La valle dell’Adige, nel suo splendore odierno, è il frutto dell’instancabile opera di chi l’ha abitata nel corso dei millenni. Dal mesolitico in poi, sia i rilievi sia il fondovalle sono stati gradualmente adattati alle necessità legate alla produzione del cibo, dal bisogno di proteggere gli insediamenti, dai collegamenti e dagli scambi commerciali tra nord e sud. Perciò il paesaggio è un’autentica pagina di storia scritta sulla superficie terrestre. Parliamo ovviamente del cosiddetto paesaggio antropizzato, modellato, anche solo in parte, dalla mano dell’uomo. Infatti, se per millenni le comunità di cacciatori (semi-) nomadi si limitavano a insediarsi temporaneamente nelle aree meglio esposte (come, per rimanere in zona, le terrazze di San Giacomo presso Laives, Castel Firmiano o Castelfeder), l’introduzione sistematica dell’agricoltura, con la coltivazione di cereali e l’allevamento di bestiame, ha comportato la necessità di “creare” con il sudore della fronte un paesaggio sempre più “utile” a queste attività. Nell’epoca successiva all’ultima glaciazione, infatti, la portata dell’Adige era di molto superiore a quella attuale e vi era un tempo in cui a Ponte Adige si divideva in due enormi bracci che si riunivano nelle paludi tra Termeno e Egna. Il lago di Caldaro è l’ultima traccia visibile di questo periodo.
Nella valle dell’Adige, tra l’ampia piana di Bolzano a lungo dominata e resa impraticabile da tre fiumi e la paludosa Bassa Atesina, le comunità determinate a sfruttare comunque i terreni a fini agricoli si sono trovate di fronte al non semplice compito di “arginare” il più possibile il corso del fiume.Da secoli l’Adige irrompeva liberamente nella valle e distruggeva precari abitati e coltivazioni. Se inizialmente erano gli uomini a spostarsi tra i mille isolotti emersi nei meandri del fiume, o a cercare riparo sui terrazzamenti naturali a media altezza (come il Monte di Mezzo e il Montelargo), la nascita di villaggi sempre più grandi, con luoghi di culto e necropoli, ha infatti costretto gli uomini a “bonificare”, nei limiti del possibile, la natura selvaggia del fiume con fossati e argini. Questo processo, protrattosi per molti secoli, ha permesso l’insediamento stabile in diversi centri abitati sui due lati della valle. Nella prima età del ferro questo processo è culminato nella nascita di un centro capace di dominare l’economia della vallata grazie alla sua posizione privilegiata e coraggiosa sull’argine del fiume: Vadena.
Autore: Reinhard Christanell