possente del Poseidone. Esso – fuso in bronzo nel 1744 e realizzato da Gioacchino Reis – ha la struttura ieratica della statuaria greca, mentre brandisce il tridente. Un unico basamento in marmo su tre gradini costituisce il complesso monumentale al quale vengono affiancate due fontanelle laterali di foggia settecentesca, con la vasca sempre a forma di conchiglia.
Il manufatto, dopo alterne vicende, venne ultimato nel 1777, ben 46 anni dopo il progetto iniziale di Georg Mayr.
In foto principale: La fontana situata in piazza Erbe all’inizio dei Portici
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Autore: Flavio Schimenti