275 d. C.: gli Alemanni iniziano ad invadere il territorio alpino. Un periodo di grande instabilità si ripercuote per tutta la regione, e nel 476 d. C. cade in maniera definitiva l’Impero Romano d’Occidente.
Scorrerie e dominazioni di Goti, Baiuvari, Longobardi e Franchi, si susseguono incessantemente nel corso di quegli anni. Le popolazioni romanizzate della piana meranese troveranno rifugio su un pianoro conosciuto sin dall’epoca preistorica: tale sito è conosciuto attualmente col nome di Castel San Zeno.
Esso si presenta inaccessibile e difeso naturalmente su tre versanti. Il pianoro posto sulla strada che conduceva verso passo Giovo era diventato già in epoca romana presidio militare, “castrum maiense”. La rocciosa altura, a picco sul Passirio, godeva di una grande cisterna d’acqua che i latini avevano potenziato e resa operativa. Gli abitanti della piana meranese, guidati dal loro vescovo Valentino, lì vi trovarono rifugio. Rafforzarono il sistema difensivo, costruirono una piccola basilica paleocristiana e si insediarono sul quel pianoro, sicuro.
L’edificio sacro venne dedicato a San Zeno, vescovo di Verona dal 362 d.C. La dedicazione della costruzione a tale santo non è casuale: egli, infatti, fu il primo vescovo che si trovò a dovere gestire il problema delle popolazioni germaniche che avevano varcato le Alpi. L’architettura si presentava con una sala unica, realizzata col materiale del posto, completata da un abside ed un presbiterio.
Alla sua morte (470 d.C.) Valentino venne proclamato santo, ed al culto del santo veronese, si aggiunse il suo. Ma un altro vescovo, successivamente, era affascinato da quel luogo. Corbiniano, vescovo di Frisinga (670 – 730 d.C.) frequentava assiduamente le prediche che si svolgevano presso la chiesetta di San Valentino, tanto, secondo le leggende, da precipitare sul Passirio e lì morire. San Valentino e poi San Corbiniano trovarono degna sepoltura presso quel luogo di culto. La primitiva costruzione ecclesiale venne arricchita di un secondo abside e presbiterio, parallelo a quello precedente, per dare modo di venerare degnamente le due figure di santi, ivi sepolti.
Il Castrum meranese, sotto la protezione di ben tre santi, vigilerà per ben otto secoli di storia, sulla piana del Passirio e sulla sua popolazione. La denominazione attuale di castel San Zeno si deve al fatto che, a partire dal 1277, Mainardo II di Tirolo, di quel luogo volle farne la propria residenza.
Egli preferì quel sito, perché più prossimo a Merano rispetto al più periferico castel Tirolo. Provvide a risistemare tutto il sistema difensivo, rafforzò la cinta muraria, innalzò il grande mastio, edificò il palazzo residenziale e la chiesa presente divenne cappella Palatina.
Autore: Flavio Schimenti