A meno che non ci venga in soccorso la mitologia (come nel caso di Roma e di altre leggendarie località) o, in casi del tutto eccezionali, una prova documentale certa, non è mai impresa agevole accertare l’esatto momento in cui è stata fondata una città. Nel caso di Laives e San Giacomo, zone frequentate da cacciatori in transito – e non solo – fin dai tempi più remoti, le prime tracce di vita collettiva stabile e organizzata risalgono presumibilmente al periodo intorno al VII secolo avanti Cristo, nell’Età del ferro. Infatti, tra il 1980 e il 1990 l’archeologo Lorenzo Dal Rì scoprì in località Reif, ai piedi del Peterköfele, a sua volta un antichissimo luogo di culto, 14 costruzioni “retiche” appartenenti a quell’epoca e abbandonate alcuni secoli più tardi. Si può dunque affermare che “l’età” di Laives, intesa come nucleo abitativo, è ormai prossima ai tre millenni. L’insediamento della Reif in realtà non si esauriva in quelle quattordici case di pietra e legno lievemente interrate – in parte rudimentali abitazioni dotate di focolare e in parte depositi o stalle – ma abbracciava sicuramente l’intera striscia di territorio che dal Rio Vallarsa arriva al Monte degli ulivi, successivamente sede della nota filanda. I molti reperti rinvenuti nelle case, dagli attrezzi e utensili ai resti di cibo, ossa animali e sementi, permettono di tracciare un quadro abbastanza circostanziato della vita di quella prima comunità laivesotta scesa dal Montelargo, sicuramente dedita all’allevamento del bestiame (bovini e ovini) e alla coltivazione di legumi e cereali (specialmente orzo). Insomma, siamo in presenza di un’economia di sussistenza con attività “commerciali” ancora ridotte al minimo. Nei periodi seguenti altre attività, quali l’estrazione del porfido e il commercio del legname, caratterizzeranno questo territorio. In tempi più recenti si sono aggiunti la coltivazione dei bachi da seta e quella ancora oggi prevalente delle mele; ma il vero filo rosso che attraversa tutta la storia di questa terra è sicuramente la coltivazione della vite e la produzione del vino. Il vino ha alle spalle una ricchissima storia mediorientale-mediterranea ed è stato introdotto nella penisola, attraverso l’Egeo, dagli Etruschi. Di certo non si può pensare al consumo del vino come avviene oggi: si trattava di una bevanda quasi sacrale che grazie alle sue facoltà inebrianti aveva il potere di mettere in contatto gli individui con le divinità. Perciò il vino era riservato prevalentemente a un’élite o a circostanze particolari. Ne parleremo la prossima volta.
Autore: Reinhard Christanell